Finanza sostenibile: ecco tutte le nuove regole stabilite da Bruxelles
Reportistica obbligatoria, marchio Esg, per i prodotti finanziari, green bond, aggiornamento dei rating di credito per incoraggiare imprese e operatori a combattere il greenwashing
di Chiara Bussi
I punti chiave
- I punti di forza
- Le questioni aperte
- Gioco di squadra
4' di lettura
Il nemico da combattere è il greenwashing, l’ecologismo di facciata. Per una finanza sostenibile, di nome e di fatto. Con la Strategia europea del 6 luglio scorso la Commissione Ue alza l’asticella e traccia la rotta per il contributo del mondo finanziario alla transizione.
L’obiettivo delle misure che dovranno essere definite e approvate nei prossimi mesi è chiaro: incoraggiare imprese e operatori ad adottare i principi Esg per una sostenibilità a 360 gradi che tenga conto degli aspetti ambientali, sociali e di governance e spingere l’acceleratore su prodotti finanziari sostenibili. Con le stesse regole in tutti e Ventisette per dar vita al nuovo paradigma. Facile a dirsi, più complicato da tradurre nella realtà.
Il punto di partenza è la tassonomia, ovvero la classificazione delle attività economiche sostenibili che guiderà le scelte di investitori e imprese. Ma l’inclusione di gas e nucleare ha già fatto molto discutere. Non solo. Le scelte sostenibili non sono più un optional: con la direttiva Csrd (Corporate sustainability reporting directive), ancora in discussione, per le grandi imprese e le Pmi quotate sarà obbligatorio redigere un report di sostenibilità che acquista pari dignità rispetto agli altri indicatori di bilancio. Le nuove norme si affiancheranno a quelle previste dal regolamento Ue Sfdr (Sustainable finance disclosure regulation) già in vigore sulla comunicazione agli investitori da parte dei servizi finanziari.
Bruxelles propone poi uno standard di riferimento volontario per le obbligazioni verdi (green bond). La misura, nelle intenzioni della Commissione Ue, consentirà a imprese e enti pubblici di raccogliere con maggiore facilità finanziamenti su larga scala per investimenti a favore della tutela dell’ambiente. Un marchio per le attività sostenibili sarà invece una sorta di “bollino di garanzia” per guidare le scelte degli investitori. Ad aiutare sarà l’inclusione dei fattori Esg nel rating di credito delle agenzie finanziarie per una maggiore trasparenza. Un occhio di riguardo verrà riservato alle Pmi, con mutui e prestiti “verdi” anche per loro.
I punti di forza
La Strategia Ue mostra numerosi punti di forza ma restano alcune questioni ancora aperte. «Senza dubbio - sottolinea Federica Doni, co-direttore del master Silfim (sostenibilità in diritto, finanza e management) dell’Università Bicocca di Milano - rappresenta un punto di svolta e si inserisce nell’ambito delle iniziative già avviate come il Piano di azione per la finanza sostenibile del 2018 e il Green Deal. La garanzia dell’integrità del sistema finanziario è uno degli elementi più rilevanti».
La lotta greenwashing «è infatti la maggiore criticità del processo di transizione verso la sostenibilità e può compromettere i presupposti e la concreta realizzazione dei vari target».In questo contesto «la messa a punto di standard comuni per regolamentare la finanza sostenibile e facilitare l’accesso agli strumenti finanziari orientati alla sostenibilità è un passo avanti significativo».
Così come l’attenzione alle Pmi è una buona notizia per l’Italia. Secondo Francesco Bicciato, segretario generale del Forum per la finanza sostenibile, «la Strategia porta l’emergenza climatica al centro dell’agenda europea e, in linea con il percorso avviato con l’Action Plan del 2018, rafforza il ruolo mainstream della finanza sostenibile. Dà inoltre un orientamento preciso in termini di trasparenza e disclosure, riduce le opacità informative del sistema finanziario, sia per gli investitori retail che per quelli istituzionali e abbraccia tutte le categorie interessate dalla transizione della finanza in chiave sostenibile».
Le questioni aperte
Tra le questioni aperte le maggiori perplessità riguardano la tassonomia. «La classificazione - dice Bicciato - non è ancora sufficientemente chiara e l’inclusione di gas e nucleare riflette un approccio più politico che scientifico. Nonostante gli annunci, inoltre, c’è ancora una scarsa attenzione agli aspetti sociali che sono una delle componenti dell’Esg».
Secondo Doni «per evitare il greenwashing la tassonomia non basta: sono necessari meccanismi di controllo stringente con verifiche incrociate per assicurare la trasparenza». Un altro aspetto riguarda il marchio di sostenibilità. «Può essere uno strumento utile - spiega Bicciato - ma occorrerà fare molta attenzione a non creare distorsioni di mercato». E sarebbe opportuno, gli fa eco Doni, «chiarire le modalità di definizione e l’approccio metodologico alla base degli strumenti finanziari green».
Un altro nodo da sciogliere riguarda i costi necessari per la messa a punto degli strumenti informatici che dovranno assicurare la corretta adozione delle iniziative legislative, come previsto dalla Strategia. «Questo aspetto - fa notare Doni - potrebbe incidere sul livello di investimenti e quindi sui costi sostenuti dalle aziende. L’auspicio è che i governi possano supportare le aziende in questo momento di transizione».
Gioco di squadra
Cruciale sarà il ruolo delle principali istituzioni finanziarie europee per accompagnare la svolta. «L’Esma - ricorda Bicciato - dovrà vigilare sull’applicazione delle regole Mifid2 alla luce della nuova prospettiva di finanza sostenibile. Dopo la pubblicazione dell’Eu Green Bond Standard, contribuirà a garantire l’integrità del mercato delle obbligazioni verdi attraverso la sua attività di vigilanza». La sostenibilità è entrata anche nel raggio di azione della Bce che ha lanciato una prova di stress test sui rischi climatici per valutare l’esposizione del sistema bancario a vari scenari, tra cui la transizione verde, l’assenza o un ritardo nelle politiche verso gli obiettivi di sostenibilità.
«Un ruolo di primo piano - conclude Bicciato - spetterà alla Bei, già diventata Banca per il clima. Dal 2025 destinerà alle politiche di sostenibilità almeno la metà dei finanziamenti».
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