ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLa stanza delle meraviglie

Fra le pareti di casa, torna il decadentismo più immaginifico

Il nuovo trend dell'arredo propone soluzioni metamorfiche, pezzi unici o edizioni limitate, dove tutto si stratifica e pulsa di vita in continuo divenire.

di Letizia Muratori

Una vista dell'Installazione Oublié di DIMOREMILANO, alla Milano Design Week 2022. Da sinistra, illuminata, lampada Oriente A, in seta stampata disponibile in 3 varianti; in alto a destra lampadario Lumière, in ottone ossidato e anelli in ottone verniciato con diffusore in opal perspex; sul tavolo e in primo piano, poltroncina Sciura in tessuto con frange decorative. Tutto DIMORESTUDIO. ©Lea Anouchinsky

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“Entusiasmo pei fiori mostruosi e le piante tropicali, per le forme convulse, insomma per la bellezza, medusea, offuscata dalla morte o dalla melanconia”. Così Mario Praz – il “malioso” saggista, l'erudito, l'anglista, il grande collezionista che si aggirava a Roma, tra via Monserrato e piazza Farnese, indossando una logora cintura di corda - descrive l'aria che si respira aprendo À rebours di J.K. Huysmans, romanzo cardine del decadentismo. Insieme a Baudelaire e Gautier, Huysmans fu uno dei precursori dell'estetismo europeo e influenzò profondamente i suoi contemporanei e oltre. Le osservazioni che gli riserva Praz si potrebbero tranquillamente estendere agli oggetti e agli ambienti messi in scena in queste gallery.

L'esempio più immediato è Protoplasting Nature di Marcin Rusak: lampada che combina metalli e materiali organici, fatta di foglie di Thaumatococcus Daniellii, una pianta tipica dell'Africa centrale da cui si estrae una proteina dolce. Il risultato ottenuto da Rusak è una seconda natura, protoplasmatica, ricreata tra rinnovamento e decadenza. Che cosa dire dello stratificato e ambizioso, ma anche scherzoso e allegro,  Cabinet di Kostas Lambridis? Ci lascia senza fiato, l'impatto è fortissimo. Se poi decidessimo di osservarlo con sguardo un po' fiammingo, ossessionato dal dettaglio, dalla materia e dal suo peso, dal rigore filologico e dalla natura morta, ci sentiremmo tutti un po' Jean Des Esseintes. Il protagonista di À rebours è l'esteta per antonomasia cui lo stesso Wilde, D'Annunzio e Remy de Gourmont devono molto. Des Esseintes potrebbe aggirarsi con estrema naturalezza in questi interni un po' gualciti da una sottile violenza, e riposare in un angoletto faisandé traendone piacere, perfino pace.

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Eppure non è questo il punto, perché quelle che vediamo sono, per prima cosa, stanze. Paesaggi interiori, senza figure umane. Ricordano la pittura di interni, tanto cara a Praz, nata alla fine del Settecento, che si poneva a metà tra il progetto d'arredamento e la fedele riproduzione di un ambiente in cui l'unico personaggio ammesso, legittimo, era il vissuto. L'installazione Oubliè di Dimorestudio, allestita in occasione della Design Week 2022, è esemplare in questo senso, evoca un ritorno dopo un lungo viaggio, una riscoperta attraverso arredi e complementi di uso quotidiano che incoraggiano il visitatore a immaginarne il proprietario, o meglio, a resuscitare la sua presenza/assenza attraverso la musica, un mormorio di fondo. E stanza, paesaggio interiore, ma in versione set, tra teatro, fotografia di moda e cinema, è il Temporary Bistrot & Restaurant Lillu Arrùbiu, aperto nello showroom Nonostantemarras, sempre durante l'ultima edizione della Design Week.

