Relazioni

Il primo amore somiglia all’ultimo

Nel rapporto tra giovanissimi, spesso fusionale e totalizzante, il mondo esterno scompare dal campo visivo

di Paolo Legrenzi

3' di lettura

Nel racconto Il barone rampante di Italo Calvino, il nobile Cosimo Piovasco di Rondò rifiuta l’autoritarismo terreno e sceglie per sempre la vita sugli alberi. Un bel giorno viene a sapere che ci sono degli Spagnoli che non possono toccare terra. Cosimo va da loro e incontra Ursula. I due vanno per rami, si trovano stretti su un fragile pero e, a ogni gesto, finiscono per abbracciarsi. Comincia così il primo amore, giunto inaspettatamente: «bello da non capire come mai lo si potesse immaginare bello prima. E della sua bellezza la cosa più nuova era l’essere così semplice». A Cosimo allora parve che avrebbe dovuto essere sempre così. Ma poi la storia continua, un cattivo Gesuita li insidia, e Cosimo scoprirà che la semplicità è solo del primo amore.

Analisi dei primi amori

Umberta Telfener, studiosa delle relazioni, ci ha regalato una interessante, meditata, a tratti commovente analisi dei primi amori usando come fonti libri, film e «regalandoci» molti casi incontrati nella sua attività di psicoterapeuta. Uso il termine «regalare», che ricorre spesso nel libro, perché il primo amore è un’esperienza intima. Svelarla agli altri vuol dire regalare il periodo della nostra vita in cui lo spazio-tempo si è compresso in qualcosa di totalizzante, di puro, dalla bellezza inimmaginabile. I primi amori vivono all’interno di un mondo chiuso inosservabile dall’esterno.

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Se esaminiamo i primi amori descritti nei film e nei libri scopriamo che spesso finiscono perché irrompono le circostanze esterne, la vita degli adulti, la famiglia, insomma il caos delle possibilità impreviste e fuori dal controllo di Lei e Lui (o delle due Lei o dei due Lui).

Capita a Cosimo quando gli Spagnoli tornano a Granada. Capita nel film Nuovo cinema paradiso perché la famiglia di Lei cambia città e c’è un malinteso tra Lei e Lui. Un messaggio non viene recapitato per un disguido e poi riemergerà alla fine del film, troppo tardi, quando ormai Lei e Lui sono adulti maturi e il cinema sta per essere distrutto. Capita nella autobiografia di Nabokov: la rivoluzione russa scombussola il mondo e in un vortice di violenze scompare anche il primo amore.

François Truffaut

E così, i primi amori, almeno nei racconti, finiscono per lo più a causa di eventi avversi, non di decisioni. Nella storia del cinema François Truffaut è stato il solo regista a sviluppare un ciclo di cinque film in cui Antoine Doinel (attore Jean-Pierre Léaud) invecchia passando da bambino a una vita adulta con una progressione di amori che, inizialmente ingenui e semplici, finiscono poi per complicarsi sempre di più.

L’analisi dei primi amori è interessante trattandosi di un caso limite che ripropone quella tecnica classica della psicologia sperimentale che è la sottrazione. Considerate la storia di Ursula, Cosimo e del Gesuita. Eliminate ogni dettaglio e isolate la struttura geometrica astratta. Il cattivo Gesuita si trasforma visivamente in un grande trapezio spigoloso, Ursula diventa un dolce cerchietto e Cosimo un solido e protettivo quadrato. Se fate muovere sapientemente questi tre oggetti geometrici su uno schermo le traiettorie percorse sui rami da Ursula e Cosimo diventano le tracce di due figure che si attraggono. Le persone descrivono la scena come un cerchietto che viene difeso da un quadrato perché i due si vogliono bene mentre subiscono gli attacchi dell’aggressivo trapezio.

Da vecchi, se avete amato a lungo la stessa persona, può capitare un processo di sottrazione analogo. Tutto quello di cui il rapporto tra Lei e Lui si era arricchito, impastato, esperienze e intelligenze, impegni reciproci di lavoro, dolori e rimorsi, figli e percorsi di vita, un po’ alla volta sbiadisce, diventa sfondo, sempre più lontano. Torna a emergere qualcosa di simile al primo amore, fusionale, totalizzante, non intrecciato con altri elementi. Il mondo gradualmente scompare dal campo visivo. Come dice Ludwig Wittgenstein nel Tractatus (proposizione 5.633), nulla che è presente in questo campo visivo nuovo e depurato fa concludere che possa essere osservato da occhi esterni. Il primo e l’ultimo amore non appartengono al mondo ma segnano il limite di un nuovo mondo.

Primi amori. Uno, nessuno, centomila, Umberta Telfener, il Mulino, pagg. 243, € 16

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