Il rapporto Moneyval e le nuove iniziative europee in materia di antiriciclaggio
Il report 2021 si concentra soprattutto sugli ostacoli e le problematiche create dall’emergente settore degli asset virtuali e il crescente utilizzo di cripto-valute per il contrasto a riciclaggio e finanziamento del terrorismo
di Leonardo Borlini e Simone Lonati
3' di lettura
Gli Stati devono intensificare gli sforzi e il coordinamento per contrastare il riciclaggio dei capitali e il finanziamento del terrorismo. Questo, in sostanza, il grido di allarme contenuto nel rapporto annuale per il 2021, pubblicato lo scorso 4 maggio dal Comitato Moneyval, l’organo del Consiglio d’Europa che ha il compito di monitorare l’attuazione degli impegni internazionali in materia, appunto, di antiriciclaggio e contrasto al finanziamento del terrorismo dei 46 Stati membri dell’Organizzazione.
In particolare, secondo Moneyval, le giurisdizioni sottoposte al suo monitoraggio devono adottare una regolamentazione e una supervisione più rigide del settore degli asset virtuali e rispetto alle professioni che svolgono un ruolo di “gatekeepers” dei mercati, come gli esercenti delle professioni legali (avvocati e notai), i consulenti contabili e altri fornitori di servizi qualificati, la cui attività e prestazioni sono spesso abusate dai riciclatori.
In occasione della presentazione del rapporto, Elżbieta Frankow-Jaśkiewicz, presidente di Moneyval, ha dichiarato: «Lo scandalo dei Pandora papers nel 2021 dimostra la portata crescente della minaccia del riciclaggio di capitali e la persistenza dei riciclatori ad abusare del sistema finanziario internazionale per nascondere i loro proventi illeciti. Siamo di fronte a una combinazione di metodi di riciclaggio di capitali ben noti e di tendenze più recenti che richiedono un’azione e un coordinamento solidi da parte dei governi in Europa e in tutto il mondo».
Il rapporto 2021: focus sulle criptovalute
In effetti, il rapporto annuale per il 2021 si concentra soprattutto sugli ostacoli e le problematiche create dall’emergente settore degli asset virtuali e il crescente utilizzo di cripto-valute per il contrasto a riciclaggio e finanziamento del terrorismo. Per gli esperti Moneyval la soluzione del problema è lontana e, comunque, impraticabile stanti gli attuali assetti normativi degli Stati membri del Consiglio d’Europa. Infatti, la compravendita di asset virtuali e l’utilizzo di cripto-valute sfuggono alle tradizionali forme di controllo da parte di banche e altri intermediari finanziari su cui l’impianto profilattico della normativa anti-riciclaggio si innesta.
D’altra parte, il rapporto conclude che gli Stati membri mediamente continuano a dimostrare un moderato livello di efficacia nel contrastare i reati in discussione. Del tutto insoddisfacente, invece, è la conformità agli standard internazionali su aspetti specifici, tra cui spiccano supervisione del settore finanziario, trasparenza delle persone giuridiche, compliance del settore privato, applicazione di sanzioni finanziarie nel caso di finanziamento del terrorismo e della proliferazione di armi di distruzione di massa.
La riforma della normativa Ue
Per le imprese dei settori bancario e finanziario e le altre imprese e i professionisti coinvolti nella prevenzione di riciclaggio e finanziamento del terrorismo è interessante notare che le risultanze dell’analisi effettuata da Moneyval non si discostano significativamente da quelle contenute negli ultimi rapporti pubblicati dalla Commissione europea sull’attuazione delle c.d. quarta e quinta Direttiva UE anti-riciclaggio.
In poco tempo, da tali rapporti è scaturito l’ambizioso pacchetto di riforma della normativa Ue in materia di contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo, che la Commissione ha presentato il luglio scorso e che prevede anche l’istituzione di un’Autorità centrale dell’Ue. Il pacchetto si articola in un nuovo regolamento Ue in materia di adeguata verifica della clientela ed estensione degli obblighi di trasparenza in materia di beneficiari effettivi di operazioni finanziarie, asset patrimoniali e finanziari (ivi incluso il registro pubblico); nella revisione del regolamento Ue del 2015 riguardante i dati informativi che accompagnano i trasferimenti di fondi finanziari, che, nella proposta della Commissione, consentirà di tracciare anche i trasferimenti di cripto-asset; nella cosiddetta sesta direttiva anti-riciclaggio per la riforma dell’intera disciplina in materia di prevenzione del riciclaggio di proventi da reati e del finanziamento del terrorismo nei Paesi dell’Ue.
Le proposte sono al momento in discussione al Parlamento e al Consiglio dei Ministri dell’Ue. Prevedibilmente, non verranno approvate prima del prossimo inverno. Tuttavia, leggendone il testo, è agevole prevedere che la loro attuazione determinerà la necessità di una vasta riforma della normativa nazionale, insieme a nuovi obblighi per le imprese e gli altri soggetti designati e altrimenti coinvolti nella prevenzione dei reati di riciclaggio e finanziamento del terrorismo.
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