OBIETTIVO FLESSIBILITÀ

I leader e il viaggio verso l’organizzazione ibrida: istruzioni per l’uso

Occorre coinvolgere i dipendenti e attraverso una maggiore propensione alla discussione e al dialogo farli sentire parte integrante dei processi

di Gianni Rusconi

(vege - Fotolia)

4' di lettura

Adattarsi al nuovo mondo del lavoro e, soprattutto, a un nuovo modo di lavorare. Fra le tante priorità in agenda, oggi i manager (e non solo quelli che operano nelle risorse umane) sono chiamati a dedicare attenzione e capacità a due tendenze convergenti, “The Hybrid Paradox” e “The Great Reshuffle”. La traduzione letterale in italiano di questi due fenomeni, il “paradosso ibrido” e “il grande rimescolamento”, esemplifica chiaramente come le organizzazioni stiano affrontando una fase di passaggio estremamente importante, in cui è tutt’altro che semplice trovare la via maestra per garantire l’efficienza dei processi, gestire il ripensamento dei modelli, consolidare l’engagement di dipendenti e collaboratori e aumentare l’attrattività dell’azienda verso i nuovi talenti.

Due studi, uno a firma di Microsoft e il secondo elaborato da LinkedIn sulla base di oltre 500 interviste condotte negli Stati Uniti e nel Regno Unito e relative alla visione che i C-level hanno del lavoro oggi e per il futuro, hanno permesso di identificare alcune buone pratiche che potrebbero aiutare i leader ad accompagnare le proprie aziende in questo percorso di transizione.

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Partiamo dal secondo, secondo cui l'81% dei manager ha già offerto maggiore flessibilità ai propri dipendenti o prevede di farlo per rispondere alle loro aspettative (l’87% preferirebbe continuare a lavorare da remoto almeno per la metà del proprio tempo), mentre il 58% è dell’idea che una maggiore flessibilità sia positiva sia per le persone sia per il business. Il 72% dei manager, questo un altro dato emerso dall’indagine, pensa invece che la formazione sia un elemento essenziale per ottenere le competenze necessarie per operare in ambienti ibridi e flessibili.

L’osservazione che il Ceo di LinkedIn, Ryan Roslansky, ha postato online a inizio settembre per commentare i dati di questo studio fotografa chiaramente le complessità con le quali il management di qualsiasi azienda è chiamato a convivere. “Stiamo vivendo un momento di cambiamento senza precedenti nella storia del lavoro - ha scritto - e gestire tutto questo cambiamento, specialmente tutto in una volta, è difficile, proprio perché siamo in un momento in cui tutti stanno ripensando tutto: i leader modelli di lavoro, cultura e valori aziendali, i dipendenti il modo in cui essi lavorano, cercando al contempo le opportunità che meglio corrispondono alle loro esigenze, che si tratti di maggiore flessibilità, migliore retribuzione o più profonda realizzazione”.

Al centro di tutto, si dice convinto Roslansky, c’è l'inizio di una nuova relazione, più dinamica, tra datori di lavoro e dipendenti. Le migliori intenzioni, ha ammonito il Ceo, non sono però sufficienti per gestire un momento complesso come quello attuale e per creare le condizioni affinché possa svilupparsi un circolo virtuoso fra il management e gli altri componenti dell’organizzazione. Il primo passo per cogliere le opportunità che risiedono nel “Great Reshuffle” sarà dunque quello di coinvolgere i dipendenti con fiducia ed empatia e attraverso una maggiore propensione alla discussione e al dialogo, così da farli sentire sempre di più parte integrante dei processi aziendali.

Dall’ultimo Work Trend Index prodotto da Microsoft, invece, sono emerse le indicazioni in tema di “paradigma ibrido” fornite da oltre 30mila lavoratori di 31 Paesi (Italia inclusa) e scaturite dall’analisi di miliardi di dati aggregati relativi alla produttività raccolti in modo anonimo tramite le piattaforme di collaboration della società americana.

Fra i dati più significativi spicca la percentuale di dipendenti che desiderano trascorrere la maggior parte del tempo in ufficio e di coloro che prevedono di trascorrervi il minor tempo possibile: entrambi i due cluster sono mossi dalla stessa identica ragione, e cioè la maggior focalizzazione sul lavoro. Un altro spunto interessante arriva invece dal confronto fra manager e semplici dipendenti circa le rispettive intenzioni di trascorrere più tempo in ufficio: i primi sono di questo avviso nel 45% dei casi, i secondi solo nel 39%.

L’indagine ha quindi messo in luce alcuni trend che ogni manager farebbe bene a considerare per prepararsi ad affrontare la nuova era del lavoro, fortemente caratterizzata dal fattore flessibilità. Uno dei rischi a cui sono esposti i leader, per esempio, è quello di perdere il contatto con i dipendenti e per questo è necessaria una profonda opera di sensibilizzazione su questa tematica.

Altri punti caldi della questione sono, in ordine sparso, le difficoltà che stanno affrontando i lavoratori della Generazione Z e il fatto che la costituzione forzata di gruppi di lavoro sempre più ristretti possano mettere a rischio l’innovazione. Da qui la necessità, da parte delle aziende, di adottare alcune strategie a supporto della propria evoluzione.

Il Work Trend Index ne suggerisce in proposito cinque: definire un piano per garantire alle persone la massima flessibilità; investire negli spazi e nelle tecnologie per unire il mondo fisico a quello digitale; contrastare dall’alto la sensazione di “spossatezza digitale”; dare priorità al capitale sociale e alla cultura aziendale; ripensare l’esperienza dei lavoratori per supportare i migliori talenti e promuovere la diversità.

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