Ferrari Mondial, un «brutto anatroccolo» che finalmente sta diventando cigno
Dopo anni sottotono le qualità di questa auto stanno emergendo in fretta, con quotazioni in rialzo e difficoltà di reperimento crescente
di Vittorio Falzoni Gallerani
3' di lettura
Con l’uscita della Ferrari Mondial, nel 1980, risultò chiaro che disegnare una bella macchina a quattro posti con motore centrale era un compito improbo per qualsiasi stilista; l’unico che c’è riuscito ad oggi, secondo il nostro parere, è stato Marcello Gandini con la Lamborghini Urraco. E fu un colpo di genio rimasto unico poiché anche il suo primo disegno per quella macchina, adattato poi per la Dino 308 GT4, per lunghissimi anni non entusiasmò alcuno e solo oggi si incomincia giustamente a rivalutare un disegno cui, almeno, non manca sicuramente la grinta.
Tuttavia l’insuccesso commerciale di questa prima Dino a quattro posti non dissuase la Ferrari a proseguire in quel solco e, scartata la Bertone dopo lo sgarbo di aver loro rifilato uno “scarto”' della Lamborghini, per la vestizione del nuovo progetto ci si rivolse alla Pininfarina, storico fornitore del Cavallino, ove in quel periodo disegnava Leonardo Fioravanti, già autore di quella best seller che è stata la Ferrari 308 GTB (e derivate).
Ma qui purtroppo fallì, nel senso che la Mondial non piacque mai esteticamente durante il periodo di commercializzazione; e questo ci pare incredibile e non soltanto per il tempo trascorso, che spesso rende il brutto caratteristico, ma perché a noi la Ferrari Mondial pare una macchina di gran classe e, nel caso di una cabriolet scoperta, addirittura bellissima.
Certamente il primo errore da non fare è comperarla rossa come sempre con le Ferrari non sportivissime e poi, potendo, optare per una “T” con il frontale da 328 e le griglie laterali rimpicciolite e molto meglio risolte stilisticamente. Ma facciamo ora un po’ di storia di questa eccellente gran turismo che è rimasta sul mercato per ben tredici anni.
La prima versione si chiama Mondial 8, debutta al Salone di Torino nell’Aprile 1980 e non fa mancare niente ai suoi acquirenti; sono di serie: condizionatore d’aria, selleria in pelle, chiusura centralizzata, stereo con antenna elettrica, alzacristalli e specchio esterno elettrici. Meccanicamente è praticamente una 308 GTB con passo allungato: telaio tubolare e motore V8 da tre litri trasversale; ma vi sono alcune novità positive come la parte posteriore del telaio, recante motore cambio e sospensioni, rapidamente smontabile ed altre negative come l’alimentazione ad iniezione che costa al motore ben sedici cavalli (214 invece di 230) nell’occasione meno favorevole e cioè in concomitanza con un aumento di peso aggirantesi attorno ai 230 kg rispetto alla 308 GTB.
Piuttosto lenta, quindi, non riesce con le qualità meccaniche a dissipare i dubbi sulla linea; a suo sostegno la Ferrari interviene prima sul motore con la versione “Quattrovalvole” del 1982 portando la potenza a 240 CV con la nuova testata omonima e poi sullo stile (1983) rendendo disponibile la sontuosa Cabriolet con capote elettrica di identica linea del tetto in lamiera.
Nel 1985 la cilindrata del motore passa a 3,2 litri (Mondial 3.2) e i cavalli diventano 270: si comincia a fare sul serio in tutti i modi poiché anche il restyling che accompagna questo cambio di versione è di quelli giusti, soprattutto nel frontale praticamente uguale a quello della 328 con cui condivide il motore.
Chiusura col botto nel Marzo 1989 con la già citata versione T: motore da 3,4 litri posizionato longitudinalmente con cambio, invece, trasversale (da qui la sigla): i cavalli ora sono trecento grazie all’aumento di cilindrata ed al nuovo sistema integrato di accensione ed alimentazione Bosch Motronic e si possono scatenare in letizia grazie al baricentro abbassato in virtù del cambio di posizione del motore, ai cerchi da 16” di serie ed ai freni con ABS.
Finalmente le prestazioni sono degne di una Ferrari: 260 km/h e 0-100 in sei secondi sono le cifre di contorno ad un piatto ormai perfetto: Quattroruote riesce ad identificare l’unico difetto rilevante nella per noi sopportabile scomodità dell’assetto di guida, dovuta all’ingombro dei passaggi ruota anteriori che costringono a spostare la pedaliera verso il centro vettura.
Normalmente, ormai è assodato, queste Ferrari minori se ricevono lo stigma dai Ferraristi come è accaduto alla Mondial non si riprendono più, almeno commercialmente; in questo caso ci fa piacere invece constatare che le qualità di questa auto stanno emergendo in fretta con quotazioni in rialzo e difficoltà di reperimento crescente; superfluo raccomandarne l’acquisto senza dubbio alcuno: berlinetta (3.693 esemplari tra cui scegliere) o cabrio (2.449), secondo i gusti di ognuno, normalmente sono macchine ben tenute, con storia manutentiva completa o quasi e, una volta in ordine, si mantengono, contrariamente a quanto si pensa, con cifre ragionevoli.
Per l’acquisto sarebbe bene non superare i cinquantamila Euro anche per le ultime versioni più ricercate, ma se incontraste l’esemplare dei sogni e spendeste di più sappiate che, con l’attuale tendenza, il maggiore esborso sarà presto recuperato.
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