ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùDa patologie stagionali a croniche

Il cambiamento climatico allunga la stagione delle allergie per 10 milioni di italiani

Questo fenomeno secondo gli esperti porterà a un aumento dei casi del 5% nei prossimi 5 anni

di Francesca Indraccolo

(New Africa - stock.adobe.com)

5' di lettura

La primavera perde il primato di stagione delle allergie. Il cambiamento climatico e il conseguente innalzamento delle temperature, che causano la fioritura anticipata di piante quali betulla, parietaria, graminacee, cipresso e olivo e la prolungano nel tempo, favoriscono una presenza degli allergeni nell’aria per un periodo più lungo rispetto al passato e in una concentrazione maggiore. Lo sanno bene i dieci milioni di italiani che ne soffrono e che da qualche anno a questa parte hanno cominciato ad accusare i sintomi tipici - rinite, congiuntivite, tosse stizzosa tra i più comuni e, nei casi più seri, l’asma -, già alla fine dell’inverno o anche in estate e in autunno.

Questo fenomeno, secondo gli esperti, porterà a un aumento dei casi del 5% nei prossimi 5 anni e che ha già una ricaduta sull’inquadramento di queste patologie, non più considerate da un punto di vista clinico come malattie stagionali ma croniche.

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L’impatto dell’innalzamento delle temperature sulla flora

«La progressiva tropicalizzazione del clima ha conseguenze importanti sull'ambiente vegetale – spiega Francesca Puggioni, specialista in malattie dell'apparato respiratorio e capo-sezione clinico organizzativo dell'Immuno Center di Humanitas, Rozzano oltre che membro del consiglio direttivo della Siaiic, la Società Italiana di allergologia, asma e immunologia clinica – e comporta che i pazienti allergici sono esposti a uno o più allergeni per un arco di tempo più esteso, con una durata più lunga della sintomatologia e un impatto significativo sulla qualità della vita, soprattutto se l'aderenza alle terapie non è ottimale o se si opta per il fai fa te. La situazione è ulteriormente complicata dalla scarsità delle piogge e delle nevicate che non riescono ad abbattere la quantità di pollini in circolazione».Il riscaldamento globale ha di fatto stravolto il calendario pollinico, strumento utile per medici e pazienti per programmare e calibrare le cure, che indica, in base alle differenti aree geografiche e alle rilevazioni di enti specializzati, la presenza degli allergeni che causano problematiche respiratorie.

Cambia anche la composizione della vegetazione

«L'andamento dei pollini – aggiunge Puggioni – è condizionato anche da un cambiamento nella composizione della vegetazione. A ogni grado di aumento della temperatura la flora si sposta da sud a nord di 100 chilometri. Ad esempio, ora troviamo una diffusione di olivi anche al nord, con la conseguenza che i pazienti sono esposti a più allergeni rispetto al passato. Se guardiamo agli asmatici, le crisi potrebbero essere più frequenti e di più difficile gestione». «Secondo i dati Istat del 2019 in Italia - prosegue la dottoressa - sono deceduti 500 pazienti per crisi asmatiche acute, nonostante sia una malattia curabile con la somministrazione del farmaco inalatorio più adatto sia in cronico che utilizzato al bisogno. Bisogna avere la consapevolezza che le allergie non sono malattie di serie b perché hanno un impatto sulla qualità della vita e sulla vita stessa».

Qual è la causa delle allergie?

La ricerca ha individuato l'origine delle allergie nei geni: «La predisposizione a soffrire di allergie – spiega ancora Puggioni - è scritta nel nostro DNA ed è trasmissibile. Questo significa che da una mamma allergica nel 60% dei casi nascerà un bambino allergico. Se il papà è allergico, le probabilità che il figlio sviluppi un’allergia saranno del 40%. Se sono allergici entrambe i genitori, avremo una possibilità pari al 100%». Alla predisposizione genetica si aggiungono fattori ambientali, come l'inquinamento, e climatici che possono impattare sul sistema immunitario peggiorando lo stato di infiammazione allergica. «In chi ha sofferto da piccolo di allergie alimentari o di dermatite atopica, l'insorgenza dei sintomi si verifica più frequentemente in età adulta, dai 30 anni in poi Ma, in generale, le allergie potrebbero esordire anche a 70 anni. Chi sviluppa una rinite allergica a 20 anni, se non adeguatamente seguito, potrebbe essere un asmatico a 40 e un paziente con insufficienza respiratoria a 60», sottolinea la specialista.

