ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùIl confronto sul prossimo bilancio e le politiche industriali

Il piano Step e il futuro della Ue

Lo scorso 20 giugno la Commissione europea ha proposto la revisione intermedia del bilancio settennale dell’Unione

di Marco Buti e Marcello Messori

(Reuetrs)

3' di lettura

Lo scorso 20 giugno la Commissione europea ha proposto la revisione intermedia del bilancio settennale dell’Unione (Qfp: 2021-2027). La posta in gioco è rilevante. Si tratta di attuare un percorso di rafforzamento della capacità fiscale centrale per l’offerta di Beni pubblici europei (Bpe). Le richieste della Commissione ammontano a circa 100 miliardi di euro di risorse addizionali da destinare, per un quarto, ad “aggiustamenti tecnici” e, per i rimanenti tre quarti, a priorità politiche ed economiche.

La componente degli aggiustamenti tecnici (circa 20 miliardi) è, in prevalenza, destinata a coprire gli inevitabili aumenti degli interessi sui titoli emessi dalla Commissione per il finanziamento di Next Generetion-Eu (Ngeu); 50 e 15 miliardi servono, rispettivamente, per fornire aiuti aggiuntivi all’Ucraina e per rinforzare le politiche migratorie. Infine, i restanti 10 miliardi sono destinati al finanziamento di una nuova iniziativa a sostegno della politica industriale della Ue (la Strategic Technologies for Europe Platform: Step), che è resa improcrastinabile dalle ingenti misure adottate nelle aree concorrenti (a cominciare da Stati Uniti e Cina). A differenza di quanto annunciato dalla presidente della Commissione nel discorso sullo stato dell’Unione del settembre scorso, Step non è un Fondo di Sovranità ma una piattaforma volta ad aggregare e rafforzare programmi della Ue già esistenti. L’obiettivo è stimolare lo sviluppo e la produzione del deep tech (ossia tecnologie di eccellenza, quali il calcolo ad alte prestazioni e la microelettronica), delle tecnologie pulite (come le energie rinnovabili) e delle biotecnologie. In particolare, Step destina 3 miliardi addizionali a InvestEU, il programma che incentiva investimenti pubblici e privati tramite garanzie di bilancio con un forte effetto leva. Cinque miliardi sono allocati in sovvenzioni a progetti per la neutralità climatica nell’ambito del Fondo per l’Innovazione; 500 milioni vanno ai finanziamenti azionari di tecnologie innovative tramite il Consiglio per l’Innovazione e 1,5 miliardi sono assegnati allo European Defence Fund. La Commissione propone di aumentare la flessibilità nell’utilizzo delle risorse disponibili mediante tassi più alti di co-finanziamento in caso di destinazione dei fondi di coesione alle tecnologie menzionate. Inoltre, è prevista la creazione di un Portale sovrano per garantire un unico punto di accesso ai finanziamenti connessi a Step e l’introduzione di un Sigillo sovrano per quei progetti di qualità che, seppur ritenuti idonei, non sono stati finanziati a livello europeo per carenza di risorse. Infine, la Commissione mira a reperire maggiori risorse proprie per aumentare capacità di spesa.

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A una prima lettura, le iniziative della Ue appaiono modeste se rapportate al trilione di dollari mobilitato dall’amministrazione Biden grazie allo Inflation Reduction Act. Tali iniziative possono essere considerate deludenti da alcuni Stati membri che, come l’Italia, auspicavano l’immediato varo di un più ambizioso Fondo di sovranità (si veda il non-paper italiano di fine maggio). Per giunta, esse non attribuiscono sufficiente rilievo agli Ipcei, un programma per lo sviluppo di progetti comuni a differenti Paesi Ue che non ha finora beneficiato di finanziamenti centralizzati ma che potrebbe diventare importante per la produzione di Bpe. In generale, la proposta non innesca una politica industriale in grado di affermare un rinnovato e competitivo modello produttivo Ue nel lungo periodo. Tuttavia, se si considera che il processo di centralizzazione della capacità fiscale della Ue non può che essere graduale a causa dei vincoli di assetto istituzionale dell’area, il metro di valutazione cambia. Va apprezzato che la revisione del Qfp (inclusa la piattaforma Step) rafforza la tendenza verso l’utilizzo di risorse centrali per la produzione di Bpe (come definiti in un recente lavoro, pubblicato su VoxEu insieme ad Alessandro Coloccia). Anziché limitarsi a programmi basati su trasferimenti decisi ex ante verso gli Stati Membri (come è accaduto con NgEu), la Commissione si propone infatti di finanziare progetti europei con fondi europei per sfide europee. L’obiettivo è di pervenire alla revisione del Qfp entro la fine dell’anno grazie all’approvazione del Consiglio Ue e del Parlamento europeo. Come indica la discussione all’Ecofin di due giorni fa, i negoziati non saranno in discesa. Specie il varo di Step e i connessi 10 miliardi sollevano le critiche di quei Paesi che escludono incrementi nel budget Ue prima che vi sia riscontro dell’efficiente utilizzo delle risorse di NgEu. Per contro, Paesi come l’Italia e la Francia condividono l’ispirazione generale della Commissione ma stigmatizzano l’esiguità degli stanziamenti proposti. In ogni caso, questa revisione rappresenta un banco di prova in vista del prossimo Qfp 2028-2034. Un suo ridimensionamento sarebbe il segnale che lo spirito di cooperazione fra Stati membri, innescato dalla pandemia e alla base di NgEu, è in via di esaurimento. Una sua approvazione nell’attuale configurazione segnerebbe invece un passo avanti, piccolo ma significativo, per la produzione di Bpe.

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