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Poco meno di 40 milioni di ricavi, il doppio del 2020 e molto oltre i livelli pre-Covid. Per le fonderie Ariotti la domanda resta elevata, grazie alla tenuta dei settori a valle ma anche per effetto di nuove scelte di localizzazione nelle forniture.
«Abbiamo rapporti con clienti nuovi - spiega il presidente Roberto Ariotti - che in più di un caso rilocalizzano produzioni qui in Europa: stiamo recuperando produzione dall’Oriente, in qualche caso anche da lavorazioni effettuate prima in Germania». Se per una fonderia il tema cruciale è certo quello dell’energia, i nodi dell’ultimo triennio sono però altrove. «Devo dire che i clienti hanno capito - spiega - accettando listini variabili secondo il prezzo dell’elettricità, consentendoci così di continuare a lavorare. Il vero dramma è invece nel turnover del personale, altissimo lo scorso anno. La corsa ai cantieri dell’edilizia, con il bonus del 110%, è una droga per l’economia che qui sul territorio mette l’industria in difficoltà. Sono molto contento di essere riuscito ad inserire una decina di ingegneri e anche due dottorandi grazie ai fondi Pnrr. Ma in fabbrica si fa davvero fatica». Se numerosi settori continuano a tenere, non altrettanto capita all’eolico, tra i mercati di sbocco di Ariotti. «Le autorizzazioni per nuovi parchi sono ferme, e in una fase in cui in Europa vogliamo affrancarci dal gas questo è davvero un paradosso».
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