ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùI film del fine settimana

“Peter von Kant”, Ozon rilegge il capolavoro di Fassbinder

Nelle sale arriva il remake del celebre film del 1972, realizzato dal bravo regista francese. Tra le novità anche l'affascinante “Pacifiction” di Albert Serra

di Andrea Chimento

3' di lettura

Correva l'anno 1972 quando Rainer Werner Fassbinder firmava il suo massimo capolavoro, “Le lacrime amare di Petra von Kant”, un film tratto da una pièce teatrale dello stesso regista tedesco, semplicemente perfetto nella sua realizzazione: dalla fotografia di Michael Ballhaus alle indimenticabili interpretazioni di Margit Carstensen, Hanna Schygulla e Katrin Schaake, il risultato fu un film memorabile.

François Ozon, regista francese che ha firmato pellicole importanti come “Sotto la sabbia” e “Il tempo che resta”, si è preso il rischio più alto della sua carriera, scegliendo di adattare quel celebre film con “Peter von Kant”, uno dei titoli più attesi tra le novità in sala.Più che un rifacimento, però, la pellicola è una vera e propria rielaborazione al maschile (fin dal titolo) del testo di partenza. Protagonista è un celebre regista, che vive in compagnia del suo assistente Karl, un uomo che il cineasta tratta male fino all'umiliazione. Tramite l'attrice Sidonie, Peter von Kant conosce un ragazzo attraente – ma economicamente umile – di nome Amir, di cui si innamora sin da subito, tanto da decidere di ospitarlo nella sua casa e provare a fare di lui un attore. Qualche mese dopo, Peter riesce nel suo intento e, in breve tempo, Amir diventa una star affermata del mondo del cinema. Peccato che, appena raggiunta la tanto agognata fama, il ragazzo si lasci alle spalle il suo mentore: Peter si ritroverà così a fare i conti con sé stesso.

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“Peter von Kant” e gli altri film della settimana

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Un film che funziona a metà

Tra gli autori europei più prolifici in circolazione, Ozon (di cui è uscito poche settimane fa nelle nostre sale “Mon crime”) sa di non potere competere con la forza di Fassbinder a livello formale, ma riesce comunque a offrire una buona confezione, curata nei dettagli e in tutta l’impostazione estetica.Rielaborare questo film al maschile è stata una trovata sicuramente ricca di suggestioni, ma si sente troppo il peso di un'operazione studiata a tavolino e di un'eccessiva maniera che fa capolino qua e là nel corso della visione. Ozon rimane fedele allo spirito del testo di partenza ed è palpabile tutta la passione che il regista francese ha per l'opera di Fassbinder, da sempre uno dei suoi massimi maestri, del quale aveva già adattato una pièce mai portata in scena nel 2000 con il film “Gocce d'acqua su pietre roventi”.Per i suoi alti e bassi, “Peter von Kant” è un film che funziona a metà, ma che è capace di crescere alla distanza.I temi importanti sono numerosi – dall’ossessione per la bellezza alla necessità del controllo sugli altri – e il personaggio principale è molto ben stratificato e altrettanto ben interpretato da Denis Ménochet, in una delle prove più intense e complesse della sua carriera. Anche il resto del cast, però, è in buona forma: da Isabelle Adjani a Stefan Crepon, fino alla splendida apparizione di Hanna Schygulla, che interpreta la madre del protagonista e funge da ulteriore ed esplicito collante con l’opera di Fassbinder

Pacifiction

Tra i film da vedere della settimana c'è anche “Pacifiction” di Albert Serra, presentato in concorso al Festival di Cannes 2022.Ambientato a Tahiti, isola della Polinesia francese. Il film ha per protagonista un Alto Commissario della Repubblica e rappresentante del governo francese sull’isola. Uomo calcolatore e dalle maniere impeccabili. Sia nei ricevimenti ufficiali sia negli ambienti sospetti, tiene costantemente il polso della situazione. De Roller, infatti, teme che la collera della popolazione locale possa scoppiare all’improvviso in qualsiasi momento, soprattutto ora che una voce si fa sempre più insistente: qualcuno avrebbe intravisto un sottomarino, la cui presenza fantomatica potrebbe annunciare la riprese dei test nucleari francesi nell’arcipelago.Si sente un'atmosfera affascinante, e allo stesso tempo decadente, in questa curiosa pellicola che parla di post-colonialismo in maniera molto tagliente e ficcante.Serra ha già firmato lavori importanti in passato (da “Historia de la meva mort” a “La mort de Louis XIV”) e “Pacifiction” si iscrive indubbiamente tra i suoi titoli più interessanti e ricchi di suggestioni: qualche passaggio può risultare troppo ostico, ma nel complesso è un lungometraggio capace di scuotere e di sorprendere, soprattutto nella seconda metà. Ottima prova di Benoît Magimel nei panni del protagonista.

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