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Meloni vede Nordio: priorità giustizia giusta e veloce

Il ministro interviene alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario in Cassazione: per le riforme ascolteremo tutti, autonomia e indipendenza principi sacri

di Nicola Barone

Crosetto: Meloni non vuole frenare Nordio, fiducia in ministro

4' di lettura

Sì al confronto con tutti i protagonisti del sistema giustizia, giudici compresi, prima di fare le riforme. Un’apertura accompagnata dalla sottolineatura che l’autonomia e l’indipendenza della magistratura rappresentano principi inderogabili e sacri. A una settimana di distanza dall’attacco ai pm sulle intercettazioni, che ha provocato tensioni con le toghe e dentro la maggioranza, il ministro della Giustizia Carlo Nordio sembra tendere la mano ai magistrati.

Un cambio di rotta, almeno nei toni, che appare recepire il messaggio che qualche giorno fa gli ha rivolto da Algeri Giorgia Meloni: si può e si deve intervenire sull’uso distorto delle intercettazioni, ma senza innescare una guerra con i magistrati, anzi dialogando con loro per cercare insieme le soluzioni migliori. E che arriva a poche ore dell’atteso faccia a faccia con la premier. Incontro che avviene a Palazzo Chigi. Un’ora di confronto di cui è Meloni alla fine a tirare le somme: «Dare ai cittadini una giustizia giusta e veloce è una priorità assoluta di questo Governo e un impegno che abbiamo preso con gli italiani. Siamo determinati a mantenerlo nel più breve tempo possibile».

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L’apertura ai magistrati

Il cambio di toni, che l’Anm apprezza, si registra nell’intervento del ministro alla cerimonia dell’anno giudiziario in Cassazione. «Nel solco dell’azione riformatrice avviata dalla spinta del Pnrr, abbiamo la possibilità di conferire al servizio giustizia un volto nuovo, in sintonia con le trasformazioni rapide, e talvolta repentine, dei nostri tempi. Questa è la nostra assoluta priorità, già illustrata nelle relazioni alle commissioni Giustizia e alle Camere». Lo ha detto il ministro della Giustizia nel suo intervento. Ad ascoltarlo c’è anche il presidente della Repubblica, che qualche giorno fa ha definito l’autonomia e l’indipendenza della magistratura un «pilastro della democrazia».

«A questa meta stiamo lavorando dal primo giorno del nostro insediamento - ha assicurato - nella consapevolezza che un obiettivo così ambizioso è raggiungibile solo con la leale collaborazione e il costruttivo dialogo con tutti gli attori, nel rispetto delle prerogative di ciascuno».

«Prima delle riforme ascolteremo le toghe»

«Ogni futura riforma, invece, prima di essere affidata alle valutazioni del Parlamento sovrano, si comporrà attraverso l’ascolto di tutte le voci del sistema giustizia, dall’avvocatura all’accademia e alla magistratura», mette in chiaro il ministro.

«Autonomia e indipendenza principi sacri»

Autonomia e indipendenza della magistratura costituiscono «un pilastro della nostra democrazia, garantita dalla Costituzione, come Lei, signor Presidente, ha voluto ricordare solo due giorni fa», dice ancora il ministro della Giustizia rivolgendosi al Capo dello Stato. «Sono principi inderogabili, che hanno accompagnato tutta la mia lunga attività professionale in Procura. Se non avessi creduto e non credessi nella loro sacralità, non avrei rivestito la toga, come spero di aver fatto, con dignità e onore».

Cassazione supera target Ue nel penale, 132 giorni

Nel settore penale, la Cassazione ha già «raggiunto e superato» il target fissato dall’Unione europea per il “disposition time” dei processi - il tempo di attesa per la definizione delle cause pendenti - che si attesta a 132 giorni, a fronte della “meta” di 166 giorni fissata dalla Ue. Il primo presidente della Cassazione Pietro Curzio aggiunge che in questo ramo «si tratta di amministrare saggiamente l’importante risultato raggiunto». Sul lavoro svolto dalla Suprema Corte in questi anni, Curzio rileva che «si sta lavorando con grande impegno e determinazione», sin da prima che arrivassero le risorse del Pnrr e lo testimoniano i risultati conseguiti. In proposito, viene osservato che «negli ultimi due anni l’arretrato è stato ridotto in modo corposo».

Civile, in miglioramento numero decisioni

Nel civile erano pendenti all’inizio del 2021 120.473 processi e il 2022 ha chiuso «portandoli a 104.8722, quindi 15.601 in meno. Il miglioramento è derivato soprattutto «dal numero delle decisioni: nel 2021 più di 40mila, nel 2022 più di 36mila. Sono livelli mai raggiunti nei cento anni di vita della Cassazione civile», evidenzia Curzio. Ma serve ancora lavorare per raggiungere il target Ue di ridurre entro il 2026 del 40% i tempi decisione nel settore civile, portando i tempi di attesa dagli attuali 1063 giorni ai richiesti 976. La riduzione richiesta dalla Ue nei tempi di attesa del settore penale è del 25%, ma qui la Cassazione è già avanti sugli obiettivi. Nel penale, infatti, all’inizio del 2021 - sottolinea Curzio - i procedimenti pendenti erano 24.478 e «abbiamo chiuso il 2022 portando questo numero a 18.323. La differenza in meno è di 6.155 processi. Anche nel penale il numero delle decisioni è cresciuto: nel 2021 sono state 47.040, nel 2022 si è superato il livello di 50mila (precisamente 50.775)».

Salvato: pm ha ruolo di parte ma coopera con giudice

«Il pubblico ministero costituisce un “organo di giustizia” che nella dialettica del processo riveste il ruolo formale di parte, ma con il compito di cooperare con il giudice in vista dell’attuazione del diritto, a garanzia dei valori di legalità». È un passaggio nel discorso fatto dal procuratore generale della Cassazione Luigi Salvato, nel sottolineare che «tanto dà ragione della sua collocazione ordinamentale, perché deve alimentarsi della cultura della giurisdizione, che vuol dire altresì saper misurare l’esito dell’azione penale, come rimarcato dalla recente riforma».


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