Il bias della rima? Può essere molto più dannoso di quello che immaginiamo
Spesso offre una facile e veloce giustificazione verso una situazione che non vogliamo affrontare e riduce la nostra capacità critica
di Giovanna Prina *
4' di lettura
La persona che si è occupata dei miei bambini quando erano piccoli, che li andava a prendere all’asilo e a scuola e li accudiva fino al ritorno a casa mio o di mio marito, era molto divertente. Parlava per proverbi in rima. A volte avevo il dubbio che i proverbi li inventasse a seconda delle situazioni e un po’ a caso, ma erano allegri anche se bizzarri, e sempre molto ascoltati e apprezzati dai miei figli. “L'amore è una gran cosa, ma la fame fa passare ogni cosa!” era uno dei più ripetuti per sottolineare l’importanza del suo lavoro quando ci faceva trovare la cena già pronta al nostro arrivo.
Mi ricordo anche “Quando si pensa al brigante è perché il parente non è distante”, che diceva ridendo quando i miei figli avevano qualche piccolo screzio con i cugini su qualche gioco fatto durante il pomeriggio. Era il suo modo di farli ridere e di trasformare il litigio in un fatto normale, quasi obbligatorio tra parenti e a cui non dare peso. Con la stessa logica utilizzava la frase “Spunta il sole, canta il gallo, andiamo tutti a cavallo”, e questo era il suo modo per indurre i miei figli a fare qualcosa che non avevano voglia di fare, come spegnere la televisione e mettersi a studiare oppure interrompere un gioco e tornare a casa dai giardinetti alla fine del pomeriggio. Ripeteva questa litania come fosse un fatto consolidato e una certezza: ad un certo punto si va a cavallo, non c’è da discutere o cercare alternative, è così.
Quando ho iniziato a occuparmi di bias ho scoperto tra le innumerevoli strane trappole della nostra mente il bias della rima. È il bias per cui tendiamo a credere inconsciamente di più alle frasi che contengono una rima rispetto a quelle che non ce l’hanno. All’inizio mi ha fatto sorridere e mi sono chiesta perché fermare l’attenzione su un bias di questo genere. I bias sono errori cognitivi che tutti utilizziamo in modo inconsapevole, poiché è il nostro cervello che ce li propone per permetterci di prendere decisioni in fretta e senza fatica e sono utili per non dover gestire tutti gli stimoli che riceviamo e per darci la possibilità di dedicare la nostra attenzione in modo focalizzato solo su ciò che ci interessa.
Sono potenzialmente pericolosi però perché, soprattutto poiché inconsapevoli, possono irrigidire i nostri processi decisionali ed i nostri comportamenti. Il bias della rima lo avevo percepito come innocuo e non riuscivo a comprendere che tipo di problema o trappola potesse creare nelle nostre decisioni. Ma poi ho capito e mi sono ricreduta.
Provate a pensare ad un conflitto tra parenti per risolvere un problema sull’eredità o su come sistemare il nonno anziano durante le vacanze. Se il mio cervello mi propone come vera la facile rima di “parenti serpenti” inconsapevolmente sono spinta a restare sulle mie posizioni ed evito di fare sforzi per mettermi nei panni dell’altro o per trovare una soluzione che possa aiutare a gestire i contrasti. La trappola diventa quelle di darmi velocemente giustificazioni per non intervenire realmente e per tenere ferma la mia posizione.
Pensate in azienda. Quanti capi di fronte alla propria incapacità di delegare si dicono inconsapevolmente “Inutile chiedere al team di fare questa attività: d'altronde chi fa da sé fa per tre” ed evitano di mettersi in gioco lavorando su sé stessi per migliorare le proprie abilità di comunicazione e di confronto con i collaboratori? Ho in mente molte persone che a valle di errori decisionali fatti sulla base di pochi dati e fatti si giustificano con un facile “Chi non risica non rosica” e evitano di approfondire l’impatto della loro decisione e di definire come porvi rimedio.
Sto pensando anche ad alcune aziende dove la cultura dominante è molto resistente verso l’innovazione e dove ci si consola rispetto alle novità che la concorrenza riesce invece a proporre sul mercato con un semplice e inconsapevole “Sopra le scarpe nuove, prima o poi ci piove”. I proverbi e le rime sono spesso considerati come frutto della saggezza popolare, ma sono in realtà un modo per fissare dei concetti e delle credenze, ossia rappresentano ciò che alcune persone in un dato contesto hanno definito come una possibile verità.
Se è vero che la rima inganna il nostro cervello e trasforma i contenuti dei proverbi in verità più facili da credere rispetto ad altre verità, dobbiamo fare attenzione. I proverbi potrebbero davvero influenzare in modo inconsapevole il nostro modo di pensare ed agire. Attenzione quindi alle rime e ai detti popolari: quando li utilizziamo proviamo a verificare se lo stiamo facendo per darci una facile e veloce giustificazione verso una situazione che non vogliamo affrontare, e controlliamo se per caso stanno riducendo la nostra capacità critica e ci stanno impedendo di giocare un ruolo attivo.Tutte le volte? Non saprei. D'altronde …”Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”.
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