Il Report

I servizi immobiliari reggono l’urto e i dipendenti quasi a quota 300mila

Presentato il 7° “Rapporto sulla filiera dei servizi immobiliari in Europa e in Italia” a cura di Scenari Immobiliari. In 20 anni il settore è passato dal 4 al 16% del Pil superando anche il peso delle costruzioni.

di Laura Cavestri

3' di lettura

Ha retto l’urto meglio del comparto Real Estate e le stime scommettono su una chiusura al rialzo nel 2021. Se 20 anni fa il settore dei servizi immobiliari (cioè tutto quello che ruota attorno al costruito, dalle compravendite alla consulenza, dalla gestione dei patrimoni a manutenzione e servizi connessi agli immobili locati) valeva appena il 4% del Pil rispetto al 15% del solo comparto costruzioni, oggi le percentuali sono completamente ribaltate. E se l’anno scorso il fatturato dell’immobiliare è sceso del 15% e le compravendite di oltre il 20, il volume d’affari dei servizi ha arrestato la caduta a quasi -12 per cento.

IL CONFRONTO IN EUROPA
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IL CONFRONTO IN EUROPA
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L’ultima fotografia del 7° “Rapporto sulla filiera dei servizi immobiliari in Europa e in Italia” realizzato da Scenari Immobiliari in collaborazione con le principali società di servizi italiane e presentato ieri a Milano, mostra un settore resiliente, trainato fuori dalle secche grazie al sempre maggiore ricorso alla tecnologia e al bisogno di sicurezza, protezione, spazio e velocità nella revisione delle aree comuni. Dalla riorganizzazione degli ambienti di lavoro alle app che modulano presenza e smart working, dalla filiera della consulenza sui bonus agli interventi sempre più ecocompatibili. Uffici, magazzini, nuove residenze trovano acquirenti e affittuari se offrono servizi, manutenzione predittiva e operatori in grado di assicurarne la gestione.

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Il confronto con gli altri partners europei

Negli ultimi diciotto mesi l’industria dei servizi immobiliari ha dimostrato una forte resistenza rispetto alle crisi sanitarie ed economiche. Mentre il settore immobiliare europeo perdevo oltre il dieci per cento di fatturato, il settore dei servizi è sceso solo del sette per cento. Il 2021 ha confermato questo andamento con previsioni per la fine del 2021 al rialzo. I 27 Paesi dell’Unione europea hanno chiuso il 2020 con una ricchezza complessiva di circa 13.300 miliardi di euro, con un decremento del - 6,1 per cento. In questo quadro generale, i settori delle costruzioni e delle attività immobiliari continuano a rivestire un ruolo centrale nelle economie dei diversi Paesi, per le quali contribuiscono con il 17,4% alla formazione del valore aggiunto (in aumento di un punto percentuale rispetto al 2019).

«In una fase di ripartenza di tutti i principali mercati immobiliari – ha affermato Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, in apertura del seminario – industria dei servizi ha dimostrato di poter reggere l’urto della difficile congiuntura economica globale appena affrontata e già entro la fine di quest’anno si possono prevedere numeri positivi del comparto. È cambiata la “narrazione” del settore immobiliare, dove il lavoro di riqualificazione e di valorizzazione dei beni esistenti è più importante che costruire prodotti nuovi. È un trend inarrestabile che si accompagna alle nuove esigenze di tutela del territorio, ma anche in una dimensione di mercati che avranno sempre più una crescita qualitativa e non quantitativa».

Fatturati in parallelo

Il fatturato 2020 delle attività dei servizi immobiliari nei cinque principali Paesi europei è stimato in circa 350 miliardi di euro, in calo del 6,3% rispetto al 2019. Una discesa attesa a causa dei periodi di totale blocco delle attività che il mondo ha subìto durante la pandemia. La Germania si conferma il mercato più performante, con quasi 125 miliardi di euro e un calo contenuto al -1,7 per cento. La Francia, invece, non ha sostanzialmente registrato una variazione sul suo volume di fatturato che anche nel 2020 si è chiuso con 85,2 miliardi di euro. Il nostro Paese ha invece registrato un calo, rispetto al 2019, di quasi dodici punti percentuali e un volume di 37,1 miliardi di euro. Il Regno Unito, in un anno che oltre al Coronavirus l’ha visto protagonista con l'uscita dalla Unione Europea, ha registrato il calo più sostanzioso con una perdita di fatturato di quasi venti punti percentuali (73,3 miliardi contro i 91 del 2019). La Spagna, grazie ad una attività vivace soprattutto nell'ultima parte del 2020, è la sola nazione con il fatturato in crescita (+1,4 per cento). Le stime per la fine del 2021 sono di una crescita fino a quasi 400 miliardi di euro, recuperando così il trend positivo del decennio passato.

Piccole aziende e meno di due addetti

«Si sta passando dalla centralità dell’immobile – ha concluso Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari e curatrice della ricerca – a quella delle persone che lo vivono. Per questo, la transizione ecologica, la digitalizzazione dei processi, la rigenerazione metteranno i servizi sempre più al centro ». Una sfida che avrà un peso sull’organizzazione delle nostre imprese. Troppo piccole, sottocapitalizzate e frammentate rispetto a quelle dei partners europei. Con 223200 imprese nei servizi immobiliari (più di Francia, UK, Germania e Spagna), sfioriamo i 300mila addetti. Ma il rapporto tra addetti e società è pari a 1,9 (a distanza siderale rispetto al 7,4 di UK e 4,7 della Germania e sotto al 2,1 della Spagna). Infine, in Italia, oltre 9 aziende su 10 (percentuale più alta) sono piccole.

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