CINQUANT’ANNI

Fiat 128 Sport: rivale (finora dimenticata) della Giulia Sprint Gta

In pole position la Sport Lusso 1,3 litri, e per ora la spesa non deve eccedere i 7.500 euro per esemplari immacolati (di qualsiasi versione)

di Vittorio Falzoni Gallerani

4' di lettura

Dopo le 1300/1500 del precedente articolo, ricordiamo un altro modello Fiat che ha condiviso per molto tempo la stessa eclissi dagli orizzonti collezionistici: la 128 Sport. In questo caso però, ultimamente, si è assistito ad un aumento di interesse tanto repentino quanto inaspettato. Probabilmente ci si è resi conto delle qualità di questa automobile, del suo passato sportivo e, contemporaneamente, della sua estrema rarità; poco protetta dalla ruggine e portatrice di un Marchio non blasonato è stata vittima di una ecatombe poiché all’epoca ebbe un buon successo e venne venduta in oltre duecentomila esemplari senza contare la sua erede 128 3P.

Un successo che all’inizio fu veramente travolgente visti i duemila ordini raccolti al suo debutto il primo giorno di apertura dello sfavillante Salone di Torino del 1971; fin da subito erano disponibili quattro versioni con motori da 1,1 e 1,3 litri: 1100 S; 1100 SL (la best seller); 1300 S (la Cenerentola) e 1300 SL; facile immaginare che S stava per Sport ed L per Lusso. Oltre al grado di finitura, come al solito in casa Fiat molto differenziato, le due versioni differivano anche per un paio di particolari molto evidenti: due fari rettangolari la S, quattro rotondi la SL e cerchi della berlina con coppa cromata sulla S; sportivi, senza coppa e di bel disegno sulla SL; meno riusciti, ma effettivamente quasi invisibili, i profili adesivi sulla coda della SL: non pochi clienti, tuttavia, si affrettarono a rimuoverli.

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Ma le maggiori motivazioni per cui molti esclusero la S dalla propria scelta si ritrovavano indubbiamente nell’abitacolo: alla tollerabile selleria meno elegantemente lavorata, per quanto sempre in finta pelle, si contrapponevano i poco digeribili tappeti in gomma anziché in moquette e l’assenza del contagiri, per concludere con l’inaccettabile mancanza della regolazione degli schienali dei sedili; il tutto per un risparmio di centomila lire: il prezzo di un’autoradio. Non può sorprendere quindi il rifiuto quasi totale di questa versione da parte della clientela.

Anche perché la macchina era molto carina e strizzava l’occhio ad un pubblico benestante, pur essendo stata sviluppata partendo da un modello utilitario: la Fiat 128 del 1969; abbiamo detto partendo poiché le modifiche furono numerose: si provvide innanzitutto ad irrobustire la scocca accorciando il passo di ben ventidue centimetri e rinforzando il pianale mediante un tunnel centrale integrato da una struttura perimetrale ad ausilio della scocca portante, ottenendo in tal modo una rigidezza addirittura ridondante pur in presenza delle più elevate prestazioni rispetto alla berlina.

Già la 1.100, con il nuovo carburatore a doppio corpo ed il rapporto di compressione aumentato, aveva visto la sua potenza crescere da 55 a 64 CV (poco meno del 20% in più) consentendo di raggiungere i 150 km/h; sulla 1.300, che adottava il motore della 128 Rally con potenza aumentata da 67 a 75 CV, i 160 km/h venivano superati di slancio; ed ecco che su di essa, in versione S che si prese la sua rivincita grazie a qualche chilo in meno sulla bilancia, si scatenarono i preparatori più in voga del momento come Trivellato e la Scuderia Filipinetti allora capitanata da Mike Parkes.

Così preparata, la Fiat 128 S poteva contare su 150 CV e su di un assetto molto valido diventando estremamente competitiva; se la vide sulle piste con l’Alfa Romeo Giulia Sprint GTA Junior nella categoria Turismo fino a 1300 sopravanzandola in più di un’occasione: credenziali di sportività e di pregevolissima progettazione, queste, che crediamo non possano essere dimenticate.

La 128 3P che la sostituì nel 1975, venuta dopo la prima grande crisi energetica, pur assomigliando molto alla Sport aveva tutto un altro carattere: era rimasta piuttosto brillante ma aveva perso qualsiasi connotazione sportiva: le fiancate prive delle sinuosità dei parafanghi ed il portellone di carico la resero più pratica ma molto meno desiderabile; questo anche per via di più alcune cadute di gusto come i fanalini posteriori tipo caramelle del tutto avulsi dalla linearità del resto.

Ma dove la caduta di gusto diventò una frana fu con la presentazione della agghiacciante Serie Speciale del 1978: un tentativo di prolungamento della vita del modello a base di spoiler e strisce adesive che invasero completamente la carrozzeria; comunque non fu un fiasco: se ne vendettero incredibilmente 13.600 esemplari confermando che la clientela di quest’auto era cambiata.

Oggi queste 3P ’Serie Speciale’ rappresentano una testimonianza di quegli anni che vale senz’altro un posto in collezione, anche se noi suggeriamo la ricerca di una Sport Lusso con motore 1,3 litri per il massimo divertimento con uno stile molto migliore affrontando una spesa che non può eccedere i 7.500 euro per esemplari immacolati di qualsiasi versione. Trovando una S potrebbe essere irresistibile la tentazione di allestirla come quelle da corsa anche se ciò comporterebbe la perdita di un’altra rarissima Fiat 128 Sport non Lusso; che sia meglio preservarla originale? Forse sì.


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