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L’inclusione finanziaria passa sempre di più da competenze digitali diffuse

Uno studio di Banca d’Italia mette in evidenza l’importanza delle competenze digitali per affrontare in modo corretto il mondo finanziario

di Antonio Criscione

(Bloomberg)

I punti chiave

  • Inclusione finanziaria
  • Educazione finanziaria
  • Banca d’Italia

3' di lettura

Le competenze finanziarie sono sempre pià strettamente legate a quelle digitali. Nei paesi sviluppati sono una chiave per accrescere l’inclusione finanziaria. Nel dibattito italiano il tema dell’inclusione finanziaria è poco presente, mentre è molto più sentito invece a livello internazionale. Per colmare la lacuna Banca d’Italia pubblica uno studio dal titolo «Challenges for financial inclusion: the role for financial education and new directions», firmato da Magda Bianco, Daniela Marconi, Angela Romagnoli e Massimiliano Stacchin.

Lo studio analizza il tema, con una declinazione soprattutto sull’Italia per quanto riguarda i giovani, e più in generale mette in relazione lo sviluppo delle competenze digitali con l’inclusione finanziaria. Quest’ultima viene definita come l’accesso a costi ragionevoli a strumenti finanziari di base che siano utili alla vita sociale ed economico delle persone. Tutto ciò però non si limita ai singoli, ma si traduce in un vantaggio per la società, visto che come spiegano i ricercatori di Bankitalia, l’inclusione finanziaria è stata riconosciuta come un importante fattore di miglioramento del benessere degli individui e nel promuovere la crescita delle imprese, con un impatto positivo sulla crescita economica aggregata, sulla riduzione delle disuguaglianze di reddito e della povertà. Dunque un elemento importante da tenere presente soprattutto in questo periodo di difficoltà economica.

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Lo studio di Banca d’Italia

Spesso si usa come indicatore dell'inclusione avere un conto corrente, anche se ormai nei paesi sviluppati non basta un conto, occorre poter accedere a strumenti di pagamento, servizi finanziari e così via. Questo perché come dicono gli autori dello studio: «L’inclusione finanziaria è un concetto sfaccettato, i cui confini sono difficili da definire in quanto cambiano a seconda del livello economico e finanziario».

Qualche dato

Secondo un rapporto basato sul database Global Findex, l’inclusione finanziaria, misurata come la percentuale di popolazione adulta che possiede un conto corrente, è cresciuta in modo significativo negli ultimi anni. Nel 2017, il 69% della popolazione adulta ha dichiarato di avere un conto, rispetto al 51% del 2011. Anche se c’è da considerare che il quadro generale vede ancora un’ampia variazione tra i singoli Paesi e al loro interno: nelle economie avanzate, il 94% degli adulti ha un conto; in quelli in via di sviluppo il 63%. Tuttavia 1,7 miliardi di persone nel mondo sono rimaste nel 2017 senza banca e un’ampia frazione di famiglie non è servita, in quanto ha accesso solo a una limitata varietà di servizi finanziari.

Lo studio di Bankitalia

L’indagine “cross-country” di Bankitalia mostra dunque che, se si prende in considerazione il Pil pro capite quale elemento di valutazione, un maggior livello di partecipazione degli individui alla vita economica, unito a una maggiore alfabetizzazione finanziaria e all’esistenza di strategie di educazione finanziaria, sia in grado di ridurre la probabilità che un Paese sia caratterizzato da un basso livello di inclusione finanziaria. C’è poi la questione della digitalizzazione che offre grandi opportunità di favorire l’inclusione finanziaria della cittadinanza.

Lo studio conferma la relazione esistente tra alfabetizzazione finanziaria e competenze digitali, dimostrando come - almeno nei paesi più avanzati – queste ultime siano sono correlate in modo positivo con un’alfabetizzazione finanziaria della cittadinanza a partire dalla giovane età. In un quadro di digitalizzazione crescente, le competenze digitali sono diventate pilastri essenziali per reagire ai cambiamenti e fare di essi fattori costruttivi, anche alla luce della crescente rilevanza dei servizi finanziari digitali e della loro importanza per l'inclusione finanziaria.

Il caso italiano

Scondo lo studio «Esiste una correlazione positiva tra l’alfabetizzazione finanziaria e l’uso di dispositivi elettronici per tenersi informati». Se si può riscontrare dunque che una relazione positiva del livello di competenze finanziarie delle persone si associa a un maggior grado di inclusione finanziaria, c’è anche una relazione tra competenze digitali e il livello di competenze finanziarie. Tra i giovani e in particolare tra i ragazzi le maggiori competenze digitali effettivamente sono associate a una maggiore conoscenze in ambito finanziario.

Analizzando le ricerche condotte in Italia, emerge anche qui che esiste una forte correlazione tra il livello di digitalizzazione e le conoscenze finanziarie. E la relazione regge anche controllando il reddito e il livello di istruzione, rimanendo ugualmente forte estatisticamente significativa anche restringendo il campione alla popolazione più giovane (18-26 anni). Anche L’OCSE (nel 2020) aveva mostrato che le conoscenze finanziarie sono più elevate tra i giovan e ricerche italiane (Michelangeli e Viviano, 2021) mostrano che le famiglie italiane che utilizzano l’internet banking hanno una migliore comprensione dei concetti finanziari.

Le prospettive

L’educazione finanziaria digitale diventa dunque un’esigenza ulteriore di formazione per i cittadini, la cui efficacia però potrebbe essere compromessa dalla mancanza di competenze o delle necessarie infrastrutture digitali. Il rischio però è che i programmi di educazione digitale diventano una fonte di esclusione proprio per i più vulnerabili, coloro ossia che hanno maggiormente bisogno di alfabetizzazione e consulenza finanziarie .

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