Jonas Mekas e la giovane arte contemporanea lituana
La sua eredità nell'arte contemporanea a cent'anni dalla nascita che viene celebrata in Italia con la mostra Images Are Real, curata dal duo Francesco Urbano Ragazzi
di Maria Adelaide Marchesoni
5' di lettura
Quest'anno si celebra il centenario della nascita di Jonas Mekas (Biržai 1922 – New York 2019) figura tra le più importanti dell'arte contemporanea del XX e XXI secolo. Considerato da molti il “padrino del cinema d'avanguardia” la sua opera, per l'occasione, viene celebrata anche in Italia, paese a cui era molto legato e dove ha spesso soggiornato. Il programma prevede mostre, screening e incontri, ad iniziare dalla retrospettiva a Roma inaugurata lo scorso 9 novembre (fino al 26 febbraio 2023) presso il Padiglione 9b del Mattatoio di Roma, promossa da Roma Culture e dall'Azienda Speciale Palaexpo con la partnership del Lithuanian Culture Institute e dell'Ambasciata della Repubblica di Lituania a Roma.
«Images Are Real», questo il titolo della mostra - citazione tratta dal film «Out-takes From the Life of a Happy Man», in cui la voce fuoricampo dell'artista riflette tra sé e sé: «Le memorie sono passate, ma le immagini sono qui, e le immagini sono reali!» - è curata da Francesco Urbano Ragazzi, duo curatoriale che ha accompagnato Mekas in molteplici progetti artistici da Venezia a New York, a Seoul, a Reykjavík. <La storia di Jonas Mekas - affermano i due curatori - è quella di un profugo lituano che è riuscito a rivoluzionare il linguaggio del cinema, influenzando almeno tre generazioni di filmmaker>. La retrospettiva raccoglie un’ampia selezione di opere che copre un periodo di settant'anni: film-diary, video, manifesti, wall drawing, documenti, progetti concepiti per Internet e migliaia di fotogrammi. <La macchina da presa e lo schermo - raccontano i curatori - sono gli strumenti attraverso cui Mekas, giovane esiliato negli Stati Uniti dopo la Seconda Guerra Mondiale, ritrova il proprio senso della realtà, esercitando ogni giorno il proprio sguardo alla felicità e incontrando sulla propria strada amici come George Maciunas, Yoko Ono, Peter Kubelka, Barbara Rubin, Andy Warhol, Allen Ginsberg, Chantal Akerman e i tanti altri che assieme a lui si sono battuti e si battono per generare nuove visioni del mondo>. I 168 ritratti fotografici di film-maker e film-attivisti che i curatori presentano per la prima volta dalla serie «Birth of a Nation» sono la materializzazione di un generoso lavoro connettivo.
L'artista e la sua pratica
Regista, poeta e artista lituano naturalizzato statunitense, Mekas ha contribuito a diventare un vero e proprio punto di riferimento culturale nella New York degli anni Cinquanta, dalla fondazione della rivista Film Culture a quella della rivoluzionaria casa di produzione indipendente Anthology Film Archives fino alla collaborazione con Andy Warhol e con un altro lituano, George Maciunas, fondatore dl movimento Fluxus. Jonas Mekas ha utilizzato la macchina da presa come un diario dove registra, giorno dopo giorno, i frammenti della propria esistenza. Cresciuto nel villaggio lituano di Semeniškiai, Jonas Mekas sperimenta poco più che ventenne l'inferno della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1944, assieme al fratello Adolfas, viene segregato dai nazisti nel campo di prigionia di Elmshorn, per essere trasferito nei campi profughi di Wiesbaden e poi di Kassel durante i quattro anni successivi alla fine del conflitto. Quest'esperienza risuona in «The Brig» (1964), trasposizione cinematografica di una celebre performance del Living Theatre che varrà all'artista il Gran premio Leone di San Marco al Festival del Cinema di Venezia. Nella mostra, l'opera è associata in maniera inedita alla serie fotografica «Purgatorio», che racconta i primi anni dopo la guerra, e «Ein Märchen aus alten Zeiten», un video filmato da Mekas durante il crollo delle Torri Gemelle a seguito degli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001. A partire dal 2000, Mekas ha esteso il suo lavoro alle installazioni cinematografiche, esponendo alla Serpentine Gallery, al Centre Pompidou, al Musée d’Art moderne de la Ville de Paris, al Moderna Museet (Stoccolma), al PS1 Contemporary Art Center MoMA, a Documenta di Kassel, al Museum Ludwig di Colonia, al Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo e alla 56a Biennale di Venezia nel 2015.
