l’analisi

Incentivare l’auto tradizionale è utile anche per l’elettrico

di Gian Primo Quagliano

2' di lettura

Può sembrare paradossale, ma, nell’attuale situazione del mercato automobilistico, se si vuole sostenere la transizione verso l’auto elettrica, occorre incentivare anche le vendite di vetture ad alimentazione tradizionale. L’anno scorso in Italia erano in vigore generosi incentivi per l’acquisto di auto elettriche con o senza rottamazione di usato. Qualche effetto vi è stato perché la quota delle auto elettriche sul totale delle immatricolazioni è passata dallo 0,3% del 2018 allo 0,6%, ma lo stanziamento statale disponibile per i bonus non è stato interamente utilizzato, cioè l’offerta di incentivi per le auto elettriche è stata superiore alla richiesta. Nonostante questo, per il 2020 il Governo con il Decreto Rilancio ha aumentato lo stanziamento che era risultato, come abbiamo detto, non insufficiente, ma esuberante nel 2019.

Si può pensare che da un provvedimento di questo tipo possa venire un sostegno significativo al mercato italiano dell’auto che è in coma profondo? Le immatricolazioni nei primi cinque mesi del 2020 hanno subito un calo del 50,5% con una perdita di fatturato per i concessionari di 8,3 miliardi e con un calo del gettito Iva per l’Erario di 1,8 miliardi. E non conforta certo il fatto che la situazione italiana sia più o meno la stessa di quella di altri grandi mercati europei come quello tedesco e quello francese. La crisi nel nostro Paese rischia infatti di mettere a rischio l’intero comparto dell’auto. I concessionari hanno gravissimi problemi finanziari dovuti alla presenza di giacenze di auto nuove non vendute che si contano a centinaia di migliaia. Se di fronte a questa situazione il Governo ha pensato bene di aumentare lo stanziamento per gli incentivi all’auto elettrica e se il piano Colao, molto attento al politicamente corretto, ha pensato bene di ignorare i problemi dell’economia dell’automobile, è evidente che ci vuole altro. Si tranquillizzino però i talebani dell’ecologia. L’auto elettrica arriverà perché la vuole l’Unione europea, perché la vogliono le case automobilistiche, perché la vogliono i produttori di energia elettrica, perché la vogliono la politica nazionale e quella locale e perché la vuole la gente.

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Il percorso per far decollare l’auto elettrica è però ancora lungo e a ciò si aggiunge che, può piacere o non piacere, ma oggi, e ancora per qualche anno, perché l’auto elettrica possa un giorno decollare occorre sostenere il settore dell’auto nel suo complesso dato che è dalle vendite di auto con alimentazioni tradizionali che questo settore trae le risorse per sopravvivere e per continuare ad investire nell’auto elettrica, che, per il momento, in termini di vendite, da poche soddisfazioni. Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione Europea e commissario europeo per il clima lo ha capito e anche il presidente francese Emmanuel Macron lo ha capito. Speriamo che lo capisca anche il nostro Governo. Tra l’altro nell’attuale fase di conversione in legge del Decreto Rilancio, il Parlamento sta dando un contributo importate con molti emendamenti e tra questi anche quello dell’onorevole Gianluca Benamati che prevede incentivi, oltre che per le elettriche, anche per le auto Euro 6. Senza dimenticare che il rilancio dell’auto darebbe un contributo importante anche al rilancio dell’economia.

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