QUARANT’ANNI

Fiat Ritmo TC e Abarth, nate per sfidare (con successo) il fenomeno Golf

Di sicuro interesse collezionistico, in perfette condizioni valgono dagli 8mila della 105 TC ai 20mila di una 130 TC Abarth non modificata per correre

di Vittorio Falzoni Gallerani

3' di lettura

Nata al Salone di Torino 1978, la Fiat Ritmo è stata la modernissima erede della Fiat 128 nel segmento delle medie berline da famiglia; il salto generazionale tra le due, con il passaggio all’impostazione a due volumi, risulta evidente a prima vista anche se in realtà, sotto sotto, non è che fossero poi tanto diverse. Era molto diversa, invece, l’atmosfera circostante; la Ritmo non doveva vedersela con la VW Maggiolino, come la 128, ma con la Golf: l’auto che rivoluzionò completamente il suo segmento di mercato, e lo fece, tra le tante altre cose, anche con l’offerta della versione GTI 1.6 del 1976: versione sportiva dalle prestazioni inedite per una piccola tre porte; e, visto il suo strepitoso successo, nessun grande costruttore avrebbe mai più potuto ignorare l’esistenza di questa nicchia commerciale.

Certamente non la Fiat, che allora aveva senz’altro le potenzialità per contrastare il gigante di Wolfsburg a tutti i livelli e così, nel 1981, partendo dalla scocca della Ritmo tre porte, nasce la 105 TC con il motore bialbero (TC sta per Twin Cam) da 1.6 litri preso da quello da 97 CV della Fiat 131 Supermirafiori; per ottenere i 105 CV della sigla gli fu aumentato il rapporto di compressione e gli furono maggiorati i collettori di aspirazione e scarico che terminava con una marmitta Abarth; interessante l’adozione di una coppa dell’olio ridisegnata per evitare carenze di lubrificazione nella guida super impegnata.

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Insomma una cosa seria e le prestazioni, grazie anche al peso contenuto della moderna scocca della Fiat Ritmo, furono subito soddisfacenti come anche l’allestimento estetico con fascione anteriore dotato di spoiler e fendinebbia; e l’abitacolo con parti in tessuto rosso ben armonizzate, rifuggendo da esagerazioni di dubbio gusto, apparve del tutto adeguato al ruolo.In Fiat però ci si rese presto conto che occorreva fare di più e così, un anno dopo, si affiancò alla 105 TC la 125 TC da due litri che sfoggiò, per la prima volta su di una Fiat Ritmo, il nome Abarth: ed ecco che finalmente si fu pienamente competitivi con la Golf, la rivale di sempre.

Esteticamente le differenze con la 105 TC non sono molte: cerchi in lega (molto belli), striscia laterale adesiva “Abarth 2000” e spoiler posteriore in gomma nera sotto il lunotto; nell’abitacolo, invece, stessa strumentazione completissima e stesso bel volante in pelle, mentre cambia la tappezzeria, molto più raffinata, e nel bagagliaio troviamo la ruota di scorta, prima sistemata nel vano motore, ora ingombrato dalla nuova poderosa unità presa dalla Fiat Argenta, che grazie alla cura Abarth guadagnava una decina di cavalli mantenendo la robusta coppia motrice di 17,5 kgm a soli 3.500 giri/min, facendo della 125 TC una vettura super scattante (0-100 km/h in 8 secondi) ma soprattutto molto elastica e svelta pur con un uso moderato del cambio: un cinque marce ZF peraltro molto ben messo a punto sempre dalla Abarth.

Stessa responsabile anche nella rivisitazione delle sospensioni che, mantenendo lo schema di base della Ritmo, vengono adeguate alle nuove prestazioni mantenendo però un buon confort: in sostanza la prima versione della Fiat Ritmo Abarth si rivela un’auto veloce ma poco sportiva deludendo un poco le attese degli appassionati.

La Fiat viene avvertita di ciò dalla rete di vendita e, approfittando del restyling dell’intera gamma di fine 1982, nella primavera del 1983 lancia la Ritmo 130 TC Abarth: i cinque cavalli in più promessi già dalla sigla del modello in realtà sembrarono molti di più; ottenuti attraverso l’adozione di due carburatori doppio corpo Weber 40 DCOE, di un nuovo collettore di scarico e dell’accensione elettronica Digiplex, trasformarono quest’auto in una freccia con oltre 195 km/h di velocità.

Ma dove le doti dinamiche di quest’auto mostrarono il vero progresso fu nella ripresa, tanto che da 70 a 120 km/h in V fece segnare 11,8 secondi: un dato impressionante, basti pensare che la Ferrari Testarossa impiega solo nove decimi in meno; la tenuta di strada poi, già molto buona sulla 125 TC, fu ulteriormente migliorata tanto che Walter Röhrl, che collaudò ambedue le Ritmo Abarth per Quattroruote, disse lapidariamente: “Adesso mi piace...”.

La 130 fu l’unica Ritmo TC che conobbe un restyling nel corso della sua carriera: nel 1984 vide modificati il disegno dei cerchi in lega, la forma della calandra e del fascione paraurti posteriore che vide lo spostamento della targa su di esso mentre tra i fanalini venne posto un rettangolo zigrinato di plastica nera.

Oggi tutta la dinastia delle Ritmo TC è di sicuro interesse collezionistico con quotazioni e potenzialità di rivalutazione direttamente proporzionali alla potenza dei motori: si va dagli 8/9.000 Euro di una 105 impeccabile ai 14/15.000 di una 125 per arrivare ai 18/20.000 di una 130 qualora se ne trovasse un rarissimo esemplare che non sia mai stato trasformato per correre.

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