L’esuberante Lodz, capitale creativa della Polonia postindustriale
Maggior centro tessile europeo dell’Ottocento, oggi la terza città polacca è un cantiere di idee: multiculturale, visionario e irriverente. Da scoprire
di Enrico Marro
I punti chiave
4' di lettura
«Io non possiedo nulla, tu nemmeno, lui neanche: ma assieme possiamo creare qualcosa», recita un antico detto popolare. Riassume alla perfezione lo spirito della terza città polacca, che oggi si presenta al mondo con uno slogan semplice e diretto, Lodz Kreuje, “Lodz crea”.
Terra promessa dello sviluppo economico nell’Ottocento, crocevia di mille culture, patria di imprenditori e artisti: Lodz è diventata la capitale creativa della Polonia, con alle spalle un passato glorioso di maggior centro tessile d’Europa (la “Manchester dell’Est”) e un presente tutto da scrivere. Un cantiere di idee nel quale utopia e ricerca della propria identità si rincorrono con coraggio, inventiva e leggerezza.
Un city break nel miracolo economico polacco
Provare per credere. Prendete il treno da Varsavia (solo un’ora e mezza di viaggio) o ancora meglio il volo diretto Ryanair Milano-Lodz, che verrà lanciato a fine ottobre a prezzi stracciati.
Concedersi un city break nell’ex capitale industriale dell'Est Europa significa respirare l’aria frizzante della nuova Polonia, nel pieno del suo “miracolo economico”.
Un Paese che da tempo cresce a ritmi doppi o tripli rispetto a quelli italiani, sfoggiando tassi di disoccupazione che sono la metà dei nostri e una stabilità certificata dalle agenzie di rating (Moody’s colloca Varsavia ben quattro “gradini” sopra Roma).
La storia di Lodz racchiude in sé tutto questo: i mille miracoli di un Paese costretto dalla Storia a cadere, risorgere e reinventarsi.
Arrivata a essere il principale centro tessile europeo, con la popolazione che tra il 1823 e il 1873 raddoppiava ogni dieci anni, Lodz non rinnega il suo passato di fabbriche, macchine e ciminiere. Lo insegue, lo valorizza, lo reinterpreta.
Manufaktura, da relitto industriale a cuore della città
Prendiamo Manufaktura, colossale area industriale appartenuta a Izrael Poznanski e diventata un relitto negli anni Novanta. Completamente recuperata e riaperta nel 2006, oggi con i suoi 27 ettari è il più grande hub di intrattenimento della Polonia, con ristoranti, caffè, cinema, quattro musei, impianti sportivi e un hotel sparsi tra le ex fabbriche di mattoni rossi che un tempo sfornavano tonnellate di cotone.
Una città nella città dedicata all’intrattenimento e alla cultura, sempre piena di vita, dove d’estate si allestiscono enormi spiagge di sabbia con ombrelloni e d’inverno si pattina sul ghiaccio.
Off Piotrkowska e Monopolis, le fabbriche ritrovate
Ma Manufaktura non è l’unico grande sito industriale restituito alla città. C’è l’area “hipster” di Off Piotrkowska, che comprende l’ex fabbrica di cotone di Franciszek Ramisch, ricca di ristoranti e music clubs ma anche di gallerie d'arte e concept stores.
E poi il “terzo polo” Monopolis, nuovissimo complesso dal design sofisticato creato dal recupero di una vecchia fabbrica di vodka, la “Monopol Wodczany”. Un luogo per palati fini, tra ristoranti gourmet e cinema all’aperto, con tanto di piccolo museo dedicato al passato industriale dell’area.
Via Piotrkowska, quattro chilometri di sorprese
Città multiculturale e di contrasti, irriverente e sofisticata, Lodz urbanisticamente è più squadrata di New York. Dall’alto sembra un enorme foglio di carta a quadretti, attraversato dalla via simbolo Piotrkowska, nastro infinito di oltre quattro chilometri che rappresenta un’enciplopedia di stili e di sorprese tra murales, antiche decorazioni e facciate dove Eclettismo e Art Nouveau si mescolano senza disturbarsi.
