Istanbul, guida a luoghi ed esperienze per innamorarsi ancora della città
Itinerario di novità e scoperte fra profumi di meze, piatti di giovani chef, botteghe di tappeti antichi e ceramiche di design contemporaneo, musei letterari e cittadelle del cinema
di Fernanda Roggero
4' di lettura
Né la torre di Galata, né il piroscafo sul Bosforo e neanche la Moschea Blu o Santa Sofia. Certo, chiunque arrivi a Istanbul - anche per l’ennesima volta - tutti questi luoghi li ripercorrerà. È il fascino irresistibile della città sospesa tra Oriente e Occidente a imporlo. Ma esistono itinerari meno battuti e altrettanto seducenti. Perché, per esempio, non iniziare la giornata davanti a una enorme teca da entomologo dove sono infilzati 4.213 mozziconi di sigarette? Sono state tutte fumate da Kemal, e sotto ognuna è riportata la data o qualche indicazione sul momento in cui pendevano dalle labbra del ricco borghese nato dall’immaginazione di Orhan Pamuk, il celebre scrittore che ha scritto le didascalie di proprio pugno.
Siamo all’interno del Museo dell’Innocenza, una strana dimora colma di oggetti realizzata da Pamuk, che prende il nome da uno dei suoi più riusciti romanzi e ne è l’espressione fisica. Il museo si trova nel quartiere Çukurcuma a Beyoğlu e contiene una collezione di utensili di uso quotidiano esposti come vere e proprie opere d’arte. Poi, proprio come l’immaginario Kemal, ci si può rifugiare in uno dei tanti locali specializzati nelle prime colazioni - una particolarità turca - e addentare una menemen sorseggiando tè bollente. Perché, a dispetto di quel che si pensa sulle abitudini cittadine, qui si beve molto più tè del classico, polveroso, caffè turco. Le menemen sono omelette, disponibili in varie versioni e con diversi ingredienti, sempre accompagnate da verdure, formaggi e miele. Le migliori sono quelle di Lades, nel cuore di Taksim. Se proprio non si riesce a rinunciare al caffè, e soprattutto se non si è fan della versione turca, a pochi passi dalla torre di Galata c'è Noir Pit, con tutte le varianti di specialty coffee.
Quando si è a Istanbul è praticamente impossibile sfuggire ai richiami dei bazar. La difficoltà sta nel riuscire a individuare una rotta senza perdersi tra i vicoli multicolori. Zincirli Han è un indirizzo da intenditori: un luogo appartato, costruito intorno a una piccola corte raccolta su una minuta fontana di marmo all’ombra di un albero. La circondano costruzioni a due piani dalla facciata rosa antico: al pianterreno i negozi, sopra i laboratori tuttora attivi. In un angolo un piccolo bar che serve bevande calde ai negozianti, spesso intenti in lunghe partite di backgammon.
Şişko Osman espone la sua ricca collezione di tappeti antichi, mentre per chi è attratto da un design più contemporaneo si impone una visita ad Omar Baban Design, non un negozio ma una dimora, dove si verrà accolti da Omar, affascinante conversatore e dandy cosmopolita. Qui si incontrano mobili, suppellettili, cuscini e tessuti di grande raffinatezza. Ceramiche fatte a mano dai colori sgargianti invece da Saliha Kartal Studio, nel quartiere di Fatih, insieme a quelle di Balat e Fener area ancora autentica, sulla riva occidentale del Corno d’Oro, con le ripide stradine dove si affacciano caratteristici e coloratissimi edifici in legno che risalgono al periodo ottomano. Balat era l’antico quartiere ebraico mentre Fener, dai vicoli angusti e labirintici, porta i segni dell’emigrazione greca.
I quartieri sono ricchi di ristorantini dove gustare pietanze tradizionali e le classiche meze, ma se si vuole un vero kebab, innaffiato dal miglior raki (liquore tipico dal sapore di anice che diventa lattiginoso con l’aggiunta di acqua) occorre andare da Adana, il luogo per eccellenza dell’ocakbaşı, il servizio fronte grill. Il raki può essere insidioso a tutto pasto: l’aromatizzazione, simile all’ouzo greco, rischia di far dimenticare nell’innocente trasparenza del liquido una gradazione mai inferiore ai quaranta gradi.
Altro esperto di spiedini è lo storico Çiya Sofrası, che si definisce “tavolo della cultura” per il recupero di piatti dimenticati della tradizione anatolica e propone un melting pot di pietanze azere, georgiane, turche, arabe, armene, ottomane, siriane, selgiuchide ed ebraiche. Prima di passare da Yanyali Fehmi Lokantasi ad assaggiare il tipico dolce a base di carne di pollo vale la pena di immergersi nel mondo dei sottaceti di Özcan Turşu a Kadıköy, forte di una tradizione di quasi 90 anni in cui lavora le verdure entro 24 ore dalla raccolta.
Il tavuk göğsü (che in turco significa proprio “petto di pollo”) è un pudding molto popolare che ricorda il nostro biancomangiare, ma non è per tutti i gusti. Di sicuro più attraenti le baklava di Güllüoğlu - che su richiesta vi può far entrare nel magico laboratorio di produzione - o i lokum di Haci Bekir: sono i migliori e la famiglia li produce ininterrottamente da quattro secoli.
Merita una visita anche il nuovo sito multifunzionale di Galataport sul Bosforo: centro di arte, design e cultura, in questo periodo ospita una mostra di Tomokazu Matsuyama intitolata “Nirvana Tropicana”. Sempre a Galata, non lontano dalla torre dell’orologio di Tophane, si erge l’Istanbul Modern Museum, recentemente ricostruito da Renzo Piano. Immense vetrate e pannelli metallici che dialogano con numerosi edifici vicini di epoca ottomana, come la cinquecentesca moschea Kılıç Ali Paşa di Sinan, quella barocca Nusretiye, il palazzo estivo Tophane Kasrı e la fonderia di cannoni Tophane-i Amire.
All’estremità settentrionale del Bosforo, sul lato asiatico, si trova invece il Beykoz Kundura Film Platoları, una struttura storica, fondata nel 1816 per la lavorazione della pelle, che ora è stata convertita in cittadella cinematografica ed è visitabile. Per una delle più sfolgoranti viste sulla città e sul Corno d’Oro bisogna salire sul tetto del Büyük Valide Han, un antico caravanserraglio che originariamente poteva ospitare fino a 3mila viaggiatori.
Dove dormire? Tutte le principali catene internazionali hanno ottimi alberghi. ma per chi cerca l’atmosfera due sono gli indirizzi d'obbligo: il Pera Palace, dove Agatha Christie scrisse Assassinio sull’Orient Express, e il meno noto Splendid Palace, su Princess Island, magnifico edificio Art Nouveau con cupole argentate, protetto dal ministero dei Beni culturali.
Dopo aver sperimentato tutte le tavole tradizionali ci si può tuffare nella nuova alta cucina turca. Anche la Michelin si è accorta dei talenti locali e li ha premiati con manciate di stelle nella sua Guida appena pubblicata. Due nomi su tutti: Fatih Tutak del ristorante Turk e Maksut Aşkar di Neolokal, le più avvincenti riletture moderne della ricca cultura gastronomica anatolica. Per il dopo cena si impone Foxy, il regno dei cocktail e dei vini naturali locali, accompagnati dalle meze di Maksut.
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