Federvini, esposto alla Commissione Ue contro le etichette irlandesi
Il reclamo punta a sottolineare l’evidente incompatibilità delle norme irlandesi con l’attuale disciplina unionale in materia di presentazione e di corretta informazione al consumatore
di Giorgio dell'Orefice
2' di lettura
In attesa di sviluppi in sede Wto sugli health warnings in etichetta proposti dall'Irlanda, Federvini, la federazione dei produttori di vini, alcolici e aceti si appresta a presentare un esposto alla Commissione Europea contro la proposta di legge di Dublino.
A Ginevra, sede della Wto, il prossimo appuntamento è col tavolo Tbt (Technical Barriers to Trade) la cui prossima riunione è in calendario a giugno. Intanto Federvini ha deciso di rompere gli indugi denunciando alla Commissione Ue l’incompatibilità con il diritto comunitario della normativa sull’etichettatura di vini e spiriti proposta dall’Irlanda.
Il reclamo di Federvini, in linea con le valutazioni presentate dalle associazioni europee del comparto – Comité Vins e spiritsEurope – punta a sottolineare l’evidente incompatibilità delle norme irlandesi con l’attuale disciplina unionale in materia di presentazione e di corretta informazione al consumatore.
«Le misure irlandesi – spiegano a Federvini – rappresentano per di più un impedimento sproporzionato e ingiustificato alla libera circolazione delle merci all’interno del territorio comunitario, in aperto contrasto alle disposizioni degli articoli 34 e 36 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Una sostanziale minaccia al mercato unico determinata da una scelta unilaterale dell’Irlanda che rischia di creare un ostacolo commerciale».
L’esposto di Federvini segue di una settimana la scadenza dei termini per l’inoltro di commenti sulla normativa irlandese in sede di Omc (Organizzazione Mondiale per il Commercio), che ha visto vari Paesi come Stati Uniti e Cuba presentare osservazioni che saranno ora approfondite il prossimo mese al tavolo sul Tbt.
D’altro canto, aspetti critici di incompatibilità della proposta di legge di Dublino con la legislazione europea erano stati già evidenziati da numerosi Stati membri dell’Unione (Italia, Francia, Germania, Spagna, Danimarca, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Portogallo, Romania, Slovacchia, Grecia, Polonia e Lettonia) nel corso della procedura di notifica Tris svoltasi nell’ultimo quadrimestre dello scorso anno.
«Non distinguendo de facto tra abuso e consumo responsabile di alcol – ha commentato la presidente di Federvini, Micaela Pallini – la normativa irlandese rischia di non informare correttamente i consumatori e di danneggiare il nostro settore produttivo su scala europea, aggravando ulteriormente gli oneri a carico delle imprese produttrici che dovrebbero adottare una etichettatura ad hoc per il mercato irlandese. Nel considerare prioritario l’obiettivo di contrastare il fenomeno di abuso di alcol riteniamo altresì cruciale promuovere in primis una corretta educazione al bere moderato. L’esposto formale che invieremo alla Commissione europea rappresenta ad oggi una scelta obbligata, di fronte all’inazione delle autorità comunitarie che pure avevano recentemente espresso perplessità sulla ammissibilità della proposta dell’Irlanda. Auspichiamo che finalmente si prenda coscienza dei limiti dell’iniziativa e si prosegua invece in direzione della definizione di un quadro normativo coerente e armonico a livello europeo».
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