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Fra neuroscienza e arte, le emozioni della carta d’identità olfattiva

Artisti-visionari, neurosmellist e profumieri-liutai fotografano il presente grazie al più mnemonico dei sensi. Perché la chimica comunica più del linguaggio.

di Cristina D'Antonio

Cintura in oro giallo, zaffiri e smalti policromi, Heritage Serpenti. A destra, fragranza Orom Le Gemme, ispirata alla labradorite, con note ambrate, vaniglia e oud (305 €, 100 ml). Tutto BULGARI. Sullo sfondo, dettaglio dell'opera V7 Metamorphosis x Refik Anadol Studio.

6' di lettura

Mentre ci si chiede se un giorno passeremo le frontiere facendo annusare il polso a un robot, Sissel Tolaas ha già estratto la propria identità olfattiva e l'ha imprigionata in una boccetta. Dentro c'è anche del gel disinfettante per le mani: i visitatori di RE_________ , la mostra allestita fino alla fine dell'anno all'ICA, l'istituto di arte contemporanea di Philadelphia, ne fanno uso e decidono. Mi piace, non mi piace. In caso di sgradimento, vengono risarciti con una fialetta di aroma di dollari. Usando su di sé il contenuto potrebbero provare una nuova ebbrezza: quella di sentirsi addosso l'odore dei ricchi. O quantomeno, potranno archiviare l'esperienza del pomeriggio tra le opere di Tolaas come indimenticabile. La signora in questione è, innanzitutto, un'artista. Ma anche un'attivista. E una visionaria.

Orecchino XL catena in Eternal Gold, oro riciclato al 100 per cento, PRADA FINE JEWELLERY (su ordinazione). A destra, profumo Prada Paradoxe, con bouquet bianco fiorito e flacone triangolare (100 €, 50 ml).

L'ultima sfilata di Balenciaga a Parigi ha visto i modelli avanzare nel fango: un quadro apocalittico che il direttore creativo Demna Gvasalia ha affidato a due artisti; Santiago Sierra , che ha prodotto la trincea, e Sissel Tolaas, che ha procurato le giuste quantità di petricore, alchimia di acqua e batteri del terreno che sentiamo ogni volta che piove. Toposmia, dal greco tópos, luogo, e osmìa, odore, è la bella definizione che il curatore Jim Drobnick ha coniato per riferirsi al tema dei paesaggi olfattivi e dell'arte a essi collegati. Ha anche scritto un libro, The Smell Culture Reader, in cui annota che l'olfatto è la quintessenza dei sensi: soprattutto quando si tratta di determinare lo stato sociale, l'identità personale e la tradizione culturale.

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Collier Panthère semirigido in oro bianco con mise en pierre, pavé, incastonatura di diamanti, onice e smeraldi, elementi che raffigurano il felino nella sua vitalità, CARTIER (200.655 €). Profumo Lace Couture, floreale con note di ciliegio e magnolia accostate a note legnose profonde, ERMANNO SCERVINO (124 €, 100 ml).

In realtà, «nella società contemporanea permane la storica ambivalenza nei confronti di fragranze e aromi, percependone alcuni come fonte di malessere e altri come propulsori di salute. Non solo, consideriamo l'olfatto un senso dispensabile, eppure ci profumiamo tantissimo. Questa enorme discrepanza si riflette nella storia degli odori e del nostro rapporto con essi», scrive Anna D'Errico nelle prime pagine di Profumo di niente, pensato in risposta alla nuova sensibilità di chi si è accorto degli odori quando ha smesso di avvertirli; prima, aveva pubblicato Il senso perfetto (entrambi sono usciti con Codice edizioni). D'Errico si definisce una neurosmellist: a Francoforte, dove si è trasferita per un periodo al Max Planck Institute of Biophysics, studia la relazione tra sensi e neuroscienze. I modelli sono Linda Buck e Richard Axel, che nel 2004 hanno vinto il Nobel per la medicina con i loro studi sui recettori olfattivi: hanno isolato i geni che permettono di riconoscere un odore a distanza di anni. «Da tempo l'identità olfattiva non è più una chimera: il problema, semmai, è misurarla in base a dei parametri fisici», dice. Succede quindi che possiamo sintetizzare qualunque molecola odorosa, ma per conoscerne gli effetti non basterà la teoria: nella pratica, bisogna ancora annusarla. «Però sappiamo che l'olfatto umano si accorge di quelle a bassissima concentrazione, come i mercaptani, usati per rendere riconoscibili sostanze inodori, e quindi potenzialmente pericolose».

Perciò l'essere umano dispone di 400 geni dedicati all'olfatto e soltanto di altri tre per individuare i colori. Grazie a questi, possiamo riconoscere centinaia di molecole, anche se distinte dalle altre per un solo atomo di carbonio. «Sono combinazioni minuscole, ma contengono moltitudini», sintetizza Saskia Wilson-Brown. Il suo Institute for Art and Olfaction , a Los Angeles, off re un accesso democratico alla conoscenza dei sensi chimici. Per i suoi primi 10 anni di attività ha organizzato un mese intero di letture, laboratori e performance: fanno parte della sua community Andreas Keller, che ha aperto a New York una galleria dedicata all'arte contemporanea olfattiva, e Krisa Fredrickson che, in veste di etnobotanica e di death doula, sta creando una collezione di essenze commemorative personalizzate, pensate per superare il lutto.

Anello in oro rosa con zaffiri rosa, taglio cuore, e diamanti taglio brillante, PISA DIAMANTI (6.800 €). Profumo Platinum 22, realizzato per il Giubileo di Platino della Regina Elisabetta II, ispirato alla flora dei giardini reali, FLORIS LONDON (240 €, 100 ml). Sullo sfondo, tessuto jacquard geometrico Zisa, ispirato all'architettura arabo normanna di Palermo, COLONY (139 € al metro).

