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Fare business in Cina, così è cambiato il Paese nel dopo-Covid

Il gigante asiatico offre nuove enormi opportunità se si hanno know-how, capacità di innovazione e disponibilità per gli investimenti necessari

di Roberto Guidetti *

(AFP)

4' di lettura

Vaccinato e con un nuovo visto, dopo la quarantena ho percorso le strade della Cina per più di un mese dopo quasi due anni di assenza forzata da Covid-19. L’onnipresente codice QR usato per qualsiasi cosa (registrazione, tampone, ordinare cibo e servizi) ha confermato fin dai primi giorni che la “China tech” ha continuato ad accelerare durante l’epidemia; e in realtà il QR code è solo una delle tante manifestazioni quotidiane e superficiali dell’immenso iceberg tecnologico cinese.

Nei beni di largo consumo, il business online è diventato il 34% del totale (fonte: Nielsen Retail), crescendo del +30% annuale negli ultimi due anni, mentre il tradizionale “off-line” è rimasto stabile. L’online si è ora sviluppato in 4 modelli: l’e-commerce originario rappresentato da Taobao/T-mall e JD; il content commerce (Tik Tok/Dou Yin, Kuai Shou, Xiao Hong Shu) dove le apps usano articoli, video, live streaming per vendere prodotti; il social commerce (Ping Duo Duo, We Chat) che agevola vendite piramidali tra amici o acquisti di gruppo; e infine il “O2O” (Online to Offline: Hema, Mei Tuan, E Le Ma) che agevola l’acquisto da punti vendita offline usando la app online e che sta trasformando ipermercati e supermercati in centri di distribuzione per prodotti già comprati con le apps.

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L’offline stesso sta cambiando in stile Amazon Go negli Stati Uniti. La catena Bian Li Feng (“L' ape Efficiente”, con 2.000 negozi adesso, 10.000 pianificati nel 2023) non ha cassa e usa il pagamento automatico quando si esce, con telecamere e sensori che aggiornano i prezzi in tempo reale in base a domanda e offerta.

Enormi le implicazioni su come si fa pubblicità e cosa e come si vende ai consumatori. In passato il portafoglio prodotti passava dalle metropoli alle province nel corso di anni. Ora l’innovazione è totale e immediata dovunque con pubblicità, prezzi e promozioni su misura visibili e usabili allo stesso tempo. La trasformazione coinvolge anche settori inaspettati: secondo un prospetto dell’e-grocer Ding Dong, è previsto che le vendite online dei tradizionali “wet markets” (frutta e verdura fresca, etc.) che già erano a quota 45 miliardi di dollari nel 2019, quasi raddoppieranno alla fine del 2021, grazie anche agli investimenti di aziende come Miss Fresh e WM Tech, che già possono consegnare al consumatore finale in meno di un ora in quasi 20 città.

Innovazione, segmentazione e frammentazione però non devono ingannare. Dietro a molti di questi apparentemente nuovi marchi e imprese ci sono spesso i soliti colossi tecnologici. Per esempio, Hema appartiene ad Alibaba (market cap circa 600 miliardi) e grazie alle economie di scala dell’azienda madre continua a reinventare il concetto di “New Retail”.

L’ultima innovazione che ho visitato si chiama “Store X”, un nuovo macro-formato interattivo inaugurato a Shanghai lo scorso Ottobre: con una superficie di 18.000 metri quadrati e solo per membri, la spesa media per visita è di 1.000 yuan (circa 130 Euro) e il suo target sono famiglie benestanti e moderne che hanno accesso a prezzi all’ingrosso per migliaia di prodotti con infinito assortimento e servizio agevolato dalla tecnologia. Qualsiasi prodotto nella show room di importazione può essere ordinato con la app e consegnato lo stesso giorno, e ci sono multipli formati scelti dall’analisi elettronica dei dati di consumo. Gli Store X saranno gia' 11 prima della fine del 2021.

L’altro colosso Tencent (market cap circa 700 miliardi) detiene quote importanti in molte di queste aziende: JD (17%), Kuai Shou (18%), Meituan (18%), Pingduoduo (16%). L’accelerazione del potere d’acquisto è palpabile nel comportamento delle persone e nella nuova infrastruttura in tutte le città visitate: Shanghai, Beijing, Chengdu, Wuhan, Guangzhou, Shenzhen. Sappiamo dall’Hurun Report del Gennaio 2021 che ci sono più miliardari in dollari in Cina (1.058) che negli Stati Uniti (696). Ma sono soprattutto i milionari che crescono velocemente: adesso 5,3 milioni di persone, il 9% del totale mondiale dietro a Stati Uniti (39%) e davanti al Giappone (6%). Questo numero in Cina raddoppierà a 10 milioni di individui nel 2025 (fonte: Credit Suisse).

I motori della crescita sono Borsa valori e immobili. Questo più ricco consumatore si dirige sempre più spesso su aziende locali, che stanno guadagnando quota su quelle internazionali grazie a superiori abilità nel consumer marketing e nell’uso dei social media. L’esplosione del venture capital locale supporta piani più aggressivi rispetto a quelli più moderati e graduali delle aziende internazionali.

Il marketing può arrivare al 60% degli investimenti di start-up cinesi, invece del 15-20% di marchi esteri in Cina (fonte: Launchmetrics). Le aziende cinesi sono più pronte a usare contract manufacturing e logistica automatizzata per una più veloce e frequente innovazione.

Le aziende determinate a perseguire le enormi opportunità della nuova Cina devono essere capaci di capire il macro contesto storico, sociale e culturale locale per anticipare il futuro; navigare le nuove tecnologie la cui esecuzione è scontata per i locali, ma non sempre comprensibili alla mente occidentale; e non solo avere un modello di business che funziona, ma anche essere disposti a investirci aggressivamente. La Cina del futuro lascia spazio ad aziende estere a patto che queste siano disposte a preparazione, innovazione, investimenti e rischi molto maggiori di quelli incontrati in passato quando il mercato era emergente. Una situazione esigente, ma anche stimolante per leaders internazionali determinati a tenere il passo.

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