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Il metalmeccanico a Mantova sfida la crisi

Il distretto cresciuto attorno a Suzzara registra livelli
di competitività superiori alla media nazionale del settore. Export +35% in 3 anni

di Giovanna Mancini

Centro Tecnologico di Mantova

3' di lettura

Un fazzoletto di terra che si estende su sei piccoli Comuni, nell’Oltrepo mantovano, verso il confine con l’Emilia-Romagna, con appena 50mila abitanti. Eppure è in quest’area circoscritta, nel tempo ampliatasi inglobando altri territori attigui, che si trova uno dei più importanti e dinamici distretti metalmeccanici italiani, nonché uno dei settori trainanti della manifattura provinciale, con il 44% degli addetti complessivi e il 60% dell’export, secondo i dati della Camera di Commercio locale, relativi al 2020.

Il nucleo storico del distretto, racconta il responsabile del Centro Tecnologico di Mantova, Stefano Gorni, si è sviluppato all’inizio del secolo scorso attorno ai centri urbani di Suzzara, Pegognaga, Gonzaga, Motteggiana, San Benedetto Po e Moglia, i cosiddetti «Comuni Core», che da soli contano oggi oltre 6mila addetti nel settore. «Con la meccanizzazione dell’agricoltura, nacquero a inizio Novecento le prime officine meccaniche, che realizzavano attrezzature per la trebbiatura, per la raccolta e trasformazione delle colture», spiega Gorni. Il secondo dopoguerra segnò il processo di industrializzazione per molte di quelle che in origine erano poco più che botteghe artigiane, mentre dagli anni 70 in avanti si assistette anche al trasferimento delle competenze e tecnologie meccaniche in altri settori produttivi, oltre a quello agricolo, dando vita a un’estrema varietà di produzioni e applicazioni industriali che ancora oggi contraddistingue il territorio e ne rappresenta uno dei punti di forza, spiega Giovanni Foresti, economista della Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo, che ha curato assieme a Sara Giusti ed Enrica Spiga un’indagine sul distretto.

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Il progetto (promosso dal Centro Tecnologico e realizzato insieme a Intesa Sanpaolo, Camera di Commercio di Mantova, Api Industria Mantova, Confindustria Mantova, Confederazione nazionale artigiani e piccole e medie imprese Mantova, Confartigianato Imprese Mantova) nasce dalla volontà di comprendere le peculiarità che fanno di questo sistema uno dei più competitivi tra i 39 distretti metalmeccanici italiani. «Nei primi nove mesi del 2022 l’export del settore nel mantovano è cresciuto del 35% rispetto allo stesso periodo del 2019, un dato più alto rispetto a quello nazionale della filiera metalmeccanica, cresciuta del 22%, ma anche di quello medio lombardo, che è stato del 20%», spiega Foresti. La maggiore competitività è dovuta a diversi fattori: in particolare alla propensione innovativa delle aziende e, come detto, alla capacità di diversificare gli ambiti di applicazione, che vanno dall’agricoltura alla metallurgia, fino all’automotive.

Il tema dell’innovazione è centrale: nel triennio 2017-2019 l’84% delle imprese ha introdotto almeno una innovazione. Una percentuale molto elevata, che raggiunge il 96% per le realtà industriali più grandi, ma che anche tra le piccole e le micro-imprese arriva a livelli importanti (l’83,8% e il 78,6%), superiori ad altri settori o distretti. A questa capacità di innovare contribuisce anche l’attività del Centro Tecnologico, un Consorzio privato con finalità pubblica costituito da 30 aziende e due associazioni (Confindustria e Api industria Mantova), fondato nel 1999 proprio per supportare la spinta innovativa delle imprese locali, ma che oggi offre i suoi servizi anche ad aziende di altre province e regioni, in particolare nella vicina Emilia-Romagna. «Organizziamo attività di formazione aziendale, consulenza tecnica e organizzativa nelle aziende, e forniamo supporto alle imprese attraverso i nostri laboratori e servizi tecnici – spiega Stefano Gorni –. Abbiamo un laboratorio dedicato all’analisi dei materiali metallici; uno per saldatura e controllo non distruttivi; un laboratorio di caratura degli strumenti di misura».

Questo ecosistema produttivo si fonda anche su una rete formativa che nel tempo si è specializzata per rispondere alle esigenze delle imprese del settore. A cominciare dalla Scuola di arti e mestieri fondata nel 1867, anch’essa aderente al Centro Tecnologico, fino agli istituti tecnici locali e alle università vicine, comprese quelle di Modena Reggio Emilia e di Ferrara. «Le aziende che abbiamo intervistato nel report esprimono mediamente soddisfazione per la qualità del sistema formativo territoriale – spiega Giovanni Foresti –. Tuttavia, la difficoltà nel reperire manodopera specializzata e qualificata è una delle maggiori criticità indicate dagli imprenditori, per la precisione dal 68,3% degli intervistati, con punte del 76,3% tra le aziende dei Comuni non Core e del 78,9% tra quelle più evolute dal punto di vista tecnologico».

Tra gli elementi di forza del distretto, Foresti indica la presenza di filiere ramificate a livello locale. Nel triennio 19-21, la distanza media degli approvvigionamenti nel distretto mantovano della metalmeccanica è stata di 100 km, inferiore alla media dei distretti italiani di questa filiera (130 km) e in prospettiva emerge che il ricorso a fornitori della provincia tenderà ad aumentare. Viceversa, si può fare di più sul fronte tecnologico: oggi prevalgono investimenti nella robotica, soprattutto in ambito produttivo, mentre la tecnologia è ancora poco diffusa nella ricerca e sviluppo, nella logistica, nella commercializzazione e nelle attività amministrative.

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