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ItsArt, ultimo capitolo liquidazione

La piattaforma fortemente voluta dall’ex ministro Franceschini non è stata rifinanziata dal ministro Sanguliano e Cdp, socio di riferimento, sceglie la strada della messa in liquidazione

di Marilena Pirrelli

3' di lettura

Con il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano si chiude il capitolo ItsArt. Il nuovo ministro ha deciso di non rifinanziare la piattaforma, che in meno di un anno ha perso circa 7,5 milioni di euro. Così il 29 dicembre Cdp ha messo in liquidazione quella che l’ex ministro del Pd Dario Franceschini lanciò come la “Netflix della cultura italiana”. ItsArt è attiva dal 31 maggio 2021, il portale live streaming e on demand ha proposto contenuti esclusivi disponibili in Italia e all'estero per “celebrare e raccontare il patrimonio culturale italiano in tutte le sue forme e offrirlo al pubblico di tutto il mondo” così è scritto sul sito.

Il progetto promosso nel 2020 dall’allora Mibact (oggi MiC) insieme a Cdp per il supporto al patrimonio artistico-culturale italiano aveva dato il via alla costituzione della nuova società partecipata al 51% da Cdp e al 49% da CHILI Spa, fondata da Giorgio Tacchia, e partner industriale selezionato attraverso una procedura competitiva aperta. Il progetto era aperto alla collaborazione della Rai e di altre istituzioni e soggetti del settore culturale, pubblici o privati, ma non è decollato.

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Una start up da far crescere

La piattaforma per distribuire contenuti artistici e culturali in un'ottica di innovazione digitale, su scala internazionale, da subito ha mostrato qualche problema nel modello di business: la direzione ha visto alternarsi ben tre amministratori delegati (prima Giano Biagini, poi Guido Casali e ultimo Andrea Castellari) in un solo anno. Per la start up i ricavi bassissimi pari a 246mila euro, tra 141mila utenti registrati e voucher, a fronte di 5,970 milioni di spese per servizi e godimento beni di terzi, hanno portato al Mol negativo per 6,622 milioni e alla perdita di 7,447 milioni nel 2021 con un patrimonio netto di 16,650 milioni. Insomma che una start up sia in perdita al suo decollo è nelle previsioni, ma il mancato sviluppo del fatturato e le ipotesi di crescita (mancato accordo con la Rai) non più valide forse rappresentano il problema, sebbene l’esposizione debitoria sia buona con l’indice di indebitamento (0,24) e un’ampia autonomia aziendale, che ha portato il ministro Sangiuliano (e forse anche spinto dal MeF) a non finanziare ulteriormente la piattaforma.

Le prime accuse erano arrivate alla pubblicazione del bilancio in giugno, quando il capogruppo della Lega in commissione Cultura alla Camera Daniele Belott aveva dichiarato che “ItsArt è un pozzo senza fondo, va assolutamente rivisto tutto il progetto“.

La programmazione

ItsArt ha lavorato, senza riuscirvi, per diventare la principale piattaforma digitale nella distribuzione live e on demand di contenuti rappresentativi della cultura italiana, dalla musica leggera alla classica, dal teatro alla danza, dal cinema all’arte e all’archeologia. Ha ospitato eventi e spettacoli, il catalogo di prodotti è stato ricco in dicembre: «Eterna Pompei» documentario dedicato al restauro della Casa dei Vettii, una produzione originale ITsART, realizzato da Except, in collaborazione con il Parco archeologico di Pompei, e ancora in onda gratuito per il pubblico in occasione del ventennale dalla morte del grande artista italiano il documentario «Bene! Vita di Carmelo, la macchina attoriale», prodotto da Echivisivi e ITsART, in associazione con Minerva Pictures, ancora il film «Franco Battiato – La Voce del Padrone», coproduzione RS productions e ITsART, e il documentario «Gioele Dix in: Il mio Gaber. Inediti e altre note».

Ai professionisti della cultura offriva di ampliare il proprio pubblico attraverso un nuovo canale digitale e di coprodurre contenuti; al pubblico offriva fruizione gratuita o a pagamento in base ai contenuti selezionati esclusivi. Ma il tentativo di mettere a disposizione di istituti, enti, artisti e fondazioni culturali una nuova opportunità di valorizzazione del proprio patrimonio attraverso le loro produzioni, ampliando le possibilità di contatto con il pubblico su scala globale non è decollata.

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