Una strada senza fine, che continua oltre l’orizzonte, simbolo a suo modo della frontiera e della “terra promessa” in cui nell’Ottocento arrivarono migliaia di immigrati da Germania, Slesia e Boemia ma anche dalle lontane Inghilterra, Francia, Irlanda e Portogallo.
La «via caleidoscopio» dai mille specchi
Oltre a caffè, negozi e ristoranti, sulla Piotrkowska puoi trovare il più alto murales d’Europa (“The Witcher”, alto 70 metri e inaugurato lo scorso ottobre), ma anche in un cortile interno il fantasioso “The Birth of the Day” di Wojtek Siudmak, il “Dalì polacco”, realizzato con centinaia di piastrelle di porcellana colorata.
E la chicca del “passaggio di Rosa”, una via nascosta dove le pareti delle case sono ricoperte da migliaia di piccoli specchi: è un’opera dell’artista Joanna Rajkowska dedicata a sua figlia Rosa, che prima di guarire da un tumore agli occhi vedeva il mondo come un caleidoscopio di mille immagini.
Dove atterrano gli unicorni
Ma sulla Piotrkowska c’è anche la mitica stazione dei tram, con il suo tetto coloratissimo che gli abitanti di Lodz - a cui l’ironia non difetta - hanno ribattezzato «pista d’atterraggio per unicorni». Così, tra il serio e il faceto, l’unicorno è diventato il nuovo simbolo della città, nonché la mascotte degli European University Games 2022 del luglio scorso.
Il fashion della Fabbrica Bianca
Il cuore del passato industriale di Lodz batte nello splendido Museo Centrale del Tessile, ospitato nell’antica Biala Fabryka (“Fabbrica Bianca”) di Ludwik Geyer, dove oltre a vedere in funzione una decina di macchine di 150 anni fa si può ammirare un sofisticato museo della moda. Con bozzetti e modelli che - anche in era sovietica - nulla avevano da invidiare al fashion occidentale degli anni Sessanta e Settanta.
Da centrale termica ad astronave stile Star Wars
Ma la città ha anche grandi progetti di sviluppo urbanistico, al di là delle simboliche e modernissime “Gates of the City”: in particolare nell’area dove troviamo EC1 Lodz, la Città della Cultura, complesso avveniristico costruito con il recupero dell’enorme centrale termica, che ospita il Planetario, il Centro della Scienza e della Tecnologia e quello della Cultura Cinematografica.
Arthur Rubinstein tra pianoforti e murales
Patria di artisti, Lodz è stata celebrata dalle note di Arthur Rubinstein, nato proprio in questa città e oggi ricordato nel palazzo neobarocco del ricco Poznanski, di fianco a Manufaktura, dove troviamo il piano del celebre interprete e il premio Oscar conquistato nel 1969 dal documentario a lui dedicato (L'amour de la vie).
Ma Lodz celebra Rubinstein anche con la statua nel cuore dell’interminabile via Piotrkowska e soprattutto con il grande e irriverente murales dell’artista brasiliano Eduardo Kobra.
Una grande scuola di cinema
Last but not least, Lodz con la sua celebre scuola - e lo splendido Museo ospitato nell’ex residenza dell’industriale Karol Scheibler - è stata anche il vivaio del miglior cinema polacco, da Andrzej Wajda (suo “La Terra della Grande Promessa” del 1974, tratto dal romanzo del premio Nobel Władysław Reymont, che racconta la tumultuosa ascesa della città) a Roman Polanski, da Jerzy Skolimowski a Krzysztof Kieslowski e a Krzysztof Zanussi.
Nella potenza visiva del loro cinema c’è anche un po’ dell’energia di questo folle e affascinante luogo, tutta da scoprire.
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