Il Borgo punta su lusso e qualità, più investimenti per crescere
L'azienda di Borgo San Lorenzo produce maglieria cashmere per le grandi firme. Il patron Fredducci: «Produzioni per terzi e marchio proprio, stiamo costruendo un nuovo stabilimento»
di Silvia Pieraccini
3' di lettura
Quando si parla dei terzisti dei grandi marchi della moda, cioè delle aziende che producono i capi preziosi destinati alle vetrine internazionali, è sempre difficile immaginare dove (e come) essi lavorino. In questo caso l’operazione è ancora più ardua perché Il Borgo, azienda familiare nata nel 1949 che produce maglieria di lusso da uomo e da donna, lo fa tra le montagne del Mugello, in Toscana, e dunque al di fuori di un distretto industriale e di un’area “fertile” per il settore moda; e lo fa – ecco l’altra particolarità - usando soprattutto le mani: intagli, intrecci, patchwork, applicazioni e ricami rappresentano il “cuore” dell’attività e danno corpo a quel “saper fare” artigianale che rappresenta il patrimonio della manifattura italiana.
«Produciamo circa 35-40mila capi in maglia all’anno – spiega il patron Franco Fredducci nello stabilimento di Borgo San Lorenzo (Firenze) che guida con la moglie Serena Landi e i figli Matteo e Elia, rappresentanti della quarta generazione – e quasi tutti questi capi hanno almeno un’applicazione a mano. È la nostra forza: finché avremo le mani, non avremo paura di nessuno». Il filato utilizzato è soprattutto cashmere, bandite le fibre artificiali. I clienti si chiamano Hermès, Chanel, Loro Piana, Ferragamo e via dicendo. Ma non solo. Da qualche anno Il Borgo ha dato vita a un marchio proprio di maglieria che sta crescendo sul mercato internazionale. «Sono sempre stato convinto che “dipendere” dalle commesse degli altri, anche se sono grandi marchi che non ci hanno mai fatto mancare il lavoro, potesse rappresentare un rischio per l’azienda e soprattutto per i dipendenti», spiega Fredducci che impiega 60 persone all’interno dello stabilimento più una quarantina di lavoranti a domicilio. «Sento una grande responsabilità nei loro confronti – aggiunge l’imprenditore - perché qui siamo una grande famiglia. Per questo nel 2014 abbiamo deciso di lanciare un marchio nostro, che potesse renderci indipendenti dagli altri e permetterci di salvare un mestiere. Un tempo il Mugello era il centro del ricamo di Firenze, ma oggi si rischia di perdere queste competenze».
La collezione Il Borgo (il nome, così come quello dell’azienda, vuol sottolineare il legame col paese di Borgo San Lorenzo) ricalca il livello qualitativo delle produzioni per terzi. La distribuzione avviene nei negozi multimarca e nei due monomarca aperti a Firenze, uno in centro storico, l’altro all’interno dell’hotel Four Seasons. Ora l’azienda sta pensando all’espansione retail, forse a Milano e Londra, e sta inserendo nuove figure per darsi un assetto più industriale in vista dell’ulteriore crescita.
Il 2022 si è chiuso con 6,5 milioni di fatturato, in aumento del 30% sul 2021: 5 milioni arrivano dalle commesse per terzi, 1,5 milioni dal marchio proprio. Il 2023 è cominciato in modo brillante, trainato dal buon andamento del segmento lusso.
«Siamo decisi a sviluppare entrambe le strade, produzioni per terzi e marchio proprio – spiega Fredducci – per questo stiamo costruendo un nuovo stabilimento da 550 metri quadrati, che sarà collegato all’attuale di 1.200 mq, e che richiederà un investimento di 1 milione di euro e porterà altre assunzioni. In dieci anni siamo passati da 12 a 61 dipendenti e cresceremo ancora di sei-sette unità. La pandemia ha lasciato dei vuoti nel mercato del lusso e noi li possiamo riempire proponendo un prodotto di qualità superiore a prezzi sostenibili, com’è quello a marchio Il Borgo». Il problema è solo uno: la manodopera difficile da trovare, tanto più in un’area che non ha una tradizione nella moda.
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