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Niente più clienti in visita, niente più squadre tecniche, niente più arrivi di fornitori. «Dalle 2300 notti d’albergo prenotate dai nostri partner ogni anno - spiega l’ad di Ficep Barbara Colombo - siamo crollati a quota due: il nulla». Momento drammatico, quello sperimentato dal produttore lombardo di macchine utensili, che tuttavia ha saputo reagire rapidamente. I 113 milioni di ricavi 2019 sono saliti progressivamente per lievitare oltre quota 140, il nuovo massimo. Grazie all’export ma non solo. «La domanda italiana è cresciuta in modo sostenuto - spiega l’imprenditrice - e l’effetto incentivi si è fatto sentire, in particolare alla fine dello scorso anno, con un boom di prenotazioni e ordini: ad oggi abbiamo praticamente un anno di lavoro prenotato, non era mai successo». Crisi che è servita al gruppo anche per accelerare progetti già avviati, ad esempio nel mondo 4.0, così come a puntare su nuove nicchie di mercato. «Abbiamo sviluppato robot per la saldatura delle travi ma anche impianti di fresature per lamiere dirette al settore eolico e devo dire che queste nuove aree stanno dando soddisfazioni». Anche se l’orizzonte è complicato dai vincoli della supply chain, crisi dei chip e dell’energia, la crescita del gruppo continua: ai 330 addetti nell’anno in corso è previsto si aggiungano altre 50 unità.
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