ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùCambiamento climatico

Invasi, dighe e manutenzione: ecco il piano contro il dissesto idrogeologico

Il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci annuncia un provvedimento entro la prima metà del 2024, con interventi mirati, dalla realizzazione di nuove dighe all’eliminazione degli sprechi di acqua

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2' di lettura

Un nuovo piano nazionale sul dissesto idrogeologico, alla luce del cambiamento climatico in Italia. Dopo l’alluvione in Emilia Romagna, l’ennesima nel Paese, il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci annuncia un provvedimento in accordo con altri ministeri che entro la prima metà del 2024 porterà ad interventi mirati, dalla realizzazione di nuove dighe all’eliminazione degli sprechi di acqua. L’urgenza è dettata da una trasformazione che sembra ormai irreversibile.

Musumeci: serve un approccio ingegneristico

«Ci vuole un approccio ingegneristico diverso, nulla sarà più come prima, il processo di tropicalizzazione ha raggiunto anche l’Italia», spiega Musumeci, per il quale adesso «serve un approccio nuovo al sistema idraulico su tutto il territorio, perché quello che è accaduto in Emilia Romagna era già accaduto ad Ischia e potrà accadere in tutte le altre zone del Paese».

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Il ruolo della cabina di regia sul dissesto

A dare il proprio contributo al Piano sarà il lavoro dei tecnici della cabina di regia sul dissesto, quelli che fanno capo al commissario straordinario per la crisi idrica e i report dei tecnici locali, che forniranno analisi e stabiliranno una lista delle maggiori criticità nelle proprie zone. Ma la linea è già tracciata. Si procederà a step di interventi - a breve, medio e lungo termine - e su due binari: da un lato, le misure da adottare per affrontare le piogge abbondanti, dall’altro, quelle per far fronte ai lunghi periodi di siccità.

Necessarie decine di nuove dighe regionali

«Sulle precipitazioni bisognerà consentire all’acqua piovana di arrivare al mare il prima possibile, quindi l’intervento andrà fatto sul reticolo fiumario primario e secondario: ci sono fiumi e torrenti asciutti che potrebbero tornare ad accogliere l’acqua - riflette Musumeci -. Inoltre serviranno decine di nuove dighe regionali: sono quarant’anni che non si fanno. Se abbiamo immaginato una rete di distribuzione di acque piovane in un centro abitato capace di assorbire mille millimetri in dodici mesi, dobbiamo adesso pensare ad un sistema di raccolta d’acqua che dovrà assorbire cinquecento millimetri in quarantotto ore».

Il fronte dei terreni aridi

Il secondo fronte è quello dei terreni aridi, perché quelli che restano siccitosi per lungo tempo finiscono per cementificarsi restringendo drasticamente la propria capacità di assorbimento.

Riqualificare le reti di distribuzione di acqua

«Quando arriva, l’acqua va immagazzinata. Penso alla realizzazione di bacini, ma anche di piccoli invasi aziendali col concorso delle Regioni. Bisogna inoltre riqualificare le reti di distribuzione urbane per evitare perdite (in alcuni casi sono anche del 50%) affinché non ci siano più sprechi. E dire basta all’utilizzo di acqua potabile per l’agricoltura, perché in questi casi va bene anche quella depurata», sottolinea il ministro. L’obiettivo quindi sarà di rivisitare l’intero assetto del territorio e le infrastrutture collaborando con gli altri dicasteri, un progetto che potrà essere realizzato «entro otto mesi o un anno».

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