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Ferrovie, il «Nodo Sud» di Bari sbloccato dal Consiglio di Stato

L’opera da 406 milioni è stata avviata nel 2018 e realizzata in parte, poi è stata bloccata dal Tar e riavviata in secondo grado. Ma resta il rischio che possa non essere completata per il 2026

di Vincenzo Rutigliano

Il tracciato.Il progetto incrocia tra l’altro la casa del pastore Vincenzo Guglielmi e la stalla delle sue 150 pecore. Guglielmi: «Non posso lasciare da un giorno all’altro»

3' di lettura

Miracoli del Pnrr. In meno di un mese Tar e Consiglio di Stato dicono, per due volte, prima «no» a Bari, e poi «sì» a Roma, a Palazzo Spada, alla prosecuzione dei lavori del nodo ferroviario Sud di Bari: un’opera attesa dal 2001, un progetto da 406 milioni, di cui 205 finanziati dal Pnrr.

La rapidità imposta dal Pnrr ha dettato i tempi anche del Consiglio di Stato che, sia pure in termini cautelari, ha detto no – perchè inesistenti i rischi ambientali lamentati e dunque assenti i motivi utili per bloccare i lavori – allo spostamento del tracciato per salvaguardare il tratto di una lama interessato dall’infrastruttura ferroviaria. Così la prima opera del Pnrr ad essere stata bloccata in Italia da un Tar è stata anche la prima a venire sbloccata con una decisione tempestiva quasi a significare – spiega Fabiano Amati, presidente della prima commissione consiliare regionale – «l'ingresso in un mondo nuovo, in particolare quello in grado di respingere le vecchie lentezze, i nemici per ideologia del progresso, le defatiganti revisioni dei procedimenti».

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Fabiano Amati. Consiglio regionale «Prima opera Pnrr bloccata e poi sbloccata: ora si volta pagina»

A ricorrere al Tar sono stati un comitato ambientalista, poi estromesso dal giudizio perchè nato in funzione dell’impugnativa, i 7 residenti in un immobile posto a 10 metri dal passaggio dei nuovi binari, e il comune di Noicattaro, estraneo al tracciato. Così quest’opera che si voleva più spostata verso la costa, verso Torre a Mare, può procedere oltre dopo che, iniziata nel 2018, è stata in parte realizzata per quasi 80-90 milioni. Il tracciato in quell’area incrocia un carrubo secolare, un trullo, muretti a secco, un possibile insediamento dell’età del Ferro ed una masseria con stalla, in agro di Triggiano, abitata da Vincenzo Guglielmi, la moglie, 5 figli, e 150 pecore, che porta al pascolo «ogni giorno, da 10 anni, perciò non posso lasciare tutto da un giorno all’altro».

LA MAPPA. IL TRACCIATO FERROVIARIO ATTUALE CHE PREVEDE LO SPOSTAMENTO, VERSO L'ENTROTERRA, DELLA LINEA
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La decisione del Consiglio di Stato – appellato da regione ed Rfi, che gestisce l’appalto, dopo che il Tar di Puglia aveva giudicato illegittima, il 23 novembre, l’autorizzazione paesaggistica rilasciata a febbraio dagli uffici regionali – mette un punto sugli interessi in gioco: quelli dei ricorrenti sono secondari rispetto a quelli della collettività, perchè l’opera è strategica ed è attesa dalla comunità in quanto punta ad eliminare i binari che tagliano in due la città. Tanto che il governo Draghi - dopo la prima ordinanza con la quale il Tar di Bari il primo luglio aveva dato ragione ai ricorrenti - ha dettato norme per accelerare il giudizio amministrativo e rendere più difficili i ricorsi aventi ad oggetto motivi patrimoniali, come in questo caso, opposti a quelli di carattere pubblico.

Accogliendo il ricorso di Regione e Rfi si scongiura, nella udienza di merito del CdiS prevista a marzo, ogni ipotesi di modificare il tracciato ferroviario attuale che prevede lo spostamento, verso l’entroterra, della linea che oggi divide i quartieri di Madonnella e Japigia eliminando così il relativo collo d’oca esistente, una nuova tratta tra Bari Centrale e Bari Executive, da cui far partire il passante che taglia la SS 16 per ricongiungersi con l’Adriatica nella stazione di Torre a Mare, a sud del capoluogo. Sul nodo ferroviario, che prevede 10,3 km di nuovi binari, resta però, e comunque, la tagliola dei tempi di realizzazione previsti per il 2025. La sospensione imposta a marzo dal Tar ha provocato un ulteriore rallentamento, mentre il termine massimo del 2026 per l’utilizzo dei fondi del Pnrr incombe. E’ un allungamento pericoloso e non è il solo. Cinque anni dopo non è ancora concluso il nuovo tratto di tangenziale, la variante Anas, di 800 metri, necessario per il passaggio dei binari del nodo di Bari Sud verso l’Adriatica. Doveva essere pronto a dicembre scorso ed è all’ 80% circa.

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