Juventus, le motivazioni della Corte Figc: «Violazione grave, ripetuta e prolungata»
Diffuse le motivazioni con cui la Corte federale dell'appello della Figc ha deciso di penalizzare di 15 punti in classifica la Juventus nel processo sulle plusvalenze dei calciatori. La società farà ricorso al Collegio di Garanzia presso il Coni
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«Il fatto nuovo che prima non era noto è proprio l'avvenuto disvelamento della intenzionalità sottostante all'alterazione delle operazioni di trasferimento e dei relativi valori». È uno dei passaggi chiave delle 36 pagine di motivazioni con cui la Corte federale dell'appello della Figc ha deciso di penalizzare di 15 punti in classifica la Juventus nel processo sulle plusvalenze dei calciatori. «Il fatto nuovo - come è stato efficacemente sottolineato dalla Procura federale - è l'assenza di un qualunque metodo di valutazione delle operazioni di scambio e, invece, la presenza di un sistema fraudolento in partenza (quanto meno sul piano sportivo)».
La sanzione inflitta alla Juventus «deve tenere conto della particolare gravità e della natura ripetuta e prolungata della violazione che il quadro probatorio emerso è in grado di dimostrare», si legge nelle motivazioni della sentenza del processo sulle cosiddette “plusvalenze fittizie”. Motivazioni tramite le quali, il 20 gennaio scorso, la Corte federale d'appello ha sanzionato la Juventus con 15 punti di penalizzazione da scontare nella corrente stagione sportiva e con una serie di inibizioni per 11 dirigenti bianconeri.
I giudici federali, spiegando i motivi che hanno portato a quantificare la sanzione inflitta, sottolineano più volte da parte della Juventus «la natura ripetuta, su più esercizi, del comportamento censurato e, dunque, la relativa effettiva qualificazione come sistematica» e «la rilevanza del comportamento sulla ripetuta violazione dei principi di verità e correttezza dei bilanci interessati dalle operazioni sopra descritte». Secondo la Corte federale è quindi emerso «un quadro fattuale dimostrato dalle numerose dichiarazioni (derivanti dalle intercettazioni), dai documenti e dai manoscritti di provenienza interna alla Fc Juventus e che hanno tutti una natura essenzialmente confessoria».
Da parte del club bianconero, scrive ancora la Corte, «si giungeva a programmare sistematicamente la realizzazione di plusvalenze prescindendo dall'individuazione stessa del soggetto da scambiare, spesso indicato con una semplice “X” accanto al nome del giocatore della Fc Juventus da cedere e ovviamente accanto al numero prestabilito di plusvalenza da realizzare». Il tutto, dunque, in un quadro «chiaramente sintomatico di una ricerca artificiale di plusvalenze artificiali, in alcun modo conseguenza di operazioni di effettivo mercato».
Per i giudici, «colpisce la pervasività ad ogni livello della consapevolezza della artificiosità del modus operandi della società stessa. Dal direttore sportivo di allora (Paratici) all'allora dirigente suo immediato collaboratore (Cherubini). Dal presidente del consiglio di amministrazione (Agnelli) a tutto il consiglio stesso (citato come consapevole dal medesimo Agnelli). Sino ancora all'azionista di riferimento e all'amministratore delegato (Arrivabene) e ancora passando per tutti i principali dirigenti, inclusi quelli aventi competenza finanziaria e legale».
Rispetto alla precedente decisione di primo grado, che aveva visto il club assolto, «ciò che oggi è mutato è proprio il quadro fattuale nel quale ci si muove, che è radicalmente diverso da quello esaminato dalla decisione revocata. Non si tratta di discutere della legittimità di un determinato valore in assoluto. Né di operare una valutazione del prezzo scambiato. Si tratta invece di valutare comportamenti (scorretti) e gli effetti di tali comportamenti sistematici e ripetuti sul bilancio».
Secondo la Juventus, le motivazioni della Corte d’appello Figc sono un «documento prevedibile nei contenuti, alla luce della pesante decisione, ma viziato da evidente illogicità, carenze motivazionali e infondatezza in punto di diritto». Così si legge in una nota della società. Il club bianconero «e il suo collegio di legali hanno letto con attenzione e analizzeranno a fondo le motivazioni della decisione. La Società e i singoli si opporranno con ricorso al Collegio di Garanzia presso il CONI nei termini previsti. La fondatezza delle ragioni della Juventus sarà fatta valere con fermezza, pur nel rispetto dovuto alle istituzioni che lo hanno emesso». I termini previsti per inoltrare il ricorso sono di 30 giorni. Il Collegio potrà valutare eventuali vizi di forma, errate interpretazioni delle norme di giustizia sportiva o violazioni del diritto di difesa.
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