Il Turner Prize 2022 premia il lavoro di Victoria Ryan
A differenza delle precedenti edizioni, quest’anno la rosa degli artisti selezionati non comprendeva né uomini né collettivi, ha vinto una singola persona dopo le interessanti sorprese degli anni passati
di Maria Adelaide Marchesoni
5' di lettura
Veronica Ryan è la vincitrice del Turner Prize 2022 del valore di 25.000 sterline, scelta da una shortlist di quatto artisti con profili molto eterogenei. Elogiata per il “modo poetico in cui adopera il linguaggio della scultura”, oltre alla Ryan gli altri finalisti, ai quali andrà un premio in denaro di 10.000 sterline ciascuno, sono Heather Phillipson, Ingrid Pollard e Sin Wai Kin, tutte donne o di genere non binario scelti da una giuria composta da Irene Aristzábal, Head of Curatorial and Public Practice di BALTIC (Centre for Contemporary Art crea, produce mostre, attività con artisti provenienti da tutto il mondo), Christine Eyene, ricercatrice alla School of Arts and Media UCLAN, Robert Leckie, regista, e Anthony Spira, direttore di MK Gallery.
Ryan è la seconda donna di colore a vincere il premio nei suoi 38 anni di storia, dopo Lubaina Himid, che ha ricevuto il Turner Prize nel 2017 e nel 1983 aveva incluso un lavoro di Ryan nella mostra chiave “Black Women Time Now”, organizzata dalla stessa Himid.
A differenza delle precedenti edizioni del Turner Prize, quest’anno la rosa degli artisti selezionati non comprendeva né uomini, né collettivi. L'anno scorso, come si ricorderà, la vittoria degli Array Collective fu storica, era la prima volta che il Turner veniva attribuito a un gruppo, mentre questa volta - non succedeva dal 2018 - si torna alla tradizione dell'artista singolo, se si può usare il termine tradizionale per un premio che, negli ultimi tempi, ci ha abituato a sorprese particolarmente interessanti, come quando, nel 2019, fu condiviso tra i quattro finalisti, Lawrence Abu Hamdan, Helen Cammock, Oscar Murillo e Tai Shani. Anche questa edizione, infatti, non è da meno: le finaliste sono donne e di genere non binario, tutte direttamente coinvolte in movimenti a sfondo sociale, anche al di là della pratica artistica.
La mostra collettiva dei finalisti è visitabile fino al 19 marzo 2023 alla Tate Liverpool, che pochi mesi fa ha annunciato un ambizioso progetto di riqualificazione da 25 milioni di sterline che dovrebbe essere completato nel 2025, anche grazie alla sovvenzione statale da 10 milioni del Leveling Up Fund. Nel lontano 2007 la Tate Liverpool era stata la prima sede espositiva fuori Londra a ospitare il premio, nell'ambito delle manifestazioni della Capitale Europea della Cultura.
I profili degli artisti
Veronica Ryan OBE (nata nel 1956 a Plymouth, Montserrat un territorio d'oltremare del Regno Unito situato nella catena delle Piccole Antille, e città fantasma, abbandonata nel 1997 a causa delle eruzioni vulcaniche) è cresciuta e si è formata in Gran Bretagna e nel 2021 è stata nominata OBE – Ufficiale dell'Ordine dell'Impero Britannico per i servizi resi all'arte. Nel corso della sua carriera ha affrontato i temi della storia, dell'appartenenza in opere meticolosamente realizzate a mano e composte da materiali che fanno riferimento alle sue origini afro-caraibiche e alla sua educazione nel Regno Unito. Attraverso i suoi lavori Ryan esamina la psicologia e la semantica della percezione e le esperienze di luogo, casa, memoria e perdita. L'artista lavora con la galleria americana Paula Cooper e ha partecipato all'ultima Whitney Biennal 2022: «Quiet as It's Kept». Nel catalogo della Whitney Biennial ha definito la memoria “una sorta di storia macchiata” e l’ha invocata nel suo lavoro attraverso materiali non convenzionali come il tè. Nel 2021 Ryan è stata incaricata di creare a Londra un monumento alla Windrush Generation e l’opera realizzata era costituita da versioni monumentali di un soursop, un breadfruit e una custard apple, frutti che si trovano nei Caraibi.
Heather Phillipson (Londra 1978) è tra gli artisti più in voga nell'attuale panorama dell'arte anglofona. All'inizio del 2022 ha avuto una personale alla Tate Britain «RUPTURE NO 1: blowtorching the bitten peach» ed inoltre l'opera «THE END» (un gigantesco vortice di panna montata, guarnito con un drone, una mosca e una ciliegia) si è aggiudicata la commissione per il Fourth Plinth in Trafalgar Square a Londra. La sua ricerca si traduce in una varietà di media tra cui video, scultura, musica, installazioni su larga scala, opere online, testi e disegni. Phillipson è anche un'acclamata poetessa e il suo lavoro è stato presentato in varie sedi internazionali, dalla Serpentine Gallery di Londra alla Biennale d'arte di San Paolo, ricevendo numerosi premi per le sue opere. Attualmente vive e lavora ad Hackney, nell'East London e dal 2016 è mentor di Arts Emergency, ente di beneficenza con sede nel Regno Unito impegnato per favorire l'accesso alle arti ai ragazzi di età compresa tra i 16 e i 19 anni, provenienti da contesti svantaggiati.
Ingrid Pollard è stata nominata per la sua personale “Carbon Slowly Turning” alla MK Milton Keynes Gallery. Lavora principalmente con la fotografia ma anche con la scultura, il film e il suono, attraverso cui esprime temi incentrati sui concetti di razza, identità e sessualità. È entrata nella shortlist del Turner Prize 2022 per gli ultimi sviluppi della sua ricerca, in particolare la nuova serie di sculture cinetiche e antropomorfe. Nata nel 1953, Pollard fa parte di Autograph ABP – Association of Black Photographers, e attualmente vive e lavora a Londra, dove è anche docente di Fotografia alla Kingston University. Dal 2005 al 2007 ha curato «Tradewinds 2007», un progetto espositivo internazionale al Museum of London Docklands. Ha partecipato a mostre collettive alla Hayward Gallery e al Victoria & Albert Museum.
Sin Wai Kin nominato per il suo coinvolgimento al British Art Show 9 è nato a Toronto nel 1991 e si è trasferito a Londra nel 2009. Identificandosi come di razza mista e non binaria, il suo lavoro crea narrazioni di fantasia, per interrompere i processi normativi relativi a questioni di desiderio, identificazione e oggettivazione. L’uso di Sin della performance e in particolare del drag è nato come mezzo per de-costruire e sfidare la misoginia e il razzismo all’interno e all’esterno della comunità queer. Sin vive e lavora a Londra, ed è rappresentato dalla galleria di Hong Kong Blindspot Gallery. Le performance e le opere di Sin sono state esposte in istituzioni internazionali tra cui Channel, Somerset House, Londra (2022); ICA, Los Angeles (2022); The Guggenheim, New York (2022); The British Museum, Londra (2022); Shedhalle, Zurigo (2021); “British Art Show 9” (2021); ICA, Londra (2020); Tank Museum, Shanghai (2020); MOCA, Toronto (2019); “MOMENTA biennale de l’image”, Montreal (2019); Hayward Gallery, Londra (2019); “Meetings on Art” in “The 58th Venice Biennale” (2019); Whitechapel Gallery, Londra (2019); “Do Disturb Festival” in Palais de Tokyo, Parigi (2019); Serpentine Galleries, Londra (2019); Taipei Contemporary Art Center, Taipei (2018) e Tate Modern, Londra (2017).
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