ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùL’implosione del Terzo polo

In Senato il redde rationem tra Renzi e Calenda, con vista sulle Europee

Nelle prossime ore il decisivo confronto nei gruppi parlamentari. L’aut aut di Italia Viva ad Azione: alle Europee del 2024 lista unica dei liberaldemocratici o ognuno per conto suo anche alla Camera e in Senato

di Emilia Patta

Calenda: Europee con Renzi? Ho già dato, visto come si comporta...

4' di lettura

«La prospettiva di un polo liberal-democratico in grado di unire i riformisti, che nonostante tutto siamo in parecchi a ritenere necessaria, sembra definitivamente naufragata tra urla, insulti e piatti rotti (una parentesi: al di fuori della ristretta cerchia degli addetti ai lavori, i litigi tra Matteo Renzi e Carlo Calenda non li capisce nessuno. Anzi, non faranno che confermare due pregiudizi e stereotipi: chi pensa che Calenda sia uno scombinato avrò trovato in quel che è successo una conferma e lo stesso dirà chi ha sempre pensato che di Renzi non ci si possa fidare)».

Il Terzo polo mai nato: storia di una separazione annunciata

L’analisi, pubblicata dal Linkiesta,it, è di Alessando Maran: ex Pd e Scelta civica, è stato lo sfortunato candidato del (defunto?) Terzo polo alle recenti regionali in Friuli Venezia Giulia. Il punto è che anche l’addetto ai lavori in queste ore si trova in difficoltà a decifrare il filo politico di una separazione che si avvia a cristallizarsi nel divorzio vero e proprio dei gruppi parlamentari (21 alla Camera, di cui 11 di Azione e 10 di Italia Viva, e 10 in Senato, di cui 4 di Azione e 6 di Italia Viva). Ci può venire in aiuto l’ammissione di Renzi in un’intervista alla Stampa: «Carlo sembra aver maturato un’ossessione per me e la cosa è alquanto curiosa. Io so solo che l’ho nominato viceministro, ministro, ambasciatore. L’ho sostenuto come sindaco, europarlamentare e leader della lista insieme... Ho l’impressione che sia stato un ottimo viceministro e che sarebbe stato un ottimo sindaco ma che forse la leadership di un partito non sia il lavoro più adatto alle sue caratteristiche. In ogni caso è un problema di Azione. Noi con loro, con Italia Viva e con i tanti che ci staranno, vogliamo fare una lista alle Europee che sia alternativa alla Meloni e alla Schlein. Guardo a loro due come avversarie, non a Calenda».

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Calenda e il nodo della leadership negata

Ecco, il punto sembra essere proprio la leadership del Terzo polo. Ad aprile Calenda, quando ha avuto il sospetto che Renzi non credesse alla sua leadership e puntasse su un congresso aperto per scalzarlo, ha anticipato il socio-avversario facendo saltare il progetto del partito unico che avrebbe dovuto nascere a fine anno. «Io non prendo soldi da dittatori e assassini, io non ho mai ricevuto un avviso di garanzia», sono state le pesanti parole pronunciate da Calenda in riferimento alle consulenze retribuite di Renzi in Arabia Saudita e alle inchieste in corso su di lui. Parole un po’ troppo pesanti, di cui Calenda si è poi scusato, ma che nascondono una convinzione di fondo dell’ex ministro: l’ingombrante socio fa fuggire più voti di quelli che porta, tanto vale proseguire con le sole gambe di Azione nella costruzione del polo liberal-democratico.

L’aut aut di Renzi: se non si fa la lista unica alle Europee gruppi separati

L’assemblea dei gruppi delle prossime ore, prima al Senato e poi alla Camera, è stata convocata su richiesta di Italia Viva e come punto politico rilevante ha le elezioni Europee del giugno 2014: una volta saltato il progetto del partito unico, è ancora vivo almeno il progetto di una lista unica? Perché se ognuno andrà per conto suo - è l’argomentazione dei renziani - allora non ha senso proseguire in Parlamento con i gruppi unici. E se alla Camera si può puntare su una deroga del presidente dell’Aula per costituire due gruppi, in Senato l’asticella di 6 membri condannerebbe Calenda e i suoi a confluire nel Misto. Sul punto Calenda nei giorni scorsi è stato vago: prima ha dichiarato che ognuno andrà per conto suo alle Europee, poi che si può anche andare insieme purché cessino gli attacchi dei renziani nei suoi confronti (e altrettanto, che cessino gli attacchi, chiede naturalmente anche Renzi).

Renzi: "Offriamo casa a chi non si arrende a melonismo o schleinismo"

I sondaggi che confortano Calenda in caso di separazione

I sondaggi confortano Calenda: Azione sembra essere sopra la soglia di sbarramento del 4% prevista alle Europee mentre Italia Viva non raggiungerebbe il 3%. «La lista unica a che serve? A far eleggere i renziani con i voti di Calenda.... E comunque mica è obbligatoria la lista unica, possono esserci anche due liste che appartengono alla stessa famiglia europea», è il refrain dei calendiani del cerchio stretto. Probabile dunque che nei prossimi giorni si andrà verso la separazione dei gruppi. Con buona pace dei due milioni e mezzo di elettori che alle politiche del 25 settembre scorso hanno creduto nel progetto.

Pontieri al lavoro e il pressing della macroniana Renew Europe

Ma ci sono due elementi che alla fine potrebbero costringere Calenda e Renzi a proseguire ancora in una sorta di separazione in casa: il lavoro dei pontieri per la ricucitura (soprattutto Enrico Costa per Azione e Ettore Rosato e Elena Bonetti per Italia Viva) e il fastidio che il lungo duello sta suscitando nei territori e anche in Parlamento tra le truppe, soprattutto tra quelle di Calenda. Inoltre non va sottovalutato il pressing della macroniana Renew Europe, con il suo presidente Stéphane Séjourné, affinché si uniscano tutte le forze liberal-democratiche in vista della battaglia del prossimo anno contro l’avanzata dei conservatori e dei populisti in tutta Europa. Il giorno dopo il redde rationem in Parlamento tra Renzi e Calenda al teatro Eliseo di Roma andrà in scena un evento surreale: i duellanti sullo stesso palco - assieme, tra gli altri, a Séjourné, al segretario di Più Europa Riccardo Magi e agli eurodeputati di riferimento Sandro Gozi, Nicola Danti e Giosi Ferrandino - a cimentarsi in un dibattito su “La necessità di una forza riformista in Europa”. Non resta, per citare Renzi dei tempi d’oro, che sedersi con un sacchetto di pop corn.

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