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Il Borro compie 30 anni e brinda all’apertura per tutto l’anno

Il borgo di lusso toscano

di Silvia Pieraccini

I proprietari. Ferruccio Ferragamo con i figli Salvatore e Vittoria

2' di lettura

Sono passati 30 anni da quando Ferruccio Ferragamo, secondo dei sei figli del “calzolaio delle stelle” che negli anni Venti aveva incantato Hollywood con le sue creazioni, pensò di diversificare gli investimenti di famiglia. All’epoca il business della moda lo impegnava parecchio (era alla guida della maison del lusso dove è rimasto fino a un anno fa) e voleva cambiare prospettiva. Nel Valdarno aretino, zona che l’imprenditore frequentava per le battute di caccia, il duca Amedeo d’Aosta aveva messo in vendita la grande tenuta agricola del Borro, uno scrigno di fascino decadente tra le alture del Pratomagno a nord e quelle del Chianti a sud. In tutto si trattava di 1.100 ettari che comprendevano un borgo medievale e una dimora storica, danneggiati durante la seconda guerra mondiale, e poi casali, ruderi, boschi, prati, oliveti e vigneti. Ferruccio fece un consulto di famiglia e nel 1993 decise di acquistare Il Borro per sei miliardi di vecchie lire, dando così inizio a un restauro rispettoso della storia e del paesaggio.

«Qui non produrremo vino, perché non sappiamo farlo, ma Il Borro diventerà un gioiello dell’ospitalità in campagna», annunciò Ferruccio sorprendendo tutti. Anni e anni di investimenti («non so davvero quanti soldi ci ho messo») hanno trasformato il borgo abbandonato e fatiscente in uno dei più prestigiosi hotel-diffusi della campagna toscana, affiliato Relais & Chateaux, con 200 posti letto distribuiti tra suite e ville, quattro ristoranti, spa, piscine, galleria d’arte, maneggio, pollaio, ovile, frantoio. Alla fine, a dispetto delle previsioni, è arrivato anche il vino – con 85 ettari di vigneti che danno 12 etichette bio - grazie alla passione enologica di Salvatore, figlio di Ferruccio, che lavora nella tenuta insieme con la sorella Vittoria, responsabile dell’orto biologico e della sostenibilità. Oggi Il Borro produce verdure, olio, miele, formaggi nel caseificio interno. Da qualche tempo ha lanciato una linea di prodotti confezionati, dalle gallette alla birra, dal pomodoro alla pasta. Ma gli investimenti non sono finiti: l’azienda sta realizzando un polo logistico ad Arezzo (ha acquistato all’asta un magazzino); sta allargando il centro benessere; meccanizzando il caseificio; reimpiantando vigneti.

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«Sarebbe stata una missione quasi impossibile se non avessimo avuto cuore», sorride Ferruccio Ferragamo che per i 30 anni della tenuta ha voluto un libro fotografico, “Il Borro Toscana” edito da Gruppo Editoriale, che racconta il legame con la proprietà. Al Borro in estate lavorano quasi 200 persone, che si dimezzano in inverno, anche se ora l’obiettivo è rimanere aperti tutto l’anno (per adesso si è sperimentata l’apertura nei fine settimana invernali). Il gioiello del Valdarno ormai è decollato e produce cassa: «Nel 2022 Il Borro ha realizzato un ebitda del 22% con un fatturato di 19 milioni di euro – conclude Ferruccio – era difficile da prevedere 30 anni fa, quando mi sono innamorato di questo posto».

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