Targhe prova, in alto mare la soluzione per i mezzi targati
di Maurizio Caprino
2' di lettura
Non è ancora risolto il problema dell’uso delle targhe prova anche su veicoli targati, dopo che la Cassazione (sentenza 17665/2020) ha ritenuto che sia utilizzabile esclusivamente sui mezzi non ancora immatricolati. Certo, questa è solo un’interpretazione e nella prassi anche officine, allestitori, rivenditori e gli altri operatori dell’automotive che lavorano su veicoli già targati continuano a usare le targhe prova, come le circolari del ministero dell’Interno sembrano consentire l’articolo 98 del Codice della strada e il Dpr 474/2001.
Ma ci sono stati casi di operatori sanzionati da agenti che hanno dato più peso alla Cassazione che al ministero cui sono soggetti gerarchicamente. Inoltre, le assicurazioni potrebbero esercitare rivalse in caso di incidenti.
Sinora i tentativi di cambiare la normativa sono falliti. Si è solo riusciti ad approvare un ordine del giorno presentato dalla deputata Sara Moretto, in cui si impegna il Governo a «valutare l’opportunità di adottare le iniziative legislative necessarie a chiarire definitivamente che la circolazione di prova su veicoli già immatricolati è consentita anche agli esercenti delle officine di riparazione e di trasformazione, al fine di effettuare le prove tecniche necessarie a individuare eventuali malfunzionamenti o per verificare l’efficienza delle riparazioni già effettuate».
Aldilà del fatto che un ordine del giorno di per sé non garantisce che il problema venga risolto in tempi rapidi, va sottolineato che occorrerebbe una norma di portata più ampia: le officine non sono gli unici soggetti della filiera automotive colpiti da interpretazioni restrittive come quella più recente della Cassazione.
Da mesi sono in corso incontri tecnici nelle sedi ministeriali, ma ancora non si sono viste soluzioni equilibrate per tutte le categorie coinvolte.
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