la giornata mondiale della terra / 3

L’ambientalismo italiano cambia volto

Nel nostro Paese la leadership green rimane ancora in minoranza, tuttavia la buona notizia è che sta emergendo una nuova generazione di attivisti, esperti, intellettuali: giovani sì ma soprattutto donne. Per ricordare, il 22 aprile, l’Earth Day “IL” li ha incontrati

di Emanuele Bompan

5' di lettura

Cambiamento climatico, sesta estinzione di massa, accaparramento delle risorse idriche, plastiche nei mari, consumo di suolo, economia circolare. Sono sfide sempre più urgenti, eppure sembra che le classiche ricette dell'ambientalismo non siano sufficienti ad accelerare la transizione. Un fenomeno più acuto in Italia, dove la leadership green rimane in minoranza, ma dove c'è un fermento trasformatore che viene dal basso: non tanto dalle piazze dei Fridays for Future, ma da un tessuto civico, ecologista e giovane, diffuso nel Paese. Una nuova generazione di esperti, attivisti, intellettuali volontari e professionisti sta emergendo, idee in costante evoluzione si sono attivate per rendere l'Italia un luogo più sostenibile e più resiliente: in una parola, contemporaneo.

La prima notizia: il nuovo ambientalismo è rosa. «Sono le donne i soggetti più colpiti dalle conseguenze degli stravolgimenti planetari e dagli eventi meteorologici estremi, e quindi sono loro i soggetti più attivi nelle proposte e nell'attuazione di soluzioni concrete, spiega a IL Marirosa Iannelli, 34 anni, presidente di Water Grabbing Observatory, che ha deciso di dedicare la vita al tema dell'acqua anche in rapporto con la salute femminile. Per l'eco-femminista Chiara Soletti, 33 anni, «l'ambiente è legato a doppio filo alla giustizia sociale. Ed è qui che le donne sono in prima fila, ancora una volta, a lottare per i loro diritti».

Loading...

Marirosa Iannelli 34 anni, specializzata in cooperazione internazionale e water management

Chiara Soletti, coordinatrice della sezione donne, diritti e clima di Italian Climate Network

Il tema dominante è il cambiamento climatico. La comparsa di Greta Thunberg ha spinto tanti ragazzi a scendere in campo. Ma se Friday For Future ed Extinction Rebellion sono movimenti di protesta orizzontali, senza leader, numerosi sono i gruppi organizzati che cercano di influenzare l'azione locale affiancandosi ad associazioni “storiche” come Legambiente e Greenpeace. L'Italian Climate Network (ICN) dal 2011 lavora per diffondere la consapevolezza sulla sfida climatica e, con poche risorse, è riuscito a diventare uno dei soggetti più influenti sul tema. «È la sfida più importante del nostro secolo», ci spiega Rachele Rizzo, project manager ICN, 30 anni. «Per affrontarla, serve un'analisi attenta delle politiche nazionali e internazionali, tema che pochissimi presidiano, restituendola al grande pubblico».

L'impegno ha numerose declinazioni. C'è chi ha sposato la causa vegan/animalista; chi promuove le energie rinnovabili, come il gruppo fiorentino LCOY, Local Conference of Youth; chi combatte le emissioni di CO2 e l'inquinamento da particolato, che causa oltre 60mila morti solo in Italia. «Biciclette e piste ciclabili sono la soluzione», dichiara la cicloattivista Simona Larghetti, 34 anni, portavoce nazionale di Salvaiciclisti e fondatrice di Dynamo Velostazione, hub di servizi per il ciclismo urbano. Tanti attivisti, comunque, hanno lasciato le file dell'associazionismo per fare la differenza nelle istituzioni, ritenendole il luogo elettivo per modificare la rotta. Uno degli enfant prodige è Federico Brocchieri, 28 anni, oggi all'interno del team che negozia per l'Italia l'implementazione dell'Accordo di Parigi. «Se un problema è di natura globale, non è sufficiente che i Paesi attuino politiche e misure in ambito nazionale», ci spiega. «Occorre agire in maniera coordinata a livello internazionale. Il multilateralismo costituisce l'unica possibilità».

La sua controparte femminile è Karima Oustadi, classe 1989, esperta di #finanzaclimatica, il complesso meccanismo per sostenere la transizione low carbon a livello mondiale. Studia gli strumenti economici e fiscali che permettano di internalizzare i costi esterni ambientali delle varie attività, per uno sviluppo sostenibile: «Gli investimenti di oggi sono le emissioni di domani. Rendere coerenti tutti i flussi finanziari con uno sviluppo a basse emissioni è la chiave per tradurre obiettivi ambiziosi in azione concreta e su larga scala».