«Il Dna delle nostre generalità olfattive è preciso: lo sappiamo e lo possiamo anche misurare. Sono i fattori esterni, come il clima, che contribuiscono avariare i contorni del nostro odore», premette Julian Bedel. Fondatore del brand Fueguia 1833 , liutaio, ricercatore, attratto dal sentore della pelliccia dei gatti e delle vigogne, è un uomo fortunato: le donne che ha incontrato gli hanno sempre detto quanto fosse buono il suo odore naturale. «Un commento non scontato: dieci persone che annusano la stessa cosa avranno altrettanti modi di riconoscerla, perché le molecole odorose arrivano al cervello in modi e tempi variabili. Molto dipende dal retroterra socio-culturale personale e da quello che succede nell'istante in cui si registra la sensazione: va detto che l'identità olfattiva del mittente si interfaccia anche con quella del destinatario».

Eppure Bedel non si accontenta del momento presente. Collezionista di chitarre Fender e Gibson degli anni Cinquanta, sta indagando l'identità olfattiva degli Stradivari del museo di Cremona. Con un gascromatografo rileva il codice odoroso dello strumento, ma anche quello dei musicisti che lo hanno suonato e persino le tracce delle loro giornate, con tabacco e cognac. «Una volta identificata, qualunque impronta olfattiva può essere replicata. Anche quella di un essere umano». Cosa faremo di quest'odore in succo? Potremo utilizzarlo per evocare una versione migliore di noi stessi? «Non so se la replica possa essere davvero più affascinante dell'originale», dubita Bedel. Definito spesso archeologo botanico per le sue ricerche in campo aperto, dice: «Personalmente mi interessa investigare meglio la natura delle piante che inducono benessere: il nostro naso è sempre aperto alla ricezione della felicità, specie quella esogena». Nel suo caso, l'innesto dei ricordi ha le note della cedrella. Con lui funzionano i legni, ma anche la boswellia sacra ha un ruolo interessante: «Nella meditazione l'incenso è un acceleratore della spiritualità. Non c'è bisogno di ragionarci razionalmente: funziona come un mantra, e più lo segui, più la connessione diventa profonda».

«Fin qui, nulla da eccepire», considera Sissel Tolaas, l'artista dell'inizio di questa storia. «Il punto è però un altro: viviamo in una società in cui i bambini sanno di deodorante, invece che di latte materno. È un mondo tendenzialmente igienizzato, che non difende le singole peculiarità: piuttosto, è interessato a vendere un'identità sovrapponibile a quella di origine. Peccato. Così molto di ciò che sappiamo di noi finisce, per così dire, lost in translation, perso in quello che ci viene riferito come importante da sapere».

A un certo punto della sua ricerca, Tolaas ha avut accesso alla tecnologia necessaria per isolare le molecole presenti nell'aria. «Come una macchina fotografica ferma l'istante presente nei pixel di un'immagine, io posso rendere visibile l'invisibile», spiega. E cioè, appunto, l'odore. Il database che ha creato nel suo atelier di Berlino contiene 10mila molecole ottenute in 25 anni di lavoro, più 6.730 odori catturati nella realtà. «Invito a scendere sotto la superficie, delle parole e della pelle, e a lasciarsi sorprendere da ciò che si trova. Oltre la soglia di casa può esserci qualcosa, magari una nota sgradevole, che non avevamo mai notato: che cosa ci dice? Che l'imponderabile esiste, e che è proprio un odore che ce lo indica». Tolaas si definisce una professionista della zona di mezzo, quella che sta tra il noto e ciò che possiamo ancora imparare. «Il mio naso è più avanzato dei miei occhi», dice sempre. «Se ci fi diamo dell'olfatto, capiremo che cosa c'è dietro le apparenze: quando non ci piace l'odore di una persona, non riusciamo a creare una relazione sincera. È la chimica che decide: comunica più della semiotica e della semantica».

Prima di vedere qualcosa, infatti, lo si sente. Nel giro di nanosecondi le informazioni raggiungono l'ipotalamo e da qui si spingono al subconscio. In 24 ore ognuno di noi inspira ed espira circa 24mila volte. Ad ogni respiro, una serie di segnali raggiungono il cervello e le nostre emozioni. «Possiamo pensare al nostro corpo come all'hardware, e ai nostri sensi come al software», spiega. Il funzionamento dipende dall'uso, e dagli aggiornamenti da scaricare quando disponibili. Tempo fa Tolaas ha creato Nasalo, lessico dedicato agli odori. Chepdu per quello sprigionato dai mobili di bassa qualità, Ikunka per il grasso, Puuhs per il fumo delle sigarette. Nella sua esperienza, le definizioni devono risultare fuori contesto per non influenzare il giudizio: lo stesso odore associato alla parola camembert viene indicato in area test come gradevole; se abbinato al corpo umano, come disturbante. «Qui si tratta di restituire, innanzitutto, la fiducia alle persone. E possiamo farlo attraverso la coscienza di un'identità olfattiva. In un mondo dove tutto ha un prezzo, abbiamo a nostra disposizione, gratis, strumenti formidabili: il corpo e i sensi. E se li usassimo per avere una nuova percezione della realtà?». La proposta ha il sentore anarchico delle rivoluzioni. «Oggi nessuno è contento: i nostri corpi soffrono perché li usiamo nel modo sbagliato. Aver sperimentato la privazione dei sensi dovrebbe indurci a rivalutare quello che li rende così speciali nella loro diversità: si tratta di creare degli smellscape, delle mappe olfattive in cui percepire la nostra unicità come un valore»

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