CARRIERE

Gestire una tech company? Visione a lungo termine e gestione etica delle risorse

L’esperienza di Massimo Peselli (Verizon Business) sottolinea inoltre l’importanza di un giusto equilibrio tra vita professionale e personale

di Gianni Rusconi

(Reuters)

3' di lettura

Non è poi così frequente trovare manager italiani che ricoprono ruoli “executive” di alto profilo nell’organigramma di una multinazionale. Massimo Peselli, Senior Vice President Global Enterprise di Verizon Business, è uno di questi. Grande esperto di reti e di infrastrutture di rete, settore nel quale opera l’azienda americana, Peselli ha conseguito una laurea in Ingegneria delle Telecomunicazioni al Politecnico di Milano nel 1994 e l’anno successivo ha intrapreso la sua carriera in Telecom Italia, prima di approdare a Verizon nel 1997 in qualità di Head of Pre-Sales.

Dalla Penisola all’area South Region e poi agli Stati Uniti e all’America Latina il passo è stato spedito: negli ultimi cinque anni al manager italiano sono state affidati ruoli apicali nell’area dell’Enterprise Business Development e delle vendite nei mercati verticali e oggi guida dalla sede californiana di Irvine un team globale incaricato di utilizzare le tecnologie innovative (5G, mobile edge computing, software-defined networking, cloud computing) per aiutare le imprese ad affrontare il proprio viaggio di trasformazione digitale.

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Esperienza, visione, competenza, cultura di eccellenza delle prestazioni costruita su valori quali integrità e rispetto: ecco la sua ricetta per arrivare in cima alla piramide di una grande organizzazione. E rimanerci.

Essere manager e leader di una multinazionale della tecnologia oggi e 20 anni fa: cosa è cambiato maggiormente?
Sembra banale, ma tutto oggi si muove molto rapidamente, dal mercato alla concorrenza fino alle risorse umane. Dal punto di vista operativo è importante impostare una strategia a lungo termine, ma adattandone continuamente l’esecuzione sulla base degli stimoli provenienti dall’esterno. Il successo passa comunque per una gestione, una pianificazione e uno sviluppo delle risorse che sia allineato alla strategia aziendale.

Tre consigli per un giovane talento che oggi volesse intraprendere lo stesso percorso?
Primo: non avere timore di provare nuove esperienze. Cambiare azienda, o anche area di competenza nella stessa organizzazione, sviluppa la capacità di adeguarsi rapidamente a nuove situazioni. La sensazione di sentirsi inizialmente “inadeguato” per un nuovo ruolo, e allo stesso tempo la consapevolezza di poterlo ricoprire con successo, sono segnali evidenti di crescita professionale e personale. Secondo: mantenere integrità ed etica, che sono aspetti fondamentali per “costruire” il proprio brand. Terzo: essere disciplinati nel creare un equilibrio tra vita professionale e personale, perché nel lungo termine è un elemento fondamentale per continuare a crescere.

Le opportunità professionali e le competenze del vostro settore: quali sono (se ci sono) le principali differenze tra Italia e Stati Uniti?
Negli Stati Uniti c’'è un’attenzione ai talenti superiore rispetto all’Italia. Le risorse vengono puramente giudicate in base alle loro capacità e vengono offerte opportunità di crescita molto rapide ai soggetti con elevato potenziale. La possibilità di arrivare in breve tempo a ruoli dirigenziali crea competitività e alte motivazioni tra tutti gli addetti e la gestione di queste risorse è certamente uno degli aspetti principali per un manager.

Come vive quotidianamente il “paradigma” della trasformazione digitale?
Quello che stiamo vivendo ora è un periodo molto stimolante per il mondo delle telcos. La pandemia ha accelerato lo sviluppo di nuovi modelli di business di cui la tecnologia è l’elemento portante e in breve tempo il ruolo dei responsabili It è diventato fondamentale nelle strategie di ogni azienda.

Le reti sono diventate, oggi, un fattore abilitante di ogni business. Pensare a una Silicon Valley italiana è un’utopia? Cosa manca maggiormente? Capitali, cultura imprenditoriale, competenze, ecosistema dell’innovazione…?
Certamente non mancano competenze e talenti e credo sia possibile costituire un ecosistema portante in tempi molto rapidi. A mio avviso mancano principalmente capitali ed investitori privati e attrarre investitori deve quindi essere una priorità per la nostra politica, per non disperdere l’enorme potenziale del capitale umano presente nel nostro Paese.


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