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Perché gli investimenti sugli obiettivi climatici sono fattore di competitività

Per promuovere un’economia circolare e a impatto climatico zero è necessaria la piena mobilitazione dell’industria

di Marco Maffei

(robertharding / AGF)

3' di lettura

L’Unione Europea ha adottato le politiche in materia di clima, energia, trasporti e fiscalità in modo da ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55%, già a decorrere dal 2030 rispetto ai livelli del 1990. La tabella di marcia è stata segnata. Tuttavia, per promuovere un’economia circolare e a impatto climatico zero è necessaria la piena mobilitazione dell’industria.

Il ruolo chiave delle aziende

Le imprese dovranno modificare i preesistenti processi produttivi e implementare innovazioni in chiave ambientale, nonostante i modelli tradizionali di valutazione economica suggeriscano che tali azioni, nel breve termine, potrebbero non generare una adeguata remunerazione per gli shareholders. Alcune aziende tenderanno a rinviare il processo di transizione, perché devono ancora recuperare gli investimenti posti in essere in epoche in cui la normativa di settore non era ispirata dall’obiettivo della neutralità climatica, e i progetti di innovazione erano indirizzati esclusivamente verso il mantenimento e/o miglioramento del livello di economicità.

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Altre aziende, già colpite da obsolescenza dei propri fattori produttivi, operano nella consapevolezza che non è possibile riproporre le soluzioni tecniche preesistenti, perché i prodotti e i servizi erogati non sarebbero accettati dal mercato di riferimento. Esse devono adottare le tecnologie correnti, con il rischio che non siano sufficientemente mature per il perseguimento dell’obiettivo della neutralità climatica. In questo modo, la soluzione del problema sembrerebbe rinviata ad un momento futuro e i nuovi investimenti potrebbero essere esposti al rischio di recupero.

Transizione ecologica e conti di bilancio

La questione travalica i confini aziendali. La Bce ha richiesto che le istituzioni finanziarie si dotino di un approccio strategico per considerare gli effetti legati al clima e all’ambiente. Da questa prospettiva, le imprese dovranno fornire opportune informazioni alle banche, le quali saranno chiamate a valutare, in chiave di sostenibilità, il ritorno delle risorse impiegate o, in altri termini, come i rischi climatici e ambientali possano impattare sull’economia delle imprese finanziate, condizionare la loro continuità aziendale e compromettere la capacità di rimborso del finanziamento.

La rendicontazione societaria di sostenibilità gioca un ruolo fondamentale nel processo di transizione ecologica. Tuttavia, non è possibile trascurare che i fenomeni in atto avranno un impatto anche sul tradizionale bilancio d’esercizio.

Per tutte le imprese chiamate a raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica, occorre valutare attentamente in che misura è opportuno stanziare dei fondi rischi.

La strada verso la sostenibilità include anche la valutazione di passività potenziali connesse a situazioni già esistenti alla data di bilancio (ossia la necessità di rinnovare i processi produttivi e i prodotti e servizi), ma caratterizzate da uno stato d’incertezza (capacità di raggiungere la neutralità climatica entro i termini fissati dall’Unione Europea) il cui esito dipende dal verificarsi o meno di uno o più eventi in futuro (evoluzione normativa, maturità tecnologica, accettazione da parte del mercato).

Anche le imprese che hanno programmato l’imminente sostituzione delle proprie infrastrutture, al fine di ridurre e/o eliminare l’impatto ambientale, sono tenute a iscrivere fondi oneri, vale a dire passività di natura determinata ed esistenza certa, stimate nell’importo o nella data di sopravvenienza, connesse a obbligazioni già assunte alla data di bilancio, ma che avranno manifestazione numeraria negli esercizi successivi.

Le verifiche da fare

La transizione ecologica dovrà chiamare gli amministratori anche a valutare attentamente il grado di realizzo delle immobilizzazioni materiali e immateriali, verificando, in una prospettiva di lungo termine, se il valore recuperabile sia (o meno) ancora superiore al valore netto contabile. Occorrerà ponderare attentamente la capacità dei propri fattori produttivi di generare flussi di cassa, tenendo conto, fra l’altro, delle modifiche normative e dell’evoluzione tecnologica, verificando il mantenimento delle condizioni di continuità aziendale.

In assenza di tali valutazioni contabili, la veridicità del bilancio potrebbe non essere più assicurata, perché si occulterebbero costi futuri presunti e perdite future presunte legati alla sostenibilità ambientale, sopravvalutando la performance economica corrente, a discapito dei redditi futuri.

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