A prescindere dal gusto che coltiviamo, fosse anche il più minimale e funzionale che si possa immaginare, non si può negare che il decadentismo abbia conferito all'arredamento un potere enorme, tutt'altro che decorativo: ogni oggetto, spesso metamorfico, agisce e trasforma anche chi lo osserva. Gli interni decadenti nascevano da una spinta, quasi da una vocazione, come si direbbe oggi, immersiva. O coinvolgevano davvero tutti i sensi, oppure non avevano senso di esistere. Tutti i sensi: umorismo compreso. Basti pensare a quel capolavoro di ironia che è La filosofia dell'arredamento: il breve saggio di Poe, un po' dimenticato, ma fondamentale se si vuole capire l'origine di una certa sensibilità estetica. Progenitore di tutte le correnti maledette, simboliste che lo seguiranno, Poe di fatto obbligava il lettore, americano ma non solo, a scegliere di dare comunque un'impronta personale alla casa, assumendosi il rischio di esserne poi assorbito. La casa non è, come si diceva un tempo, biglietto da visita, o almeno non solo; è un santuario, luogo di un culto privato. Non presenta e rappresenta una volta per tutte il proprietario, il suo status, la sua estrazione, le sue conquiste sociali, la casa è un organismo vivente. I mobili sono calchi del corpo umano, come scriveva ancora Praz nel suo Filoso­fia dell'arredamento, testo celeberrimo che omaggia e declina il precedente di Poe.

La nuova estetica della casa Wunderkammer

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Spesso si associa l'estetica decadente alla vita che appassisce, alla luce sempre sul punto di affievolirsi, all'agonia, ma ciò che più conta per l'esteta malinconico, erede di Usher, è l'assorbimento, lo stato di eterna preda, laddove la minaccia è qualcosa che chiamiamo morte, ma di fatto è ancora vita. Respirano le pareti, pulsano le mura, conversano gli oggetti, ridono perfino; il salotto decadente borbotta, spiffera segreti, gioca con le ombre. Il lavoro di Edoardo Piermattei che, nel suo piccolo studio a due passi dal Balon di Torino, trasforma il colore in materia, un acquerello in murale o in tappeto, il cemento in tessuto, per certi versi evoca questo clima. Siamo finiti, quasi precipitati, dentro qualcosa che vive di vita propria. L'ambizione principale del dandy sta nel volersi trasformare in cosa, in oggetto, dunque di sopravvivere a se stesso. Le cose, che siano o meno opere d'arte, durano sempre un po' più a lungo dei loro proprietari. Magari in posa agonica, passano comunque di mano in mano e simulano un'eternità dove i sensi sono un culto, dove l'odore è la faccenda più vicina allo spirito che si possa sperimentare in vita. Il dandy è come pervaso da un erotismo tattile, i suoi vestiti sono essenzialmente materia, tagli di stoffa, la forma conta meno, il dandy possiede animali da compagnia, è cinico, ma capace di tenerezza, effusivo. Il dandy contemporaneo, tutto da reinventare, potrebbe accarezzare, come fosse un gatto, il Rusty Sketch di Kiki & Joost. Collage interamente fatto a mano con tessuti scelti dall'archivio personale, e ventennale, della coppia di designer.

Da ragazza ho avuto la fortuna di frequentare una signora molto ospitale, spesso mi invitava da lei per fare due chiacchiere. Era vedova e quasi cieca. Suo marito era stato un collezionista di oggetti di antiquariato, non necessariamente pregiati, il punto era che dovevano interessarlo, anzi, sedurlo. Una volta lei mi confessò che di queste “cose” era stata molto gelosa, lo avevano preso “più di mille amanti”, e ne era talmente ossessionato che aveva dato loro un nome. Il collezionista chiamava una certa porcellana: Carlotta. Uno scrittoio: Aristide. Un inginocchiatoio, forse marchigiano, di legno dipinto, ma più rustico dei suoi raffinati parenti veneziani: Angelo. Ecco, confessandomi quanto aveva detestato in passato Carlotta, Aristide, Angelo e tutto il resto della compagnia, tutta quella promiscuità soffocante, decadente, al limite della chincaglieria, lei che era invece così monogama, essenziale, e le piaceva solo il vetro, aggiunse che ora che ci vedeva “un po' meno” tutti questi ostacoli le erano diventati all'improvviso alleati. La aiutavano, le erano di sostegno. Questo aneddoto, un piccolo racconto che non ho mai scritto, ma che potrebbe intitolarsi: La vendetta del collezionista, è toccante, riscatta l'utilità come valore essenziale dell'arredamento, certo, ma è soprattutto il curioso rovesciamento di una passione mai condivisa. In quella casa soffocante c'era ancora spazio per le sorprese, magari tardive, inattese, e non avrebbe stonato la presenza di quella meraviglia di Ines, la lampada di Jacopo Foggini, o di una delle creazioni, o meglio, creature, smaglianti e misteriose di Audrey Large.

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