“Suzume”, un viaggio simbolico nel Giappone contemporaneo
Tra le novità in sala c'è il nuovo film di Makoto Shinkai, uno dei più noti registi d'animazione del cinema nipponico degli ultimi anni
di Andrea Chimento
3' di lettura
Il cinema d'animazione è protagonista del weekend in sala con “Suzume”, il nuovo film di Makoto Shinkai, uno dei più apprezzati registi di anime contemporanei.
Il titolo fa riferimento al nome della protagonista, una ragazza di 17 anni che vive in una tranquilla cittadina del Kyushu. Un giorno incontra un giovane viaggiatore che sta cercando una misteriosa “porta” e decide di seguirlo.
Sarà proprio Suzume a scoprire l’esistenza di un vecchio portale tra le rovine delle montagne. La leggenda narra infatti dell’esistenza di diverse porte collegate tra loro in tutto il Giappone e che la chiusura di una di esse sia causa di terribili sciagure.
Dopo i successi di “Your Name” (2016) e “Weathering With You” (2019), il nome di Makoto Shinkai è diventato una celebrità per gli appassionati del genere e il suo successo è proseguito in patria con questo nuovo lungometraggio, presentato in concorso all'ultimo Festival di Berlino.Il tocco del regista è pienamente riconoscibile e si possono ritrovare diverse tematiche dei suoi film precedenti (dal rapporto tra gli esseri umani e l'ambiente, passando per profonde riflessioni sull'adolescenza e la ricerca di un proprio posto nel mondo), ma in questo caso si alza ancora di più l'asticella da un punto di vista estetico, tanto da rendere questa pellicola un vero e proprio spettacolo audiovisivo.
Fukushima, i riferimenti alla tragedia del 2011
Se le scelte grafiche sono di enorme fascino, il copione – come spesso avviene nel cinema dell'autore – man mano che passano i minuti si fa troppo macchinoso, nonostante non cali mai l'interesse per una sceneggiatura comunque capace di coinvolgere.Qualche eccesso sul versante narrativo si va a compensare con una serie di sequenze ad altissimo tasso emotivo, che mostrano come il viaggio compiuto da Suzume sia soprattutto un percorso che la ragazza fa all'interno di sé stessa fino a cercare di comprendere la morte della madre avvenuta quando era bambina.Il trauma individuale della protagonista diventa presto una metafora collettiva di un'intera nazione, non solo perché l'apertura delle misteriose porte causa alcuni terremoti, ma perché c'è anche un riferimento all'11 marzo, giorno in cui nel 2011 è avvenuto il terribile terremoto e il successivo tsunami che hanno causato il disastro della centrale nucleare di Fukushima.
Anche per questo motivo è un film da vedere e su cui riflettere a lungo al termine della visione.
Cane che abbaia non morde
Rimaniamo in Estremo Oriente per celebrare l'uscita in Italia di “Cane che abbaia non morde”, film d'esordio di Bong Joon-ho, che esce nel nostro paese a ben ventitré anni di distanza dalle sue prime presentazioni.Protagonista è un uomo che ambisce al ruolo di professore, ma non riesce a raggiungere il suo obiettivo. Sempre più disperato per la situazione professionale in cui si trova, inizierà a riversare le sue frustrazioni sui cani del vicinato.È una commedia nera che mostra già il talento del futuro regista di capolavori come “Madre” o “Parasite”: “Cane che abbaia non morde” ha passaggi senza dubbio acerbi e la messinscena non è perfetta, ma il disegno d'insieme è incisivo al punto giusto, grazie all'ottima scrittura dei personaggi e ai buoni tempi di montaggio complessivi.Il risultato è infatti un'opera anticonvenzionale e stratificata, certamente tra le opere prime coreane più interessanti degli ultimi decenni. Chi non l'avesse mai vista, deve correre al cinema!
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