I trend manageriali post pandemia: nuovi stili di leadership
L’emergenza ha dato peso a valori come fiducia, libertà, cura, benessere e ha rimesso al centro dell’attenzione l’importanza delle soft skills
di Sandro Sereni *
3' di lettura
La pandemia non ha solamente imposto nuovi modelli di organizzazione e di lavoro per rispondere all’emergenza sanitaria. Ha introdotto nuovi stili di leadership e nuove modalità per guidare e gestire i team. Ha dato un nuovo peso a valori come fiducia, libertà, cura, benessere, delineando un nuovo vocabolario organizzativo. Ha rimesso al centro l’importanza delle soft skills, più che i titoli e i ruoli predefiniti. A oltre un anno dal Covid, si possono evidenziare alcune tendenze manageriali che hanno contraddistinto questi mesi, destinate a restare nella nuova normalità e a definire chi saranno i leader aziendali di domani.
Innanzitutto, è cambiato il modo di essere il “capo” nelle aziende chiamate a fronteggiare l’emergenza sanitaria e la sfida della ripresa. Nell’era dello smart working, siamo passati in poco tempo da organizzazioni tradizionali basate sul controllo delle attività, a modelli “agili” incentrati sulla responsabilizzazione individuale. Ed è emersa l’esigenza di uno stile di leadership che promuova e valorizzi la “libertà” delle persone, perché ormai è chiaro a tutti che senza coinvolgimento, entusiasmo, disponibilità a mettersi in gioco, senza contributo di creatività e passione è impossibile raggiungere i risultati. Ma tutto questo non si può ottenere con il controllo, solo con la fiducia e la delega. È un’innovazione radicale - molto più della stessa riorganizzazione di tempi e spazi di lavoro - su cui non si tornerà indietro.
Poi, l’esperienza del Covid ha accelerato una tendenza in atto da tempo: più che il ruolo definito nell’organigramma, oggi conta l’esperienza. A fare davvero la differenza sono i risultati ottenuti nei progetti portati a termine. In questo anno, molti lavoratori hanno dovuto sperimentare nuove attività e reinventare i confini delle loro professioni. In linea con questa evoluzione, le persone oggi sono considerate in azienda più per le attività svolte, la capacità di portare a termine i progetti assegnati, piuttosto che sul ruolo predefinito e sul loro job title.
Con un corollario: oggi più che mai, sono le persone ad avere in mano il pallino della loro carriera, ad essere artefici del proprio successo o insuccesso. Ma questo comporta anche un cambiamento nella valutazione e nella misurazione delle performance, volte a misurare correttamente i risultati del lavoro.Tra i criteri di valutazione, mai come ora, rientrano i comportamenti organizzativi, la capacità di cooperazione e di mettere a fattor comune il talento.
Una delle lezioni di questo anno vissuto a fronteggiare gli imprevisti, a distanza, con organizzazioni “diffuse”, è la consapevolezza che nessuno, anche il più grande fuoriclasse, possa farcela da solo. A fare davvero la differenza è il team, la capacità di lavorare insieme. Si è rafforzato il concetto di “alleanza” per un progetto comune. E si è capito che il capo che vince è quello che riesce a valorizzare il capitale umano che si ritrova a disposizione e ottiene risultati grazie al lavoro dei collaboratori, anche se non li ha scelti personalmente. Il manager che porta con sé la propria squadra nella nuova realtà, l’accentratore che mette l'”io” davanti al “noi”, semplicemente, non funziona più.
C’è anche un altro aspetto importante. L'emergenza sanitaria, con la necessità di prendersi carico della salute e della sicurezza dei lavoratori, ha riportato al centro l’attenzione sul benessere delle persone, sia fisico che mentale. Sono cambiate alcune parole chiave, e anche tra i temi discussi nei board aziendali, si nota una nuova attenzione al “prendersi cura” dei lavoratori, che ci porteremo dietro anche superata la gestione di emergenza.
Una riflessione che investe il significato profondo del lavoro, la necessità di promuovere una reale conciliazione con la vita personale e familiare, fino all’importanza dei servizi di welfare aziendale, da un lato per far sentire i lavoratori parte della comunità aziendale, dall’altra di essere vicini alle loro esigenze pratiche.
Quali sono, in conclusione, nel 2021 le principali caratteristiche di un manager di successo? Ovviamente la capacità di portare risultati, ma insieme la capacità di fornire visione, rassicurazione, fiducia, vicinanza, di valorizzare il talento, di promuovere l’inclusività, di ottenere credibilità grazie all’autorevolezza. Sono tutte soft skills, che oggi ridisegnano il ruolo di “leader” e ne forniscono il vero valore aggiunto in un contesto mutato radicalmente.
* Partner & Founder di Keystone (Randstad Italia)
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