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Al via a fine settembre, in zona aeroporto, il nuovo building di Fincons – società internazionale di IT business consulting e system integration – con 850 addetti occupati che presto saranno un migliaio. La società – fondata nel 1983 da Michele Moretti, ingegnere barese, e cresciuta sino a diventare una multinazionale della consulenza informatica con oltre 2000 dipendenti, quartier generale in Svizzera e sedi in Italia (Milano, Verona, Roma, Catania), a Monaco di Baviera, Londra, New York, Los Angeles e Parigi – concentrerà così nel building 2 vecchie sedi e razionalizzerà le sue attività.
Continua il flusso di nuovi investimenti in information tachnology in Puglia e in modo particolare nelle aree industriali di Bari. (si vela Il Sole 24 Ore Sud del 29 aprile 2022).
«Al momento – spiega Michele Moretti, ad di Fincons Group – gli occupati nella nostra azienda sono 850 professionisti e successivamente, nel breve, arriveremo a 1000. Insomma, attueremo una crescita graduale».
Anche in Deloitte Italia, che a Bari opera già con 200 professionisti, sono previsti da questo giugno altri programmi di consolidamento in Puglia, e in particolare nel capoluogo regionale, con altri 1000 nuovi ingressi, profili Stem e non solo, anche diplomati. Il potenziamento è in linea con l’impegno del network per il Sud e con Impact for Italy, il programma strategico di Deloitte Italia per «colmare – spiega l’ad, Fabio Pompei – il gap di competenze digitali rispetto alle altre principali realtà europee».
E ancora. Anche la multinazionale giapponese NTT Data prevede, per il suo centro di reclutamento di Bari, nuovi investimenti, a valere su quelli per 200 milioni complessivi posti a budget per l’Italia con 5000 assunzioni entro il 2025, e nuova occupazione per altri 150 professionisti.
Ma, fenomeno nuovo per un Sud sempre alle prese con gravi problemi di disoccupazione, per quasi tutte le società arrivate a Bari in questi ultimi anni ci sono difficoltà nel reclutamento di professionisti. Difficoltà che si ritiene siano legate proprio alla crescita troppo rapida del comparto.
Il sistema formativo, per quanto ricco tra Politecnico e università, non riesce infatti a soddisfare la domanda di nuove professionalità, skill e competenze. Si avverte insomma la forte necessità di un adeguamento del sistema formativo, a tutti i livelli, alle esigenze del mercato del lavoro. tutto ciò spiega la gradualità con la quale procedono i programmi occupazionali di aziende di It grandi, medie e piccole.
A questo scenario il fondatore di Fincons si sente di avere in qualche modo contribuito, senza volerlo, quando dice: «La colpa è mia», segnalando di essere stato il primo a sbarcare a Bari con la sua multinazionale, poi seguito da altre aziende del settore, anche straniere, generando una forte domanda di professionalità dell’IT.
In tanti casi la soluzione obbligata, specie per le aziende più grandi e strutturate, è stata ed è il ricorso ad academy interne, dunque organiche. «Ci vuole una organizzazione per evitare che ci siano dei flop – avverte Moretti – Noi cresciamo come academy perchè l’anno scorso abbiamo portato a bordo 150 neolaureati e ogni anno lo facciamo. Ma non cresciamo solo con le academy perchè quando porti i neolaureati poi devi accompagnarli, gestirli».
Le relazioni con il Politecnico e l’università sono importanti dunque per definire, insieme, programmi di studio coordinati.«Vorremmo crescere ancora con loro ma serve un altro passo – dice Moretti – e collaborare anche con i licei con programmi di formazione mirati».
Sul livello intermedio tra università e post diploma cresce il peso della fondazione Its Apulia Digital Maker, nata a Foggia nel 2015. Frutto della collaborazione tra università, centri di ricerca, enti locali ed imprese, la fondazione – che ha 4 sedi in Puglia – punta proprio ai non laureati con altri 4 corsi, nel biennio 2022-2024, tra Bari e Lecce, per 100 programmatori.
Il comparto IT è in fermento: «Cresce al ritmo del 10% annuo, anche se – avverte Salvatore Latronico, presidente del distretto pugliese dell’Informatica – dobbiamo lavorare per allargare, stabilmente, il bacino occupazionale, evitando lo spostamento di occupati da un’azienda all’altra e l’aumento delle retribuzioni senza crescita strutturale».
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