L'artista e il suo mercato
Le opere di Jonas Mekas sono difficilmente presenti in asta e quelle che sono state messe in vendita sono per la maggior parte fotogrammi o edizioni, pertanto il suo mercato in asta è pressoché inesistente. In galleria da Apalazzo Gallery (Brescia) le sue opere partono da 3.000 per le edizioni e arrivano fino a 100mila euro. Nella galleria bresciana la mostra più recente - «Jonas Mekas. Ahead, ahead we move through the stormy seas with all sails open» - risale al 2020 e ha presentato i diversi ambiti del lavoro dell'artista dagli anni '50 trascorsi a Brooklyn, agli anni '70 passati a Manhattan per poi tornare alle vedute dei paesaggi e degli abitanti della Lituania, la sua terra d'origine, e alcune sue poesie.
Gli eredi lituani di Mekas
Diversi artisti contemporanei lituani popolano la scena artistica contemporanea globale, prendiamo ad esempio la filmmaker Emilija Škarnulytė (Vilnius,Lituania 1987) laureata all’Accademia di Brera a Milano è stata tra i protagonisti della mostra collettiva Penumbra realizzata dalla Fondazione In Between Art Film in occasione della 59ª Biennale di Venezia. Vincitrice del Future Generation Art Prize 2019, Škarnulytė ha rappresentato la Lituania alla XXII Triennale di Milano ed è stata inclusa nel Padiglione Baltico della Biennale di Architettura di Venezia 2018. Con mostre personali alla Tate Modern (2021), alla National Gallery of Art di Vilnius (2021), al CAC (2015) e alla Kunstlerhaus Bethanien (2017), ha partecipato a mostre collettive e alla RIBOCA 1, la prima Biennale di Riga. L'artista al momento non ha una galleria di riferimento.
Non lavora con le immagini in movimento e la videoarte Augustas Serapinas, nato nel 1990 a Vilnius, dove vive e lavora, è un artista che trova nella quotidianità la sua fonte di ispirazione. Quando frequentava l'Accademia di belle arti a Vilnius Serapinas si è posto in contrasto con i confini istituzionali: ha individuato uno spazio nascosto nell'edificio, da usare come studio segreto, e ha creato un nascondiglio in una conduttura cavernosa che si congiungeva al fiume Vilnia. I suoi lavori sono stati esposti alla RIBOCA2 Riga International Biennial of Contemporary Arts, alla 58a Biennale di Venezia del 2019, alla Baltic Triennial 13, Vilnius e alla Kunsthalle Wien. Interessante il corpus di lavori di matrice architettonica derivanti dai Vienkiemis, gli edifici tradizionali anni ‘20 delle zone rurali e periferiche di Vilnius, che rappresentano dei frammenti di una tradizione edilizia storica, per riflettere sulle conseguenze della libera circolazione delle persone e dei beni promessi dall'Unione Europea. L'artista in Italia lavora con Apalazzo Gallery (Brescia) con prezzi che vanno da 5.000 a 50.000 euro per le grandi installazioni come ad esempio quella realizzata in occasione dell'ultima edizione dell'ultimo appuntamento con la Fiac, la fiera di arte contemporanea a Parigi nel 2021, ed esposta nel parco delle Tuileries: «Standtune» è un'installazione ispirata ad una tipologia di recinto, che veniva realizzato in un'isola della Svezia sia per custodire il gregge che come misura difensiva realizzato con rami di betulle tenuti insieme da viti di legno. All'estero Serapinas lavora con la galleria Emalin di Londra e con la svizzera Galerie Tschudi (Zurigo).
Infine Robertas Narkus (Vilnius 1983) che quest'anno ha rappresentato la Lituania alla 59a Biennale di Venezia con il progetto “Gut Feeling” nel quale ha inteso creare una cooperativa funzionante che unisca artisti, scienziati, veneziani e piccole imprese. L'artista è anche il fondatore e parte dell’organizzazione sperimentale di gestione delle arti e del cibo “Autarkia”, fondatore dell’Istituto di Patafisica di Vilnius nel campo di ingegneria sperimentale “eeKūlgrinda” e della piattaforma per artisti e cooperazione commerciale privata “Vizionierius”. Nella sua pratica artistica sfrutta i sistemi esistenti di funzionamento della società e li usa come strategie per creare un prodotto estetico, relazionale o performativo. Il suo lavoro creativo può essere inteso come oggetti d’arte indipendenti, progetti mediatici diversi o come una scultura sociale. Lavora con la Galerija Vartai (Vilnius) dove le sue opere hanno diversi range di prezzo: per le fotografie oscilla tra 4-5.000 euro, per le sculture tra 8-20.000 euro e per le installazioni fino a 100 mila euro.
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