Fred Buyle: la passione per il mondo marino mi ha fatto superare ogni limite
Ieri apneista da record, oggi fotografo di squali, orche, balene in immersione libera. Il suo obiettivo? Documentare la bellezza mozzafiato del mare e aiutare a preservarla.
di Paco Guarnaccia
3' di lettura
La vita di Fred Buyle è sempre stata segnata dal mare. Ha avuto una prima fase, negli anni 90 del secolo scorso, in cui da apneista è andato a caccia di record di profondità, e poi ne ha avuto una seconda, nel decennio successivo, in cui ha portato il suo talento e le sue capacità subacquee nel campo della fotografia in immersione libera. Da quel momento Buyle ha realizzato scatti memorabili e mai visti prima della fauna sottomarina, con una certa predilezione per quella più imponente. Dal 2018, il fotografo/apneista belga ha una partnership con Ulysse Nardin, storicamente uno dei marchi dell'orologeria più legati al mare.
Cosa ti ha spinto a passare dietro la macchina fotografica? Fin da piccolo la passione per il mondo marino è sempre stata forte. Volevo esplorarlo e conoscerlo meglio. Per questo a dieci anni ho cominciato a immergermi. La passione è diventata una carriera che mi ha fatto conoscere meglio me stesso e tante persone con il mio stesso interesse. L'apnea resta uno sport molto impegnativo e di nicchia che non garantisce la totale indipendenza economica. E poi mi sono accorto che dopo una decina d'anni mi annoiavo a fare sempre le stesse cose. Per questo ho ricominciato da capo e ho ripreso a trascorrere il tempo nell'oceano e ho cominciato a fare foto.
Quali sono le fasi della preparazione di uno shooting fotografico subacqueo? Cambiano a seconda del soggetto, ma in linea di massima sono abbastanza istintivo quando fotografo e per questo mi affido molto alla mia esperienza sott'acqua. Poi certamente mi preparo e mi informo sulle nuove location così come mi piace lavorare con persone capaci che mi permettano di sfruttare ogni opportunità.
A proposito di location, nella tua carriera hai scelto spesso luoghi complicati da raggiungere: come mai? Quando deve scattare, un fotografo sottomarino si trova davanti ad un bivio: o cercare nuove storie o fotografare lo stesso soggetto visto da altre prospettive. Prima cercavo sempre qualcosa di nuovo e per questo mi sono spinto in posti remoti. Oggi preferisco i luoghi che conosco molto bene perché li posso esplorare ancora meglio e fare ottimi scatti.
Nelle tue foto, spesso i protagonisti sono gli squali, che peraltro incontri senza nessuna gabbia… Faccio parte della cosiddetta “Jaws Generation” (dal nome originale del film Lo Squalo di Steven Spielberg del 1975, uno dei più grandi successi della storia del cinema, nda.) e sono cresciuto leggendo di squali mangia uomini. In un certo senso tutto questo mi ha influenzato e appena ho potuto, a 14 anni, mi sono immerso in loro compagnia. Siccome ai media sono sempre piaciute le storie di squali ho iniziato a soddisfare questa richiesta. Ma fino a 15 anni fa. Quando ho scoperto che sono una specie a rischio ho cambiato prospettiva e mi sono impegnato per la loro conservazione.
Che importanza ha al giorno d'oggi testimoniare la bellezza della vita sottomarina? Se l'oceano muore, muore anche l'uomo. È molto importante mostrare le meraviglie sottomarine e spiegare a tutti che fanno parte del nostro pianeta e vanno protette.
Qual è stato l'incontro più elettrizzante che hai mai fatto sott'acqua? Quello con un branco di capodogli e uno di orche: qualcosa di irraggiungibile.
E lo scatto migliore? Non scatto per me. Scatto per chi non va spesso al mare. Non ne ho uno in particolare perché tutte le foto che ho fatto sono impresse nella mia mente e convivo con queste immagini.
Che sensazione provi quando ti immergi? L'oceano è la mia seconda casa. Mi sento bene, anche quando le condizioni non sono le migliori. Per me non esiste una vita “terrestre” senza passare del tempo sott'acqua.
Come friend of the brand di Ulysse Nardin cos'è per te il tempo? Per un apneista il rapporto con il tempo è particolare. Quando ti immergi devi essere in totale relax. Senza pensarci, devi avere una precisa consapevolezza di quanto ne trascorre. Misurarlo è fondamentale: per monitorare la durata dell'immersione e il tempo di recupero tra un'apnea e l'altra. Io ho sempre preferito indossare un modello analogico, perché le lancette di ore, minuti e secondi mi facilitano la visualizzazione sott'acqua e quasi sento il tempo che scorre.
Qual è l'insegnamento si può trarre osservando la vita sottomarina? Sicuramente l'umiltà. E poi, il non dare niente per scontato.
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