Internet delle cose chiave anti-Covid
Le tecnologie, la raccolta dei dati e il loro utilizzo saranno decisivi per imprese e Pubblica amministrazione. Distanziamento e sicurezza di lavoratori e utenti sono possibili solo con l’adozione di sistemi strutturati e connessi
di Andrea Biondi
4' di lettura
Internet delle cose. Da qualsiasi parte si esamini la questione l’alleato, se non l’unico almeno il migliore, per affrontare il post emergenza Coronavirus sta nella spinta che può arrivare da queste tecnologie sulle quali già si lavora da tempo ma che ora sono oggetto di una accelerazione tanto più frenetica quanto più diventa necessario abituarsi rapidamente a una “nuova normalità”. «Noi come gruppo pubblichiamo periodicamente un “IoT Barometer” che misura il grado di adozione di IoT nelle aziende. Ebbene il 34% delle aziende intervistate a livello globale utilizza IoT ma il 60% considera questa tecnologia “disruptive”, in grado di cambiare entro 5 anni il business delle aziende», spiega Alessandro Magnino, responsabile marketing grandi aziende e pubblica amministrazione di Vodafone Business Italia nel corso del suo intervento al Business Tech Forum organizzato dal Sole 24 Ore.
Aziende e consumatori stanno vivendo sulla propria pelle l’assoluto bisogno di riavviare i motori ed entrare in una fase in cui l’emergenza Covid pone sfide per certi versi anche molto più difficili del radicale “tutti a casa” e del blocco totale dell’attività. Al lockdown ora fa da contraltare l’unlock: una ripresa delle attività per la quale però la sicurezza rimane la vera sfida e conditio sine qua non.
Inutile girarci intorno: in attesa di cure e vaccini e in assenza (o bisognerà vedere con che livello di presenza) di app per il tracciamento di cui tanto si sta parlando anche a livello internazionale, per riavviare il business in ambienti sicuri e protetti servirà fare affidamento su strumenti e servizi innovativi che imprese e amministrazioni di ogni dimensione e settore dovranno adottare in modo agile e veloce. Una nuova offerta, insomma, per far fronte a una domanda ovviamente segnata dalla pandemia.
Si pensi ad esempio al retail. Un’indagine Gfk della scorsa settimana ha segnalato come il 63% degli italiani desideri ancora acquistare nel negozio fisico. Ma fondamentale per attirare nuovamente il consumatore in negozio sarà puntare sulla sicurezza: il 68% degli italiani ha intenzione di frequentare solo i negozi in grado di garantire le massime condizioni di igiene e sicurezza.
«L’investimento in innovazione dei primi 300 retailer valeva l’1,5% fatturato. Aumenterà», spiega Valentina Pontiggia, direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail del Politecnico di Milano. Che si tratti di retail o di manifattura almeno tre “capitoli” appaiono comunque indifferibili: i sistemi per rilevare la temperatura corporea di persone anche non singolarmente; le soluzioni per gestire spazi interni e misurare in tempo reale la concentrazione di persone attraverso dispositivi wearable o tramite app; gli strumenti di purificazione degli ambienti di lavoro. La gamma non si esaurisce qui, ma già questi tre filoni rivestono di certo un’importanza primaria nella fase di unlock.
«Sicuramente abbiamo un’esigenza impellente di evitare l’affollamento delle mense. Stiamo valutando a questo proposito varie tecnologie», ha spiegato Emiliano Colangeli, Cio del gruppo di catering Elior, partecipando al Business Tech Forum del Sole 24 Ore. Altro esempio a Gardaland, che in questa fase di ripresa delle attività di manutenzione del parco ha scelto Vodafone Business come partner e ha messo a disposizione dei propri dipendenti una sessantina di dispositivi wearable che comunicano tra loro e con un tablet, permettendo di garantire il corretto distanziamento fisico negli ambienti di lavoro attraverso segnalazioni acustiche intermittenti, che diventano continue quando la distanza stimata tra due operatori è inferiore a un metro. «La sicurezza e la salute dei nostri dipendenti, e indirettamente degli ospiti, è per noi una priorità assoluta e il supporto di Vodafone in questa fase diventa davvero prezioso», commenta Aldo Maria Vigevani, ceo Gardaland.
La chiave di tutto, come detto, sta nel concetto di Internet of things. «La situazione di emergenza legata a Covid-19 sta portando alla ribalta diverse applicazioni IoT, sull’onda di un interesse generale verso soluzioni in grado di assicurare tracciabilità, monitoraggio, raccolta dati», spiega Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano. Prima dell’emergenza coronavirus il mercato italiano degli oggetti connessi nel 2019 ha raggiunto un valore di 6,2 miliardi di euro: 1,2 miliardi in più (+24%) rispetto al 2018. La crisi da pandemia può rappresentare una spinta importante. Anche perché, spiega sempre Salvadori, «un elemento che accomuna la maggior parte degli esempi citati è la possibilità – grazie all’Internet of Things – di raccogliere grandi quantità di dati, che possono essere utilizzati per sviluppare servizi di valore o di pubblica utilità. Nel 2019, quasi il 40% del valore del mercato IoT in Italia era già generato da servizi abilitati dai dati resi disponibili da soluzioni IoT. Ci aspettiamo che questa emergenza evidenzi ancora più chiaramente il potenziale del patrimonio generato».
LE TECNOLOGIE
LE CONNESSIONI
La velocità delle connessioni è determinante per un utilizzo ottimale delle tecnologie, sia domestico che business. La rete italiana è stata messa a dura prova dal lockdown che ha aumentato lo smartworking, l’elearning, la telemedicina, l’ecommerce e tutti i servizi in remoto. La velocità delle connessioni domestiche durante il lockdown (periodo 9 marzo-27 aprile) è diminuita del 24,28% a fronte di un aumento del 65,73% dei mega utilizzati.
LE APP
Una crescita imponente ma disordinata. Il mercato mondiale delle applicazioni nel 2021 potrebbe diventare il terzo settore di sviluppo. Nel 2008 il mercato era vicino allo zero, nel 2021 potrebbe arrivare a 1,3 miliardi di dollari. Cina e Stati Uniti sono i Paesi che sviluppano più applicazioni e attivano la quota maggiore di fatturato. L’Italia è nelle posizioni di rincalzo. Molto intricato anche il quadro degli utilizzatori: ogni utente scarica circa 80 app ma ne usa la metà
IOT
Secondo i dati dell’Osservatorio digitale del Politecnico di Milano, nel 2019 il mercato italiano dell’Internet delle cose è cresciuto del 24 per cento, in linea con i competitor europei. Il valore del mercato è di 6,2 miliardi di euro. A determinare la crescita sono state sia le connessioni derivanti da cellulari che quelle che utilizzano algre tecnologie di comunicazione. In forte crescita anche la componente dei servizi abilitanti dagli oggetti connessi, segno di una importante maturità del mercato.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
La manifattura è uno dei campi di applicazione dell’intelligenza artificiale più sviluppati in Italia. Secondo il Rapporto del Mise sull’intelligenza artificiale, i margini di miglioramento sono estremamente elevati come continuazione ed evoluzione dei programmi su Industria 4.0. Si prevede una crescita importante della robotica di servizio, in un mercato mondiale che è 0ltre 11 miliardi fatturato. Manutenzione predeittiva e servizi sono le applicazioni più promettenti
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