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Il 2021 era atteso come un anno di conferma dell’approdo degli italiani ai pagamenti digitali. Un trend in crescita dal 2018 grazie allo sviluppo della tecnologia e all’input di una direttiva europea, la PSD2 (Payment Service Directive), emanata tre anni prima e recepita definitivamente nel 2019. La regolamentazione dell’Unione dilata il terreno della competizione fino ai pagamenti digitali e ridefinisce i metodi di autenticazione legittimi consentendo la nascita di nuovi servizi e nuovi player, i TPP, Third Party Providers, accanto ai protagonisti tradizionali del settore: banche, poste e altri intermediari finanziari.
È l’open innovation applicata ai settori bancario e finanziario, che trascina con sé anche attori esterni – startup fintech, automotive, retailer, utility, solo per fare alcuni esempi tra i primi soggetti coinvolti - verso la possibilità di condividere qualsiasi tipo di dato e verso un modello di “banca aperta” per il quale è possibile, ad esempio, accedere al saldo dei propri conti tramite app diverse da quelle del proprio istituto (Account Information), si può autorizzare un trasferimento in denaro tramite app che attingono direttamente al conto (Payment Initiation) e si può utilizzare una carta emessa da un player che non è la propria banca (Card Issuing).
Ora stanno facendo irruzione sulla scena innovazioni come il Buy Now Pay Later, il paradigma dell’Open API, la Request To Pay, le Central Bank Digital Currency e la Strong Customer Authentication, l’autenticazione “forte” che verifica almeno due di questi fattori: qualcosa che solo il cliente sa (password, pin…), qualcosa che solo il cliente ha (smartphone, token bancario…), qualcosa che solo il cliente è (riconoscimento digitale, vocale o facciale).
Se pagare un bene o un servizio attraverso lo smartphone poteva sembrare già l’apice del digital payment, oggi è una modalità consolidata grazie al mobile Pos che ha rimodellato i pagamenti in negozio. Ma il futuro dei pagamenti sembra ancora tutto da scrivere: è diventato possibile pagare perfino con oggetti indossabili e connessi (“wearable”, dagli smartwatch ai fitness tracker), elettrodomestici, smart speaker o con un addebito automatico senza alcuna azione da parte del cliente, “pagamenti invisibili” (come anche i device-free payment) che sfruttano il riconoscimento facciale, vocale o le impronte digitali.
Il minimo comun denominatore tra queste innovazioni è la ricerca dell’ottimizzazione dell’esperienza di acquisto. Un trend in decisa crescita ma che ancora si deve dispiegare in un Paese dove è ancora il contante è lo strumento più utilizzato. Tuttavia, è iniziata la fase in cui i pagamenti digitali si trasformeranno da alternativa a necessità anche grazie alla spinta del Cashback di stato, il rimborso del 10% a chi paga con le carte, alla Lotteria degli scontrini e al nuovo limite sui pagamenti contactless senza pin. I nuovi potenziali servizi Open Finance riguardano principalmente i settori payments & lending e digital onboarding. Secondo il recente “Global Open Banking Report”, redatto da CBI con la collaborazione di PwC, il 36% delle banche italiane registra una crescita nell’utilizzo dell’internet banking e una crescita, vicina al 5%, dello sfruttamento di servizi di Open Banking.
Il passaggio tra open banking e open finance si fonda sull’economia di rete, dove il successo di un’iniziativa è legato al numero degli aderenti e all’aumentare del numero degli utenti di un servizio si determina un incremento esponenziale del valore del prodotto o del servizio.
È proprio questa la strategia di CBI, una società consortile per azioni a cui aderiscono oltre 400 banche e intermediari finanziari e che da oltre venti anni sviluppa ecosistemi interoperabili. Come CBILL, un servizio, alternativo ai canali tradizionali, offerto alle banche e che permette a privati e imprese di pagare online bollettini e avvisi di pagamento pagoPA.
La piattaforma RegTech PSD2 CBI Globe è oggi adottata da circa 300 Intermediari di radicamento del conto (ASPSP), pari a circa l’80% del mercato bancario domestico, che, nel solo 2021, hanno ricevuto oltre 70 milioni di invocazioni API da circa 130 Prestatori di servizi di pagamento (PSP) attivi nel ruolo di Terza Parte (TPP). Il volume delle operazioni registrate, in aumento del 135% rispetto all’anno precedente, evidenzia il crescente interesse nei confronti del business abilitato dall’Open Banking. Nel corso del 2021, CBI ha inoltre lanciato sul mercato la soluzione “CBI Globe Funzionalità Attiva”, grazie alla quale gli intermediari possono agire anche nel ruolo di terza parte. È stato un successo: oltre 10.000 utenti in pochi mesi e circa 5 milioni di operazioni con una crescita media del 98% rispetto a dicembre 2021.
Sul versante data monetization, CBI ha lanciato nel 2021 il Servizio Check IBAN per Pubbliche Amministrazioni e imprese, che consente la verifica online della corretta associazione tra codice IBAN e Codice Fiscale/Partita IVA forniti da un utente finale a una Corporate/Pubblica Amministrazione. È ancora il “Global Open Banking Report” a segnalare che Check IBAN figura tra i principali servizi dell’offerta Open Banking nello scenario italiano da quando è stato scelto dalla PA a supporto dell’erogazione dei ristori per i soggetti più colpiti dalla crisi innescata dalla pandemia. Successivamente CBI ha sviluppato Check IBAN a misura di Corporate per mitigare il rischio di frodi. Il servizio, ad oggi adottato da oltre l’85% del mercato bancario domestico, ha registrato oltre 5 milioni di operazioni, con un tasso di crescita medio settimanale del 91%.
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