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Il lato oscuro degli Stati Uniti: l’esercito dei 600mila senza tetto nelle grandi città

Senza soluzioni. Indigenza, problemi di salute mentale, droghe: il fenomeno degli homeless non ha tregua nemmeno nei momenti di ripresa dell’economia e mette in crisi la tenuta sociale del Paese. Scontro tra i democratici e la richiesta di ordine della destra

di Marco Valsania e Luca Veronese

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5' di lettura

Sono quasi 600mila ogni notte. E anche di giorno rappresentano una delle ferite sociali più visibili e intrattabili degli Stati Uniti. È l’esercito degli homeless, dei senza tetto, che si concentra nelle grandi città americane: da New York a Los Angeles, da San Francisco a Chicago.

La dimensione del dramma è nelle cifre. Secondo le analisi più recenti della National Alliance to End Homelessness e dello Hud, il dipartimento per l’Edilizia e lo sviluppo urbano, i senzatetto negli Stati Uniti sono aumentati del 6% dal 2017 e oggi sono 582.462: 18 americani ogni 10mila non hanno un’abitazione dove vivere, per indigenza o altri motivi, dormono all’aperto, in ripari di fortuna o in ricoveri organizzati dalle comunità. Sono dati, a ben vedere, non dissimili da quelli dell’Europa o anche dell’Italia ma che stridono con più forza nella prima economia mondiale, anche per la mancanza di un Welfare in grado di alleviare la condizione delle persone più povere.

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Negli Usa il 22% dei senzatetto, oltre 127mila persone, sono considerati senza casa cronici, il 6% sono veterani delle forze armate, il 5% giovani o giovanissimi, senza famiglia con meno di 25 anni. Gli afroamericani, solo il 13% della popolazione complessiva, costituiscono invece il 39% degli homeless. E quasi certamente le statistiche ufficiali sottostimano il fenomeno, per la difficoltà evidente di censire una popolazione che vive nell’ombra.

La crisi degli homeless trova anche eco nella politica. L’opposizione repubblicana, soprattutto la destra vicina a Donald Trump, oggi impegnata nella campagna per la Casa Bianca del 2024, fa del malessere delle grandi città americane uno spauracchio, il simbolo del declino del Paese, denunciando il degrado e i crimini che sarebbero favoriti dalla gestione troppo morbida dei democratici.

Ma non sembrano esserci facili soluzioni a una emergenza che ha radici profonde, nella struttura sociale e nel sistema economico degli Usa. E a poco sono finora valse, da una costa all’altra del Paese, sia le proposte progressiste che puntano a maggiori fondi e programmi di assistenza, che l’enfasi conservatrice che vuol minimizzare le responsabilità governative e puntare sull’ordine pubblico.

Alle spalle degli homeless c’è una miscela di sfide irrisolte, che si aggravano con la debolezza economica ma non sono mai state sanate neppure nei momenti di ripresa e che mettono in discussione la solidità e l’efficacia dell’intero Welfare. Si intrecciano condizioni di povertà che riguardano il 12% della popolazione: quasi 40 milioni di persone e una percentuale poco cambiata in decenni. Emergono striscianti eredità del razzismo. E i danni della sotto occupazione, oltre a quelli della disoccupazione, che gonfia i ranghi dei working poor senza dimora fissa: persone che hanno un lavoro ma non guadagnano abbastanza da potersi permettere una casa. C’è l’impatto delle malattie mentali e delle epidemie di stupefacenti. Poi l’aumento dell’immigrazione illegale, destinata a generare nuovi poveri. Soprattutto si sommano, oggi, una storica carenza di case popolari, la fine di aiuti pubblici straordinari introdotti per la pandemia e l’impennata dei costi abitativi amplificata dalle fiammate dell’inflazione: gli affitti continuano a crescere dell’8% l’anno. I dati federali mostrano che oltre 37 milioni di famiglie sono a rischio e riportano forme di insicurezza abitativa o eccessivo peso del caro-casa.

I simboli della crisi sono tanti. Los Angeles, dove in povertà vive il 14,2% della popolazione, almeno 1,4 milioni di persone, è diventata capitale nazionale degli homeless. Da sei mesi la città californiana ha dichiarato un vero stato di emergenza contro la crisi dei senzatetto, per dare alle autorità locali più poteri di intervento. «Migliaia di cittadini dormono per strada o in auto ogni notte, ogni notte alcuni di loro muoiono», ha dichiarato il sindaco Karen Bass: nell’ultimo anno questa popolazione vulnerabile è aumentata del 10% nel centro urbano.

La ricerca di nuove vie d’uscita si è fatta affannosa. Poco lontano dalla fabbrica dei sogni di Hollywood, nella cittadina di 40mila abitanti di Culver City, l’incubo ha spinto il Consiglio comunale ad approvare tra le polemiche un’ordinanza che vieta accampamenti. In alcune zone della costa occidentale il sindacato del personale alberghiero sta portando avanti una proposta per introdurre una sovrattassa finalizzata ad aiutare i lavoratori a reddito più basso in difficoltà con la casa e per offrire stanze libere negli hotel agli homeless pagate da un voucher municipale. L’intera California soffre di record di homeless: 171mila persone in media a notte, il 30% del totale nazionale. Ben 44 persone ogni 10mila, in aumento del 43% dal 2012.

Al secondo posto, in questa preoccupante classifica, viene lo stato di New York, con 91.271 senza casa. Accampati alla meglio anzitutto nella città, dove le associazioni di assistenza calcolano oltre 84.500 homeless in media ogni notte, compresi 27.500 bambini, con un incremento allarmante del 66% in un decennio. Ad aggravare il problema abitativo, è ora l’arrivo di 100mila migranti in città solo dalla scorsa estate, parte delle nuove ondate migratorie dal Sud del mondo. E se un terzo dei neworchesi è nata all’estero, la metropoli oggi fatica ad assorbire il numero degli arrivi, che finiscono inevitabilmente per nutrire il numero dei senzatetto. Il sindaco Eric Adams - in una città dove in povertà vivono 2,7 milioni di persone - ha varato una carta dei diritti degli homeless che permette loro di dormire in alcuni spazi pubblici.

Tutte le grandi città risentono della crisi. Ancora in California, a San Francisco e nella circostante Bay Area il dramma contrasta con la ricchezza della Silicon Valley: il 70% dei residenti indica proprio i senzatetto tra i primi tre problemi della città. Ogni notte 38mila persone non hanno casa: il numero dei clochard è in aumento del 35% dal 2019 e tra loro il 35% è considerato ormai un senzatetto cronico. E il fenomeno rischia di aggravarsi perché il 10% dei residenti vive in condizioni di assoluta povertà e il 30% ha redditi molto bassi in una delle zone più care del Paese.

Ancora: una grande metropoli del Midwest come Chicago registra oltre 68mila homeless: il ricorso ai rifugi municipali è aumentato negli ultimi anni del 50%. Il tasso di povertà qui è del 16,4% e sale al 20,6% tra le minoranze etniche e al 23% tra i giovani. Anche in una città ricca come Boston gli homeless sono più di 1.500 e stanno aumentando, dando vita ad accampamenti urbani.

La stessa capitale Washington, centro dei dibattiti politici sugli sforzi di riforma sociale, è sotto assedio: i sobborghi hanno assistito a un incremento degli homeless del 26% in un anno e la città del 12%. Quasi 9mila persone non hanno un tetto, all’ombra della Casa Bianca e del Campidoglio.

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