I wine cocktail aprono la strada alla ripresa dei consumi di vino negli Usa
Tra i consumi in calo si distingue la tendenza dei «pronti da bere»: la quota di mercato è ancora bassa, ma è la punta dell’iceberg di una domanda sempre più orientata verso la mixology
di Giorgio dell'Orefice
2' di lettura
Negli Stati Uniti, primo mercato mondiale in volume per consumi di vino, calano le vendite. E anche in modo preoccupante: nei primi sei mesi dell’anno la flessione dei consumi è stata del 7,3%. Ma insieme al dato negativo arriva qualche timido segnale positivo: trainati dai giovani cresce la tendenza dei wine cocktail, ovvero delle bevande mixate e ready to drink a base di vino.
A segnalarlo è l’Osservatorio Uiv che ha elaborato dati di SipSource, strumento di monitoraggio delle vendite off e on-premise, che copre il 75% del mercato americano, per un totale di oltre 330mila esercizi commerciali.
«I wine cocktail inquadrati nella tipologia dei prodotti premixati, sono infatti – secondo l'Osservatorio Uiv – l’unica voce positiva legata al vino, con una crescita tendenziale complessiva di oltre il 3% e con punte del +7% nel fuori casa, a partire dai ristoranti (+1,2%) ma soprattutto bar e altri locali, dove l’incremento registrato è in doppia cifra.
«Il fenomeno mixology – ha commentato il presidente Agivi (l’Associazione giovani di Unione italiana vini), Marzia Varvaglione – è sempre più evidente nel Paese antesignano delle tendenze globali. Il vino in questo contesto può giocare un ruolo centrale, per questo serve un approccio “pop” e inclusivo nei confronti di una categoria del lifestyle che interessa soprattutto i giovani, quelli che domani apprezzeranno il nostro prodotto per le sue caratteristiche più intrinseche».
Secondo l’Osservatorio, negli Usa hanno perso quota a causa del minor potere di acquisto dei consumatori, soprattutto le vendite di vino destinato a essere consumato in casa (-8,2%), con i rossi a -9,6%. Più contenuta la decrescita nel fuori casa (-0,9%), dove i consumi di vini bianchi hanno ormai raggiunto quelli dei rossi.
La quota di mercato dei ready to drink a base di vino è ancora bassa (circa il 2%), ma è solo la punta dell’iceberg di una domanda on trade sempre più orientata verso i wine cocktail mixati nei locali e basati principalmente su Champagne, Prosecco e Asti Spumante. A base di vino, birra e spirits, i cocktail ready to drink - imbottigliati e pronti al consumo - conquistano consumatori alla ricerca di aromi e sapori di tendenza, freschi e fruttati. Stando agli ultimi dati Nielsen IQ, nell’ultimo anno negli Usa le vendite di prodotti “Ready to” hanno superato i 10 miliardi di dollari e continuano a raggiungere nuovi massimi anno dopo anno.
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