Le allergie come un mondo sommerso

Le allergie sono certamente anche sottostimate in termini numerici, perché i dati a disposizione sono correlati agli accessi ospedalieri, ma persone con sintomatologia lieve o moderata si rivolgono ai medici di medicina generale o, a volte, si curano da sole utilizzando farmaci da banco in farmacia. «I dati del rapporto Istat 2021 – specifica la specialista – hanno evidenziato che il 10% dei prodotti da banco venduti in Italia è costituito da prodotti per alleviare la sintomatologia allergica».Il consiglio è dunque quello di rivolgersi a centri specializzati in modo che il paziente sia preso in carico sotto il profilo diagnostico e terapeutico con un approccio multidisciplinare. Le vie aeree superiori e inferiori, ad esempio, devono essere valutate e trattate dall’allergologo e dallo pneumologo in collaborazione con l’otorinolaringoiatra, la sintomatologia cutanea con il dermatologo. «Si deve pensare alla patologia allergica come a una patologia del sistema immunitario della persona e non limitarsi solo a tamponare con i farmaci il singolo sintomo», segnala Puggioni.

Le novità per inquadrare il problema e le nuove terapie

La diagnostica e la farmacologia negli ultimi anni hanno fatto passi da gigante. I progressi scientifici hanno potenziato il panel degli strumenti a disposizione dell'allergologia. «È disponibile un esame del sangue – spiega Puggioni - che può individuare fino a 300 allergeni causa di allergie alimentari o inalatorie. Grazie all'intelligenza artificiale, inoltre, si possono identificare le cosiddette cross-reazioni tra pollini e alimenti o le sensibilizzazioni genuine: l'esame ci permette di indicare al paziente una dieta personalizzata, prevenire reazioni anche gravi, come lo shock anafilattico, e individuare il giusto trattamento immunoterapico allergene specifico». Sono disponibili, infatti, nuovi vaccini che possono essere scelti in base al profilo immunitario del paziente: in formulazioni in gocce o compresse si possono assumere al domicilio evitando l’ospedalizzazione del paziente e sono l'unica cura causale delle allergie perché “insegnano” al nostro sistema immunitario a tollerare l'allergene e cambiare la storia naturale della malattia allergica.

La cura della rinite e dell'asma ha nuove armi a disposizione

È fondamentale ricordare che la terapia gold standard della rinite allergica è lo spray nasale a base di cortisteroide e non solo l'antistaminico. «Attualmente – ricorda - abbiamo a disposizione anche formulazioni che oltre allo steroide contengono antistaminico e permettono un controllo ottimale della sintomatologia». Sono utili anche gli antistaminici di ultima generazione. «Questi nuovi farmaci non provocano sonnolenza. Per quanto riguarda l'asma bronchiale allergico anche la tecnologia dei device, come spray bronchiali o la polvere inalatoria, ha fatto molti passi avanti migliorando la funzionalità e la ricerca ci ha permesso di avere a disposizione nuovi principi attivi di corticosteroidi e broncodilatatori che hanno un’alta affinità con i recettori polmonari, agiscono anche a dosaggi minimi rispetto al passato e non causano effetti collaterali sistemici”, precisa la specialista.

Un aiuto in più per i pazienti

Molto si è fatto e si fa anche per favorire l'aderenza alle terapie: «È possibile scegliere con il paziente il regime delle somministrazioni. Si può concordare una monoterapia giornaliera oppure due volte al giorno o al bisogno, a seconda delle caratteristiche di malattia. Da qualche giorno, inoltre, per i pazienti affetti da asma bronchiale grave è disponibile un trattamento che in un unico inalatore contiene tre principi attivi, un corticosteroide e due broncodilatatori, che ha dimostrato essere efficace nei pazienti con ostruzione bronchiale persisitente e che permette di avere un'aderenza alla terapia più facile anche da parte del paziente. Come società scientifica, siamo al fianco delle associazioni di pazienti anche nella battaglia per rendere mutuabili tutti i farmaci e i vaccini, il cui acquisto è attualmente a carico totale dei pazienti», conclude Puggioni.


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