ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùDa account falsi o media inesistenti

Campagna pro Usa cancellata dai maggiori social: prima volta nella storia

Otto piattaforme, tra cui Facebook, Twitter, Instagram, WhatsApp e Youtube, hanno rimosso contenuti volti a promuovere gli interessi americani all’estero

Si potrà uscire dai gruppi Whatsapp senza avvisare gli altri

1' di lettura

Otto social network, tra cui Facebook, Instagram, WhatsApp, Twitter e Youtube, hanno cancellato dalle loro piattaforme una campagna di influenza per promuovere gli interessi americani all’estero attaccando quelli di Russia, Cina e altri Paesi. È la prima campagna del genere a essere scoperta e rimossa, come sottolinea il Washington Post citando un rapporto di ricercatori dell’Osservatorio internet di Sandford e la società di ricerca Graphika. Gli account dietro l’operazione spesso si spacciavano per media o persone inesistenti, postando contenuti in almeno sette lingue, compreso russo, arabo e urdu.

Prima campagna d’influenza Usa

Meta, che controlla Fb, Instagram e WhatsApp, ha spiegato che il paese di origine dei profili sono gli Usa, mentre Twitter ha indicato come presunti Paesi da cui è stata gestita l’attività gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, secondo il rapporto. Finora operazioni di influenza con regia statale su social come Facebook e Twitter erano state attribuite principalmente a Russia, Cina, Iran e altri avversari degli Usa.

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I precedenti di Russia e Cina

Mosca in particolare ha seminato disinformazione nel mondo occidentale sin dalle elezioni americane del 2016, mentre Pechino ha usato i social soprattutto per lustrare la sua immagine all’estero e controbattere le accuse di abusi sui diritti umani. Tra le piattaforme utilizzate per la campagna pro Usa anche i network russi VKontakte e Odnoklassniki. Nessuna delle varie campagne promosse però ha raggiunto un largo pubblico. Gran parte dei post e dei tweet hanno ricevuto «un pugno» di like o retweet, precisano i ricercatori, e solo il 19% degli account falsi che sono stati smascherati aveva oltre 1000 follower.

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