Grandi classici e nuovi drink, una lunga vita nei cocktail
di M.Mae.
1' di lettura
Le fontanelle in stile Belle Epoque, la zolletta di zucchero e il cucchiaio forato ormai appartengono al passato o, al massimo, a qualche serata vintage in stile “Midnight in Paris” ma l’assenzio è vivo e vegeto per quanto riguarda invece il mondo della mixology all’interno della quale i barman di tutto il mondo ripropongono grandi classici che vedono l’assenzio tra gli ingredienti o nuove ricette che aggiungono un twist aromatico grazie all’apporto della “fata verde”.
Tra i classici sta ad esempio ritornando alla sua storica gloria il Sazerac, un drink nato nella New Orleans della metà Ottocento quando alla base cognac, oggi spesso sostituita da un whisky di segale, si aggiungeva un cucchiaino di zucchero e uno proprio di assenzio. E due o tre gocce di Peychaud’s Bitter. Harry Craddock, leggendario barman dell’Hotel Savoy di Londra, nel suo Cocktail Book all’assenzio dedica diverse ricette a partire dall’Absinthe Cocktail (1/2 di assenzio, 1/2 di acqua, una spruzzata di sciroppo e una di Angostura Bitters) per finire con il Queen Elizabeth Cocktail (1/2 dry gin, 1/4 Cointreau, 1/4 succo di limone e una spruzzata di assenzio). In un ricettario infine dei cocktail in voga durante il Proibizionismo l’assenzio non manca e appare nel Monkey Gland, nel Yellow Daisy e nell’inquietante Death in the Afternoon.
Questo per dire che il distillato che spopolò in Europa ai tempi di Verlaine e di Van Gogh e apparentemente scomparso, dopo un’ingiusta persecuzione, non si è mai estinto del tutto e, oggi, torna almeno in parte a occupare un posto al “sole” della bottigliera dei migliori cocktail bar del mondo.
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