In Calabria un patrimonio di autenticità inesplorata
Borghi e arte contemporanea, vini millenari e chef stellati nella regione eletta dal magazine Time tra le mete più interessanti dell’anno
di Fernanda Roggero
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Dimenticato l’inciampo di EasyJet, che solo due anni fa in un annuncio pubblicitario la definiva «terra di mafia e terremoti» per poi profondersi in accorate scuse, la Calabria sta vivendo la propria meritata rivincita mediatica. Per la rivista Time è uno dei 50 World Greatest Places 2022; Stanley Tucci le ha dedicato una puntata della sua serie tv “Searching for Italy” e ne ha fatto oggetto di un’intervista a Christiane Amanpour sulla Cnn; riviste patinate la incoronano come meta alternativa, ideale per bikers in cerca di adrenalina.
In effetti non è da tutti pedalare in questo ottovolante di biodiversità, dalle baie mozzafiato dei due mari - le acque cristalline dello Ionio e la profondità blu cobalto della costa tirrenica - alle cime severe di Sila ed Aspromonte. Anche se a volte basta meno di mezz’ora per passare da un paesaggio alpino alla sabbia dorata di una spiaggia, la regione è impervia, l’80% del territorio è montuoso e si raggiungono i 1.900 metri. Incastonati sui rilievi villaggi contadini dove il tempo sembra essersi fermato e gemme naturalistiche come i Giganti della Sila, una cinquantina di alberi secolari risparmiati dall’industria del legname.
Proprio il suo non essere “destinazione” turistica fa della Calabria un luogo ancora capace di incanti. Forse non garantisce sempre notti a cinque stelle - sulle strutture ricettive c’è ancora parecchio da lavorare - ma restituisce un sapore autentico che ormai si fatica a ritrovare anche nell’Italia meno instagrammata. Svegliarsi una mattina a Strongoli nelle stanze di raffinata semplicità dell’Azienda agricola Ceraudo è già un regalo. Si è nel cuore di un piccolo borgo, raccolto intorno alla chiesetta, tutto intorno vigneti e un uliveto centenario. Caterina, giovane chef pluripremiata, ha fatto del ristorante di famiglia una meta di gastronomadi internazionali, enfatizzando i prodotti locali con passione. Identità e legame con il territorio che si animano di modernità grazie alla filosofia minimalista acquisita nell’apprendistato presso Niko Romito, il cultore per eccellenza dell’ingrediente in purezza. Ma dopo la ricca colazione il vero “vale un viaggio” è la gita sul trattore con il padre Roberto: illustrerà vitigni, racconterà come il suo vino biologico miete premi, sarà fonte inesauribile di aneddoti e - se magari siete piemontesi - vi parlerà delle “calabrotte”, quelle tante giovani andate in sposa per procura ai contadini langaroli negletti dalle conterranee in cerca di miglior vita nelle fabbriche all’ombra della Mole. «Se la Langa della malora di Fenoglio è solo un ricordo è anche merito di queste ragazze», dirà con un sorriso compiaciuto.
La nuova leva gastronomica calabrese è già da qualche tempo sotto la lente dei critici: accanto a Caterina Ceraudo, ben due volte nominata Donna chef dell’anno, c’è l’ «alta cucina locale» di Luca Abbruzzino a Catanzaro Lido, la montagna nel piatto di Antonio Biafora sulla Sila e la tavola di ricerca di Nino Rossi a Santa Cristina sull’Aspromonte, tutti e quattro stellati Michelin. Il riconoscimento di una cucina innovativa va di pari passo con la riscoperta dei vini locali: se il Cirò affonda le radici nella storia greca, oggi sono circa 250 i vitigni autoctoni riportati alla luce. Una vera enciclopedia vinicola. I vini di Krimisa (l’antico nome di Cirò quando era parte della colonia greca) venivano già offerti in premio agli atleti che tornavano vittoriosi dalle Olimpiadi e la coltivazione dell’uva non è mai cessata nei secoli.
Nei primi decenni del ’900, come molte altre regioni del Mezzogiorno, la Calabria rafforzava con le proprie uve i vini del Nord. L’orgoglio di una produzione locale che portasse sugli scaffali proprie etichette si deve in gran parte alla famiglia Librandi. I fratelli Nicodemo e Tonino hanno avuto intuizione e coraggio: hanno chiamato in questo lembo di terra che declina verso lo Ionio i massimi esperti di viticultura e avviato una colossale rassegna dei vitigni locali.
Merita una visita lo spettacolare giardino vegetale all’interno della tenuta Rosaneti, una perfetta spirale di viti che schiera 2.200 ceppi riferibili a più di 200 varietà. Oggi i vini Librandi viaggiano in tutto il mondo e le sei tenute ospitano winelover internazionali intrigati anche dalla cucina fieramente tradizionale di Francesco Librandi (terza generazione alla guida dell’azienda con la sorella Teresa e i cugini Paolo e Raffaele): imperdibile la sua sardella, conserva locale di piccoli pesci neonati e peperoncino.
Il rosso infiammatore di ugole non è certo l’unico protagonista, anche se pervade quasi ogni ricetta. Cedri, liquirizia, capocollo e grani antichi continuano a rivendicare attenzione. Ma la Calabria non è solo mare, cibo e bronzi di Riace. Pochi sanno ad esempio che proprio qui, a Soveria Mannelli, piccolo centro abbarbicato ai tornanti della Sila, si stampa la stragrande maggioranza dei libri italiani: merito di Rubbettino, grande tipografia e raffinata casa editrice specializzata in economia, politica e scienze sociali. In cinquant’anni di attività si è impegnata a dar voce ad autori lontani dai grandi circuiti, possiede un interessante catalogo di volumi sulla Calabria, esplorata in tutte le sue sfaccettature, e ogni anno organizza un festival su viaggi e culture mediterranee. L’agriturismo di famiglia, Rosa nel bicchiere, è una piccola oasi immersa nella selva montana, dove si apre una splendida faggeta con tronchi che si inerpicano fino a 35 metri d'altezza. Il luogo prende il nome da una poesia di Franco Costabile: «Un arancio, il tuo cuore, succo d’aurora. Calabria, rosa nel bicchiere».
Sempre a Soveria merita una visita il Lanificio Leo, inedita azienda-museo: si tratta della più antica fabbrica tessile della regione, fondata nel 1873, e oggi ospita un monumentale parco di macchine storiche che si integrano con pezzi di arte contemporanea. Dopo anni di inattività, il lanificio ha anche ripreso la produzione.
Riscendendo verso la costa, a Crotone, l’antica città di Pitagora, è imperdibile il Museo archeologico. A Catanzaro è stato di recente inaugurato il Mudiac - Museo Diffuso di Arte Contemporanea, un progetto che prende origine dal processo avviato con il festival “Altrove” una decina d’anni fa e che valorizza interventi di arte urbana per rigenerare spazi pubblici.
Massima suggestione al piccolo borgo di Civita, nel Pollino, dove il fiume Raganello si incanala impetuoso in uno spettacolare canyon. Questa è una enclave albanese, culla della civiltà arbëreshë custodita dalla comunità con attenta cura delle tradizioni. A tavola lëkëngë, salsiccia, e kulaç, torta rituale. Si deve scendere nel profondo sud della regione, invece, per trovare, in un angolo remoto dell’Aspromonte, un pezzo di Grecia antica: a Bova si parla ancora la lingua omerica, il cuore del paese è l’originaria chora e tra le sue viuzze si snoda il Sentiero della civiltà contadina, dove tra gli altri si possono vedere gli utensili anticamente utilizzati per l’estrazione dell'essenza di bergamotto.
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