Karima Oustadi, classe 1989, economista, lavora al Ministero dell'Ambiente.

Per essere ambientalisti, oggi, non basta la passione: l'ecologismo da salotto non funziona, bisogna avere buone competenze scientifiche ed esperienza sul campo. Crescono le iscrizioni alle facoltà di scienze naturali: +68,8 per cento nel 2019. L'obiettivo è diventare come Giorgio Vacchiano, 39 anni, autore del best seller La resilienza del Bosco (Mondadori, 2019) o come Giacomo Marangoni, 33 anni, ricercatore al Politecnico di Milano, lunga esperienza in Usa, esperto di modelling dell'economia sostenibile: «Spesso si prendono decisioni apparentemente green tralasciando potenziali scenari futuri e interdipendenze chiave. Invece i modelli numerici possono aiutare a capire quali politiche – per esempio una carbon tax – possano avere davvero successo», spiega a IL.

Giorgio Vacchiano, nato a Torino nel 1980, ricercatore e autore del best-seller “La resilienza del bosco” (Mondadori 2019)

Mariasole Bianco, 34 anni, di Milano, biologa marina, nel 2013 ha fondato Worldrise, una onlus che sviluppa progetti creativi per la tutela delle acque e il coinvolgimento dei giovani. «La nostra esistenza dipende dal mare», ci racconta. «Produce il 50 per cento dell'ossigeno che consumiamo, regola il clima ed è fonte di cibo e reddito per miliardi di persone. È un ambiente fragile, che i cambiamenti climatici stanno modificando drasticamente. È imprescindibile studiarlo e trovare soluzioni per cambiare rotta».

Mariasole Bianco, 34 anni, di Milano: biologa marina, nel 2013 ha fondato la Worldrise Onlus.

La perdita della biodiversità è una delle minacce più serie. Sebbene oscurata dalla sfida climatica, l'interesse sul tema è in crescita. Leonardo Caffo, catanese, classe 1988, filosofo, con i suoi libri A come Animale (con Felice Cimatti, Bompiani 2015), Fragile umanità e Vegan (2017 e 2018, editi da Einaudi) ha fatto breccia nel mondo animalista e vegan sostenendo che il rifiuto della carne si fonda sul principio che anche gli animali sono soggetti morali. Mia Canestrini, 37 anni, nota come “la ragazza dei lupi” (titolo del suo romanzo, Piemme 2019), per anni ha seguito le orme dei branchi italiani: «Nello studio di questi animali ho trovato una professione, e la mia anima». Negli ultimi anni si sta risvegliando un grande interesse anche verso il mondo della biodiversità vegetale. Il nome più anticonvenzionale tra i biofili è quello di Giacomo Castana, 29 anni, giardiniere e regista, che ha realizzato Prospettive Vegetali, documentario nato da centinaia d'interviste. «Abbiamo dimenticato la nostra relazione simbiotica con le piante. Invece dobbiamo riscoprire il rapporto intimo tra esistenza umana e vegetale», spiega.

L'ultimo grande gruppo di nuovi ambientalisti intreccia impegno per l'ecologia e questioni sociali. Annalisa Spalazzi, 30 anni, marchigiana, si definisce con un hashtag, #greeninnovator, e si occupa con Climate-KIC di «guardare l'innovazione in prospettiva sistemica, generando un contesto fertile, in grado di sanare simultaneamente aspetti sociali e ambientali, per esempio lavorando per l'occupazione giovanile in settori dell'economia circolare». Per una vera politica green serve poi un tessuto sano, dove sia garantito lo Stato di diritto, libero dalle ecomafie. Per questo si batte Mariateresa Imparato, 33 anni, campana, presidente della sezione regionale di Legambiente. «In prima liceo ho deciso di fare qualcosa per il mio territorio e sono diventata ambientalista», ricorda. «Oggi lavoro per contribuire alla liberazione del ciclo dei rifiuti dalla criminalità».

Annalisa Spalazzi lavora per Climate- KIC dell'Eit (European Institute of Innovation and Technology)

Caterina Sarfatti, 35 anni, si occupa invece di città sostenibili. È a capo del programma Inclusive Climate Action del C40, organizzazione di sindaci di quasi cento metropoli sparse nel mondo. «Servono azioni concrete, ma che siano socialmente desiderabili, pratiche green alla portata di tutti, che non creino disuguaglianze ma le sanino. Solo così il nuovo ecologismo può alimentare generazioni di ambientalisti sempre più numerosi e influenti».

Caterina Sarfatti, 35 anni, si occupa di città sostenibili: è a capo del programma Inclusive Climate Action del C40, network di 96 grandi metropoli sparse nel mondo

Riproduzione riservata ©

loading...

Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti