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«L’economia è ripartita, sosterremo Pmi, filiere e transizione digitale»

Andrea Burchi. Parla il direttore regionale della divisione CentroNord di UniCredit: «Il 2023 sarà un anno di transizione, l'area ha retto. Alta consulenza alle imprese, nel 2022 nuove erogazioni per 3,4 miliardi».

di Silvia Pieraccini

Area Centro Nord UniCredit.L’area comprende Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche

3' di lettura

È la macro-regione più grande di Unicredit in Italia: l’area CentroNord formata da Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Marche conta asset finanziari totali per 75 miliardi (tra raccolta, risparmio amministrato e gestito), impieghi per 27 miliardi, più di 3.900 dipendenti e 507 filiali, e serve in tutto 43.500 imprese (escluse le micro) impegnate a superare questa delicata fase post-pandemia. «Ma non siamo preoccupati: quest’area ha retto e reggerà. Non ci sono particolari segnali di deterioramento degli asset e il rischio default non sta aumentando», annuncia Andrea Burchi, 59 anni, pisano, dal 2017 direttore regionale CentroNord di Unicredit, divisione che ha il quartier generale a Bologna.

Burchi non è un manager che sta chiuso in ufficio a sfogliare report, ma ama andare nelle aziende e parlare con gli imprenditori. «Solo così possiamo capire di cosa hanno bisogno – spiega -. Noi vogliamo essere la banca delle Pmi e offrire un alto livello di consulenza. Per questo abbiamo segmentato il mercato, con modelli di servizio in grado di seguire il cliente.

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Qual è lo stato di salute dell’economia del CentroNord visto dalla banca?

Nella fase post-Covid le imprese ci hanno dato soddisfazioni, anche se con declinazioni diverse tra le varie aree. L’Emilia Romagna è più resiliente perché ha aziende più strutturate e più internazionalizzate. Ma in generale il costo del rischio nel 2022 è risultato molto basso, e anche il numero di moratorie richieste è bassissimo.

Gli impieghi come sono andati?

Nel 2022 le nuove erogazioni nel CentroNord sono state 5,1 miliardi, di cui 3,4 miliardi alle imprese, contro i 3,6 miliardi del 2021, quindi più o meno sullo stesso livello.

Ci sono segnali nuovi nei primi mesi del 2023?

Anche in gennaio e febbraio non vedo tensioni nelle imprese. Qualche tensione la avvertiamo sulle famiglie e sulle microimprese, in particolare nel commercio, ristorazione, partite Iva (abbiamo 86mila clienti fino a 1 milione di fatturato). Ma dopo il 2022, che è stato un anno euforico, prevediamo un altro anno positivo, anche se potremmo definirlo “di transizione” a causa degli eventi geopolitici. In ogni caso l’economia è uscita dalla pandemia.

Il grande nodo però è la ripartenza degli investimenti...

D’ora in poi ci sarà un maggior utilizzo del credito a breve termine, e la richiesta di credito a medio sarà legata a investimenti “veri” e selettivi.

Sta aumentando il divario tra le imprese che corrono e quelle che arrancano?

Sì, e non è solo un tema di dimensione ma di capacità di stare sul mercato. Per questo abbiamo configurato finanziamenti a servizio della digitalizzazione delle Pmi, stiamo cercando di fare cultura sul tema e stiamo studiando un basket bond dedicato proprio alla transizione digitale per le imprese dell’Emilia Romagna, da replicare poi in altre realtà. Ne abbiamo già fatto uno con Cdp nel settore vinicolo e nella ceramica e hanno funzionato.

La transizione ecologica va più spedita?

Nel 2022 abbiamo erogato più di 1 miliardo di finanziamenti legati a obiettivi di sostenibilità: 831 milioni è credito green, 293 milioni sono destinati all’inclusione sociale. Tutte le operazioni sono state precedute da un assessment fatto da un certificatore esterno. Sui temi Esg oggi le aziende sono sensibili, c’è un aspetto di visibilità e di immagine.

Siete state tra le banche che hanno puntato sul credito di filiera. Continuerete?

Sì, ha funzionato nel settore packaging e food valley in Emilia, nella nautica in Toscana, nel vino sempre in Toscana, nella grande distribuzione, nell’agroalimentare. La riorganizzazione in atto nelle filiere valorizzerà questo strumento potentissimo che fa bene a tutti: la banca ha i flussi finanziari, il piccolo operatore riceve credito a buone condizioni, il capofiliera si tiene stretto i fornitori.

Perché negli ultimi tempi avete intensificato le sponsorizzazioni?

Abbiamo sponsorizzato le fiere di Pitti Immagine per tre anni, fino a fine 2023, e il torneo di tennis Atp250 di Firenze, oltre a fare sponsorizzazioni più piccole in Emilia Romagna, Marche e Umbria. Serve a dare un segno di presenza e di supporto, funzionale ai prodotti che vogliamo offrire.

Quali sono i settori cui guardate nelle quattro regioni?

In Emilia Romagna le macchine per packaging sono ancora trainanti. In Toscana la nautica, il vino e la moda di alta gamma. In Umbria sempre la moda, mentre nelle Marche funzionano ancora bene il mobile, il calzaturiero e la moda. Poi c’è fermento nel trasporto marittimo nei porti di Ancona e di Ravenna. Il turismo è trasversale a tutte e quattro le regioni.

La ristrutturazione della presenza di Unicredit sul territorio è finita?

Sì, ma fino a tutto il 2024 continueremo con l’ammodernamento delle filiali. E anche l’area CentroNord sarà interessata dal piano di gruppo che prevede 850 assunzioni in Italia entro il prossimo anno.

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