Giardini, drink e monumenti: i piaceri delle terrazze romane
Dal nuovo Bulgari appena inaugurato alle icone come il Rome Cavalieri, itinerario fra le terrazze degli alberghi simbolo della Capitale. E le loro sorprese
di Federico De Cesare Viola
3' di lettura
La Roma imperiale del Mausoleo di Augusto, quella barocca di San Girolamo dei Croati, la città neoclassica del Valadier e della chiesa di San Rocco, il Novecento di Morpurgo e infine la Roma più contemporanea del museo dell’Ara Pacis firmato Richard Meier: dalla scenografica terrazza al settimo piano del nuovo Bulgari Hotel Roma – inaugurato con un pirotecnico party l’8 giugno – si può cogliere in un unico sguardo tutta la stratificazione storica di piazza Augusto Imperatore. La nona gemma della collezione Bulgari Hotels & Resorts (in attesa delle prossime aperture alle Maldive, Miami e Los Angeles) brilla di una luce particolare, poiché si trova nella città dove la maison nacque nel 1884, e in virtù della sua capacità di interpretare con rispetto e sensibilità il genius loci.
L’hotel – in un edificio razionalista progettato tra il 1936 e il 1938 e inaugurato da De Gasperi nel 1950 come sede dell’Inps – celebra la romanità, ma senza cliché, insieme al più alto artigianato made in Italy, grazie all’interior design curato dallo Studio Acpv Architects Antonio Citterio Patricia Viel: dai diversi outlet gastronomici curati da Niko Romito (si veda l’articolo a fianco) alla Bulgari Spa, che richiama le atmosfere delle terme romane, fino alle 114 camere e suite, che evocano l’uso pionieristico del colore nella gioielleria della maison, l’identità dell’antica Roma e l’eredità di Augusto (e del suo celebre detto «ho trovato una città di mattoni, l’ho resa una città di marmo») attraverso preziosi marmi di quattro palette cromatiche. I pavimenti della Terrazza sono realizzati in “opus spicatum”, e qui, circondati da molte delle 4.500 piante presenti nell’edificio, si godono i cieli di Roma e i drink del cocktail bar.
L’anima più “salottiera” della città si respira proprio nei rooftop dei suoi hotel, sempre più numerosi e spettacolari, dove godere della sua grande bellezza e giocare a riconoscere monumenti, cupole e campanili. Per esempio, proseguendo su via del Corso, nello storico Palazzo Salviati Cesi Mellini ha di recente aperto il Six Senses Rome: firmato da Patricia Urquiola, è il primo urban hotel del brand, che ha interpretato in chiave cittadina la sua filosofia di ospitalità, basata su benessere e sostenibilità. La vera magia si compie sul rooftop, un’oasi dove rilassarsi ammirando il Quirinale e l’Altare della Patria, circondati da un rigoglioso giardino di piante ed erbe aromatiche.
Ha un che di persino ultraterreno la terrazza del Divinity Restaurant di The Pantheon Iconic Rome Hotel, da dove si può quasi toccare con mano la grandiosa cupola del tempio di tutti gli dei. Amplifica l’esperienza la cucina in versione più casual – tra carpacci, pizza e pollo tandoori – di Francesco Apreda. Buone notizie provengono dalla storica via Veneto, che si sta definitivamente svegliando dal torpore degli ultimi anni: lo testimonia l’arrivo in Italia, nell’InterContinental Rome Ambasciatori Palace, di due concept firmati da Lvd Hospitality, il gruppo fondato e guidato da John Meadow e dichiaratamente ispirato (a partire dal suo acronimo) alla Dolce Vita. Al piano terra c’è Scarpetta, dove mangiare gli iconici e omonimi spaghetti con pomodoro, parmigiano e basilico (ma soprattutto un pastrami buono come a New York), mentre all’ultimo piano la Roma anni 60 incontra le vibes di East Harlem da Charlie’s, panoramico cocktail lounge con dj set.
Non è più una novità, invece, Seu Pizza con vista, la pizzeria sul rooftop (con piscina) del W Rome, alle spalle di via Veneto, affacciato sul fascinoso Istituto Svizzero di Roma. Qui il pairing pizza-cocktail è d’obbligo, perché garantito da due fuoriclasse, Pier Daniele Seu ed Emanuele Broccatelli. Provate una fetta di Assoluto di Pomodoro e un sorso di Super Santos '60, con Tequila, Amaro Santoni e pompelmo.
Per cambiare decisamente prospettiva sulla città bisogna dirigersi verso nord, conquistare Monte Mario e poi salire i nove piani del Rome Cavalieri – fresco di festeggiamenti per i suoi 60 anni – fino alla Pergola, l’insegna tre stelle Michelin di Heinz Beck che qui, dal 1994, ha letteralmente la città ai suoi piedi. La notizia è che a novembre il ristorante chiuderà, per riaprire nell’aprile 2024 giusto in tempo per il trentesimo anniversario: l’agenzia Jouin Manku ne curerà il restyling, per rendere più contemporaneo l’ambiente di uno dei ristoranti italiani più amati e conosciuti al mondo. Torniamo in centro, in quella discreta ma intensa porzione di Roma racchiusa tra il Circo Massimo, l’Aventino, il Lungotevere e il Palatino. Praticamente adiacenti, il Rhinoceros – il palazzo dell’arte di Alda Fendi, gestito oggi da Manfredi Fine Hotels Collection nel nuovo progetto gastronomico e di mixology – e il 47 Boutique Hotel – dall’attitudine green e creativa – offrono agli ospiti quasi la medesima cartolina sulla città, in particolare sui monumenti di piazza della Bocca della Verità. Set perfetto come pochi altri per sorseggiare (e fotografare) il vostro gin sour.
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